Open Arms, il Senato autorizza il processo nei confronti di Matteo Salvini
Matteo Salvini, l’ex ministro dell’Interno, andrà a processo per la vicenda Open Arms. L’Aula del Senato oggi, 30 luglio, ha dato l’ok all’autorizzazione con 149 voti favorevoli. I contrari, invece, sono stati 141. La Giunta per l’autorizzazione a procedere aveva invece, il 26 maggio scorso, negato il via libera. Sulla relazione stilata dalla Giunta il Senato è stato oggi chiamato al voto, esprimendosi invece per l’autorizzazione.
Nelle dichiarazioni di voto, in favore dell’autorizzazione a procedere si sono espressi M5s, Pd, Italia Viva, Leu, Autonomie, mentre i gruppi di centrodestra avevano espresso la loro contrarietà. La relazione della Giunta per essere approvata necessitava di un quorum di 160 voti, cioè la maggioranza assoluta dei senatori e delle senatrici.
La reazione di Salvini
«Contro di me festeggiano i Palamara e i vigliacchi, gli scafisti e chi ha preferito la poltrona alla dignità. Sono orgoglioso di aver difeso l’Italia». Il leader della Lega commenta il voto di Palazzo Madama: non rinnega nulla di quanto fatto in passato in tema di immigrazione, ma, anzi, «lo rifarei e lo rifarò, anche perché solo in questo luglio gli sbarchi sono sei volte quelli dello stesso periodo di un anno fa, con la Lega al governo».
L’ex ministro dice di aver la coscienza «pulita. Guarderò tranquillo i miei figli negli occhi perché ho fatto il mio dovere con determinazione e buonsenso». Preso da un impeto di romanticismo dice di tenersi stretto l’articolo 52 della Costituzione: «La difesa della Patria è sacro dovere del cittadino». E fa sue le parole che furono di Luigi Einaudi: «Quando la politica entra nella giustizia, la giustizia esce dalla finestra». Infine: «Non ho paura, non mi farò intimidire e non mi faranno tacere: ricordo che per tutti i parlamentari, presto o tardi, arriverà il giudizio degli elettori».
Open Arms
Per la ong spagnola è invece una «occasione importante per ristabilire la verità dei fatti e per riaffermare, una volta per tutte, l’inviolabilità delle leggi internazionali e nazionali che regolano la nostra convivenza civile e che hanno permesso alle democrazie europee di non ripetere gli errori tragici del passato».
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