In Evidenza Benjamin NetanyahuDonald TrumpGoverno Meloni
POLITICACorte costituzionaleDecreti sicurezzaGoverno Conte IIImmigrazioneMulte

Nuovo decreto sicurezza: restano multe per violazione del codice di navigazione. Sì ai documenti per i richiedenti asilo, la Consulta: «Il no all’anagrafe violava la dignità»

31 Luglio 2020 - 12:15 Redazione
Arriva dopo una notte di trattative l'accordo finale nella maggioranza per superare i decreti Sicurezza del primo governo Conte. L'approvazione però non arriverà prima di settembre, sempre che il tema immigrazione non esploda in pieno agosto

Sono tre le novità nel nuovo testo che supera i decreti Sicurezza di Matteo Salvini, su cui la maggioranza ha trovato l’accordo al quinto incontro al Viminale con il coordinamento della ministra di Luciana Lamorgese, che si è concluso dopo a tarda notte. Nel nuovo decreto saranno cancellate le multe fino a un milione di euro per le ong coinvolte nel salvataggio dei migranti in mare; ma restano quelle relative al codice della navigazione, ovvero per quelle Ong che violano la normativa nelle operazioni di ricerca e soccorso.

In particolare, l’articolo 1102 prevede l’arresto fino a due anni e una multa, il cui importo è stato modificato rispetto alla previsione originale, da 10 mila a 50 mila euro. In pratica se una nave comunica sia al Centro di coordinamento di riferimento sia al proprio Stato di bandiera l’operazione di soccorso non incorre in alcuna sanzione. Sarà poi resa più ampia la gamma di ragioni per accedere alla protezione umanitaria; e in ultimo sarà rivisto il sistema di accoglienza Siproimi (ex Sprar), cioè il sistema che permette ai richiedenti asilo di iscriversi all’anagrafe comunale.

Incassato l’accordo a poche ore dal voto al Senato che ha dato il via libera a procedere al processo a carico di Salvini per il caso Open Arms, il nuovo testo arriverà in Consiglio dei ministri per l’approvazione non prima di settembre. Nel frattempo sarà valutato dalle autorità locali per i pareri. L’intesa è arrivata dopo una lunga trafila di incontri, partita con la posizione più rigida del M5s, mentre gli altri partiti di maggioranza spingevano per un segno di discontinuità rispetto ai provvedimenti del primo governo Conte.

Nel nuovo testo, il Viminale ha ottenuto di ampliare i permessi speciali per chi rischia di subire «trattamenti inumani e degradanti» nel Paese di origine, oltre che per chi ha necessità di cure mediche e che proviene da Paesi colpiti da «gravi calamità». Sarà dimezzato il tempo di permanenza nei Cpr, passando così da 180 a 90 giorni.

Cambia anche il sistema Siproimi, che nei decreti salviniani concedeva l’iscrizione all’anagrafe solo per chi avesse già ottenuto lo status di rifugiato. Nel nuovo testo sono previsti due livelli: uno di prima assistenza, per esempio in caso di necessità di cure mediche, un altro per l’integrazione. Sarà concesso ai Comuni gestire strutture con piccoli numeri, alle quali potranno accedere anche i richiedenti asilo. Sarà inoltre possibile convertire i permessi di soggiorno in permessi di lavoro. Recepita anche l’indicazione del Quirinale, che chiedeva di applicare la «tenuità del fatto» per le ipotesi di violenze a pubblico ufficiale.

Consulta: «No ad anagrafe per richiedenti asilo viola dignità»

Ad esprimersi in modo chiaro su un punto del primo decreto sicurezza, cioè quello che escludeva i richiedenti asilo dall’iscrizione anagrafica, è stata la Corte costituzionale. Nella motivazione della sentenza n. 186, depositata oggi (redattrice Daria de Pretis), con cui la Consulta ha dichiarato l’illegittimità dell’articolo 13 del primo decreto sicurezza, si legge come «l’esclusione dei richiedenti asilo dall’iscrizione anagrafica, invece di aumentare il livello di sicurezza pubblica, finisce col limitare le capacità di controllo e di monitoraggio dell’autorità pubblica su persone che soggiornano regolarmente nel territorio statale, anche per lungo tempo, in attesa della decisione sulla loro richiesta di asilo».

«Inoltre, – si legge ancora – negare l’iscrizione all’anagrafe a chi dimora abitualmente in Italia significa trattare in modo differenziato e indubbiamente peggiorativo, senza una ragionevole giustificazione, una particolare categoria di stranieri».

Leggi anche:

Articoli di POLITICA più letti