Coronavirus, il virologo Clementi: «Il 90% dei positivi è asintomatico e l’epidemia è sotto controllo»
Con i casi di Coronavirus in aumento in Italia nelle ultime settimane e in particolare negli ultimi giorni – ieri sono stati registrati 523 nuovi contagi, il giorno prima 476, l’11 agosto 412 – cresce la preoccupazione tra chi teme un’impennata positivi e un nuovo lockdown. Anche la comunità scientifica si divide tra chi continua a sostenere che il virus sia clinicamente morto e chi invece ipotizza una recrudescenza dell’epidemia.
Nei ranghi degli scienziati ottimisti ma cauti c’è anche Massimo Clementi, professore di Microbiologia e Virologia all’università Vita-Salute San Raffaele di Milano, il quale – in un’intervista al quotidiano Il Giorno – sostiene che l’epidemia sia sotto controllo nel nostro Paese. Almeno per il momento.
Diminuiscono i sintomi, aumentano i tamponi sugli asintomatici
«Il 90% dei positivi è asintomatico o paucisintomatico – dichiara lo scienziato -. Da un punto di vista clinico non ci sono quindi preoccupazioni». Un altro modo per dire che le terapie intensive per il momento reggono perché le persone infette hanno zero o pochi sintomi, anche se questo non elimina il rischio di contagio.
Ma i numeri vanno presi anche con le pinze: se il totale di positivi asintomatici è in aumento, questo è anche dovuto al fatto che, come spiega Clementi, «è pure aumentato il numero dei tamponi, eseguiti in modo mirato, in base ai risultati dei test sierologici».
Insomma, ci sono più asintomatici anche perché si cercano di più. Per quanto riguarda l’ipotesi di un nuovo lockdown, Clementi non azzarda previsioni nette: «Il vero interrogativo è cosa succederà da ottobre in poi, con l’arrivo della stagione invernale – dichiara – anche se non credo che ci ritroveremo nella situazione dei mesi scorsi. Oggi è possibile tracciare e circoscrivere i focolai tempestivamente, scongiurando la diffusione di massa».
La “movida” sotto accusa, ma «non è l’unica causa»
Anche Clementi non risparmia la “movida” e in particolare – «i contagi di ritorno che qualcuno ha ironicamente definito “dei figli di papà”» a cui si attribuisce una parte importante della responsabilità per il nuovo incremento di casi. Poi ci sono anche i focolai esplosi tra gli immigrati e i richiedenti asilo, arrivati in numeri più alti con l’inizio dell’estate. Infine, da non trascurare, c’è l’aumento che «si sarebbe fisiologicamente verificato in Italia in base alla progressione della curva», visto che il virus è ancora qui tra noi.
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