Distanziamento sui treni, il Piemonte contro il governo: «Basiti dalla confusione». La Lombardia fiduciosa in un accordo
Il distanziamento sui treni è diventato il nuovo terreno di scontro tra governo e regioni, con il ministro Roberto Speranza che ha costretto le compagnie di trasporto ferroviario a fare dietrofront, e alcune regioni determinate ad andare avanti. Tra queste c’è la Lombardia che intende non indietreggiare sulla sua ordinanza che permette la piena occupazione dei posti a sedere sui treni regionali. La Regione è però convinta che si possa arrivare a un accordo giovedì in occasione della conferenza Stato Regioni. Mentre il Piemonte ha fatto sapere di non essere in grado di rispettare le direttive ministeriali e che chiederà presto al governo di sanare la situazione. «Siamo basiti dalla confusione», ha riferito l’assessore ai Trasporti della Regione Marco Gabusi.
«Siamo convinti che giovedì si troverà un accordo», ha detto invece l’assessore ai Trasporti Claudia Terzi in collegamento con il TgR Lombardia, con «una precisazione dell’oggetto dell’intervento» del ministro Speranza, cioè chiarendo che la sua ordinanza vale per i treni a lunga percorrenza.
L’attacco di Ricciardi alla Lombardia
L’ex presidente dell’Istituto superiore di Sanità, Walter Ricciardi, ha criticato il comportamento della Lombardia: «Ha già pagato un prezzo altissimo per una gestione non ottimale dell’emergenza, è veramente strano che la regione decida di non rispettare le evidenze scientifiche per evitare ulteriori danni alla popolazione», dice in un’intervista al Messaggero. «Proprio chi si è trovato in forte difficoltà dovrebbe sapere cosa accade quando non si seguono le regole di prevenzione», continua. E ribadisce che il virus circola ancora: «In Italia ci sono più di 700 focolai».
Il consulente del ministero fa l’esempio degli altri Stati europei dove i contagi sono tornati ad aumentare: «Questi Paesi hanno abbassato la guardia e ne stanno pagando il prezzo. Noi non possiamo permettercelo». Per questo ribadisce l’importanza del distanziamento, soprattutto sui trasporti pubblici. Abolire il distanziamento, secondo il medico, è «ingiusto nei confronti dei cittadini. Così si contraddice un’evidenza tecnica e non so se anche giuridica, visto che si mette a rischio la salute dei viaggiatori e del personale di servizio». Dunque il consulente invita i governatori a ripensarci perché «un’ordinanza regionale non dovrebbe poter scavalcare la decisione di un ministro».
L’assessora della Lombardia: «Non siamo incoscienti»
Dall’altro lato, invece, la Lombardia sembra essere ferma nella sua decisione. A parlare come rappresentante della Regione, l’assessora ai Trasporti, Claudia Terzi. «La nostra ordinanza si basa su profonde valutazioni anche con la parte sanitaria. Era necessaria anche per coordinarci con le altre Regioni del Centro-nord sul trasporto pubblico in un momento delicato in cui il turismo si muove tra i nostri territori», afferma Terzi in un’intervista a la Repubblica. Secondo l’assessora, la decisione è stata presa anche alla luce di «confortanti dati epidemiologici». Difende la scelta, che è stata «molto ponderata». E chiede al governo di fare chiarezza sul nodo dei trasporti in particolare in vista della riapertura delle scuole.
Piemonte: non siamo in grado di mantenere il distanziamento
Il Piemonte ha fatto sapere di non essere in grado di mantenere il distanziamento sui suoi convogli regionali. «Abbiamo migliaia di utenti che rimarranno a piedi, che non potranno svolgere la loro attività lavorativa e non potranno nemmeno andare in vacanza», ha detto l’assessore ai Trasporti della Regione Piemonte, Marco Gabusi. L’assessore ha detto di essere rimasto «basito» davanti alle disposizioni ministeriali e alla confusione all’interno del governo, a cui chiederà presto di sanare la situazione: «Sabato, in poche ore due Ministri hanno detto due cose opposte rispetto al distanziamento a bordo dei mezzi pubblici». E come la collega lombarda focalizza l’attenzione sulla riapertura delle scuole: «Immaginiamoci a settembre con la ripresa delle scuole: cosa capiterà? Se non avremo la possibilità di fare il pieno carico dei mezzi, il trasporto pubblico scolastico non potrà essere garantito».
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