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Champions League, contro il Psg l’Atalanta cerca la Storia. L’obiettivo è diventare grande in Europa

Questa sera nella gara secca dei quarti di finale a Lisbona i nerazzurri possono trovare l'impresa e volare in semifinale

«Non perderemo mai, o vinceremo o impareremo». Le parole del tecnico dell’Atalanta Giampiero Gasperini alla vigilia della sfida con il PSG sono quelle giuste. Quelle che ci si aspetterebbe a poche ora da una partita che ha il sapore della storia, non solo per la strana stagione di questa Champions League agostana, ma anche e soprattutto per la Dea che a Lisbona giocherà i suoi primi quarti di finale. Gara secca. Il sorteggio – almeno sulla carta – non è stato dei più favorevoli alla squadra nerazzurra che già prima dello stop imposto dal Coronavirus aveva messo in cassaforte i quarti, ma in un’atmosfera surreale. Quella della Bergamo in cui era vietato festeggiare. Era stata questa la richiesta del sindaco mentre la pandemia da Covid19 si faceva sempre più aggressiva. Una pandemia che da lì a poco avrebbe colpito la provincia bergamasca come nessun’altra provincia italiana. 

Cinque mesi dopo l’Atalanta torna in Europa e lo fa non da favorita, ma da protagonista. Se la Dea non avesse inanellato una serie impressionante di gol, forse staremmo qui a parlare della sfida di “Davide contro Golia”. Della piccola squadra di provincia che incontra la squadra da grande città con alle spalle una società da milioni e milioni di euro. Ma parlarne così sarebbe ingiusto. Ingiusto per una squadra che in due anni – dopo la sua prima partecipazione alla Champions League – è riuscita ad arrivare terza in campionato, dietro un’altra nerazzurra, quella di Milano, e dietro i campioni d’Italia della Juventus. Se non fosse così parleremo della sorpresa Atalanta, ma ormai quella costruita dalla Dea è una filosofia, quella dei mattoncini e della fondamenta. Degli acquisti mirati che non lasciano posti a colpi di mercato sopra le righe. A una società che programma per il futuro, quello lontano che non riesci a vedere ma dove sai di voler arrivare. C’è poi lui, il Gasp. Amato e odiato. Ma in tutte le grandi storie c’è sempre un cattivo di turno e un dannato. 

A Lisbona l’Atalanta ci arriva senza Ilicic, un piede sinistro da 21 gol a stagione. Attorno a lui si è creato un mistero. Scomparso, c’è chi dice sia provato dagli ultimi mesi: quelli del lockdown e delle vittime – tante – arrivate a Bergamo. Il silenzio di Ilicic va rispettato. La società assicura: «Sta bene e tifa per noi». Ma per i bergamaschi sarà una mancanza non da poco. E allora a prendersi la squadra sulle spalle toccherà a Duvan Zapata: sarà la sua serata. Dovrà provare a tenere testa a Neymar. Così come ci proverà tutta l’Atalanta con il suo bagaglio da 98 reti.

Ma l’Europa non è la Serie A e questa edizione della Champions è tutto fuorché all’insegna della normalità. E chissà che l’eccezione di questa stagione non diventi la regola. Anche se regola lo è già. Quella per cui coppe e scudetti si vincono quando non si dovrebbero vincere e la normalità viene ribaltata dell’imprevedibilità. Lo sanno tutti i grandi atleti. E lo sapeva bene uno come Abebe Bikila che vale la pena ricordare nell’anno olimpico, anche se i giochi sono stati posticipati. Uno che 60 anni fa tra le strade italiane corse e vinse scalzo una maratona come mai nessuno prima di lui: forse solo Filippide. E allora chissà se questa volta non sarà proprio l’Atalanta a rompere ancora gli schemi.

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