Per la dichiarazione di pandemia di Coronavirus bisogna aspettare l’11 marzo 2020. Ma è il 30 gennaio quando l’Oms, dopo la seconda riunione del Comitato di sicurezza a Ginevra, dichiara il focolaio di Covid-19 «un’emergenza di sanità pubblica di rilevanza internazionale» (Public Health Emergency of International Concern – PHEIC), come previsto nel Regolamento sanitario internazionale (International Health Regulations, IHR, 2005).
«Un evento straordinario che può costituire una minaccia sanitaria per altri Stati membri attraverso la diffusione di una malattia e richiede una risposta coordinata a livello internazionale», spiegano. Cosa vuol dire? Che l’Oms, si legge per esempio sul sito dell’Istituto Superiore di Sanità, da quel momento deve fornire raccomandazioni e misure temporanee su viaggi, commerci, quarantena, screening e cure, nonché standard di pratica. Misure che diventano di peso dal punto di vista politico, e sulle quali vigono i principi di trasparenza e condivisione tra i Paesi.
L’escalation
Il virus è stato segnalato per la prima volta dall’Oms il 31 dicembre 2019, mentre l’origine del focolaio si ritiene che possa essere il mercato ittico di Wuhan, nella provincia di Hubei in Cina. Lì dove l’epidemia di polmonite inizia a circolare. Al 30 gennaio 2020 le morti ufficiali nella sola Cina sono 169, e in tutto il mondo sono già 7mila le persone contagiate. Il 30 gennaio, da Ginevra, l’Oms loda l’impegno della Cina nel contenere, fino a quel momento, il focolaio di infezione da SARS-CoV-2. In realtà, è solo l’inizio delle polemiche che investono Pechino, accusata da più parti, dati alla mano, di avere almeno inizialmente celato l’epidemia.
In realtà, è solo l’inizio delle polemiche che investono Pechino, accusata da più parti, dati alla mano, di avere almeno inizialmente celato l’epidemia. La dichiarazione di emergenza mondiale ha parecchi precedenti e non segna, ancora, lo stato più elevato della crisi globale. Anzi, è già la sesta volta che accade da quando, nel 2005 – dopo la Sars – sono state realizzate le normative dell’International Health Regulations (Ihr): era successo già nel 2009 per l’influenza suina H1N1, poi per la poliomielite nel 2014, nello stesso anno e poi nel 2019 con ebola, con Zika nel 2015 e ora con 2019-nCoV.