Hamza, il ragazzo che ha denunciato i carabinieri di Piacenza: «Non dormo la notte, ho paura che mi uccidano»
Lui è Hamza Lyamani, ha 26 anni, è nato in Marocco ed è una delle vittime dei carabinieri di Piacenza, della caserma degli orrori, tra spaccio di droga, falsi arresti e torture ai danni di presunti pusher. Hamza ha trovato il coraggio di denunciare il carabiniere Giuseppe Montella ma, da quel momento, la sua vita è cambiata. «Non dormo più la notte e bevo», spiega al Corriere. Non vive più, ha paura che possano ucciderlo ma è consapevole che non avrebbe più potuto tacere su quelle torture. «Lo vedi il naso? Me l’hanno spaccato due volte. Mi hanno pestato, riempito di botte».
Cosa è successo
La sua storia comincia nel 2016 quando Hamza viene arrestato «con un po’ di hashish preso con gli amici», dice lui, dai carabinieri del comando provinciale. Poi il giovane viene affidato in prova, con obbligo di firma, alla Levante e lì trova Montella che esordisce dicendogli: «Se mi dici chi spaccia ti faccio venire a firmare quando vuoi». Dopo un iniziale tentennamento il giovane comincia a collaborare consentendogli di arrestare «trenta persone»: «Me ne vergogno perché poi venivano pestati a sangue e incastrati». In cambio avrebbe ottenuto «fumo e bamba». «Chi doveva aiutarmi mi ha fatto precipitare ancora di più», aggiunge.
Le torture
«Ricordo le urla disumane di un poveretto che era nella “stanza della terapia”, dove tenevano la droga sequestrata. Lo stavano picchiando. E in ufficio si sentiva benissimo. C’era anche il comandante», racconta. Poi è toccato a lui: «Hanno iniziato a picchiarmi. Mi chiudevano nello stanzino, due mi colpivano e due fingevano di volermi aiutare». «Hai presente le torture? Calci, pugni. Mi ha rotto il naso due volte. Ricordo che un giorno ho preso un pezzo dell’accendino e mi sono tagliato le braccia (mostra i segni, ndr) sperando che mi facessero andare in ospedale».
I festini
Ma al pronto soccorso Hamza non racconta mai la verità: «Chi mi avrebbe creduto?». Verità taciuta anche con il suo avvocato. Il motivo? «Era lo stesso che difende Montella, un suo caro amico». Poi, però, la svolta: il 26enne decide di parlare con il maggiore Papaleo: «Gli ho raccontato e mi ha detto: “scappa o ti ammazzano, ti buttano nel Po”. Era già a Cremona, ma mi fidavo solo di lui. Aveva arrestato i poliziotti anni prima».
In quella caserma, come emerso dalle indagini, ci sarebbero stati anche festini con prostitute: «Un giorno mi chiama Montella e dice: vieni qui, sto sco…. E mi fa vedere una ragazza tossica che faceva sesso con lui in cambio di droga». Lui e Montella – svela Hamza – sarebbero andati anche «in un centro massaggi cinese». Montella «è un porco, gli piaceva dominare gli altri» dice. E così gli avrebbe rovinato la vita: adesso i proprietari di casa vorrebbero cacciarlo perché «hanno paura che vadano lì a picchiarlo». «Temo che mi uccidano davvero adesso», conclude.
Foto in copertina dal Corriere.it
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