Corinaldo, oggi la sentenza sulla strage in discoteca per la «banda dello spray»
È passato poco più di un anno e sette mesi dalla tragedia di Corinaldo. La discoteca «Lanterna Azzurra», in quel 7 e 9 dicembre 2018, ha visto morire nella calca cinque minorenni e una madre 39enne. Oggi ad Ancona si attende il primo verdetto. La sentenza in abbreviato del gup Paola Moscaroli si esprimerà sulla cosiddetta «banda dello spray», accusata di aver spruzzato una sostanza urticante nel locale per creare scompiglio e rubare.
La «banda dello spray»
Sono sei gli imputati, poco più che 20enni, tutti originari della Bassa Modenese. Raffaele Mormone, Ugo Di Puorto, Badr Amouiyah, Andrea Cavallari, Moez Akari e Souhaib Haddada sono accusati di omicidio preterintenzionale, associazione per delinquere, lesioni personali, rapine e furti con strappo. Dai pm Paolo Gubinelli e Valentina Bavai sono arrivate richieste di pena che vanno dai 16 ai 18 anni di carcere, considerando la riduzione di un terzo per il rito. Gli imputati sono ritenuti responsabili degli spruzzi di spray urticante che generarono il fuggi fuggi verso le uscite di sicurezza.
Una condotta, per l’accusa, che ha dato origine alla tragedia: il cedimento della balaustra dell’uscita di sicurezza n.3, dove si era accalcato il grosso della folla, provocò la caduta delle vittime, una sull’altra, da circa 1,5 mt d’altezza, schiacciandosi a vicenda. Persero la vita i giovanissimi Asia Nasoni, Benedetta Vitali, Daniele Pongetti, Emma Fabini, Mattia Orlandi e la 39enne Eleonora Girolimini, che aveva accompagnato la figlia all’esibizione in dj set del suo idolo Sfera Ebbasta. A dichiararsi parti civili circa una settantina di persone tra i famigliari delle vittime, i feriti, i loro congiunti e la Regione.
La svolta nelle indagini
La svolta nelle indagini risale al 7 agosto 2019 con il blitz dei carabinieri e l’arresto dei giovani presunti componenti della «banda dello spray», considerati dagli investigatori, specializzata nei raid furtivi ai danni di giovanissimi in locali e altri luoghi d’assembramento. Gli imputati invece negano l’accusa associativa e di aver spruzzato lo spray urticante sostenendo l’entrata in azione di tre bande «rivali».
La Procura, guidata da Monica Garulli, ha seguito nelle indagini anche un secondo filone d’inchiesta riguardante un altro aspetto della vicenda, non meno importante. Le condizioni della discoteca risultano corrispondere a quelle di un immobile destinato a magazzino agricolo, le carenze di sicurezza e di gestione della serata nel locale dove erano presenti molte più persone di quelle consentite, sono tutti elementi chiamati in causa.
Così come i proprietari dell’immobile, i gestori della Magic Srl, un dj, e un addetto alla sicurezza, due ingegneri e la commissione di vigilanza sui pubblici spettacoli, a cui fa capo il sindaco di Corinaldo Matteo Principi. Il termine, dopo due richieste di proroga, scadrà a ottobre: i reati contestati vanno dalla cooperazione in omicidio colposo plurimo e lesioni anche gravi a disastro colposo aggravato. Per i membri della commissione e il sindaco Principi è stato ipotizzato anche il falso ideologico in atto pubblico.
Foto di copertina: Ansa
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