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Bonus Inps, la rivolta dei consiglieri comunali: «Abbiamo preso i 600 euro, ma non siamo come gli onorevoli». L’autodenuncia di Pirovano: «Non vivo di politica»

10 Agosto 2020 - 11:13 Olga Bibus
Anita Pirovano, eletta a Milano, spiega le sue ragioni in un post su Facebook e sono in molti a darle ragione, alcuni autodenunciandosi a loro volta

«Apprendo che sarei coinvolta nello scandalo dei “furbetti del bonus” e mi autodenuncio». Con queste parole la consigliera comunale di Milano, Anita Pirovano, eletta con la lista “Milano Progressista”, spiega perché ha chiesto il sussidio da 600 euro stanziato dal governo per aiutare gli autonomi. «Non vivo di politica perché non voglio e non potrei», dice. «Qualcuno mi spiega perché da lavoratrice, e la politica non è un lavoro per definizione, non avrei dovuto fare richiesta di una misura di sostegno ai lavoratori perché faccio anche politica?», chiede la consigliera. La consigliera dice di condannare il comportamento dei deputati che guadagnano migliaia di euro al mese, ma spiega anche le ragioni per cui il loro caso non è paragonabile al suo: «Ho un reddito annuo dignitoso e nulla di più, ho un mutuo, faccio la spesa, mantengo mia figlia e addirittura ogni tanto mi piace uscire e durante le ferie andare in vacanza. L’impegno a Palazzo Marino non mi garantisce né un’indennità né i contributi Inps».

«Mi arrabbio ancor più se penso che tra questi probabilmente sarà stato tirato in causa anche qualche sindaco di un piccolissimo Comune con una grandissima responsabilità pubblica e un’indennità di poche centinaia di euro annue, accomunato ai parlamentari o ai consiglieri regionali dal comune impegno politico ma non dal conto in banca», conclude. E nei commenti sono in tanti a sostenerla. Altri consiglieri colgono l’occasione per aiutodenunciarsi anche loro, spiegando perché «non sono come gli onorevoli».

«Io ho un altro lavoro part time e ringrazio Dio di averlo. Durante il Covid ho ricevuto la cassa integrazione. Dovevo rinunciarvi?», commenta il consigliere comunale David Gentili. E aggiunge: «Avere un altro lavoro è fondamentale, perché se sei malato o devi essere al lavoro il gettone da consigliere non lo prendi. Ricordo che non siamo consiglieri a vita. L’anno prossimo i consiglieri comunali termineranno il loro mandato e quindi interromperanno di prendere i loro gettoni».

Tra i commenti al post anche quello di un consigliere comunale di Trento, Jacopo Zannini: «Anche io non vivo di sola politica, pago l’affitto ogni mese e per marzo e aprile sono rimasto senza lavoro e ho chiesto come te i 600 euro visto che con i gettoni di presenza non sarei arrivato a fine mese… ed è giusto rivendicarlo».

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