Cosa succederà a settembre? La preoccupazione del virologo Crisanti: «Pronti a interventi tempestivi, altrimenti rischiamo dei micro-lockdown»
Se per il virologo Andrea Crisanti la situazione in Italia è al momento in «equilibrio», il pericolo che possa sfuggire al controllo c’è, e allo stato attuale è rappresentato soprattutto dai viaggi. Un nodo su cui governo e regioni continuano a discutere, senza trovare una soluzione. Per Crisanti, responsabile del Laboratorio di microbiologia e virologia dell’Azienda ospedaliera di Padova, il modo più sicuro di viaggiare è in aereo, ma anche in auto. Da evitare invece gli autobus: «Non c’è ricambio d’aria e spesso manca il personale che vigili sui passeggeri affinché non si tolgano la mascherina», dice al Corriere del Veneto.
Il virologo, a capo della task force regionale, lancia un vero e proprio appello ai vacanzieri: «Evitate i bar e i ristoranti al chiuso, le discoteche. Meglio rimanere in famiglia». Per Crisanti, i più esposti sono i giovani: «Gli adolescenti sono più esposti al virus per via dei loro comportamenti. Stare troppo vicini, baciarsi… sono tutte situazioni che ovviamente possono favorire il contagio. Ma è davvero difficile intervenire, quando si tratta di giovani».
Sui viaggi, Crisanti invita a prestare massima attenzione sia che questi avvengano all’interno del Paese sia che provengano dall’estero. «Occorre controllare le frontiere. Si dovrebbe fare il tampone a tutti coloro che arrivano dai Paesi considerati più esposti al Covid 19 e tracciare tutti gli spostamenti compiuti prima di entrare in Italia», dice.
E guarda con preoccupazione all’autunno: «Gli effetti degli assembramenti saranno visibili soltanto tra un mese». Quindi solo a inizio settembre capiremo come e se «le spiagge e le piazze affollate» hanno inciso sulla curva dei contagi. «Dobbiamo essere pronti a intervenire in modo tempestivo altrimenti l’unica soluzione sarà applicare dei micro-lockdown», afferma. Infine per quanto riguarda i contagi in crescita negli altri Stati: «L’aumento di casi di positività in alcuni Paesi europei è un campanello d’allarme, proprio perché non sappiamo le ragioni della differenza tra noi e loro».
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