Regionali Puglia, l’affondo di Laricchia dopo il voto su Rousseau: «Il M5s qui resiste a chi vuole inglobarci»
«Per me il M5s o è alternativo alla mala politica della destra e della sinistra o non ha senso di esistere». Inizia così il lungo post su Facebook della candidata alle elezioni regionali pugliesi Antonella Laricchia, che ha commentato l’esito del voto sulla piattaforma Rousseau, dove la base si è espressa a favore delle alleanze con i partiti tradizionali per le elezioni amministrative.
In questi ultimi giorni si è discusso molto del primo dei due quesiti, quello sulla revisione del limite di due mandati per i politici locali, al quale gli iscritti hanno detto sì con l’80,1% dei consensi. Tema questo salito agli onori delle cronache con l’annuncio della ricandidatura di Virginia Raggi a sindaca di Roma. Ma il secondo quesito, quello sulle alleanze locali con i partiti tradizionali, che ha visto anche qui la base esprimersi favorevolmente seppur con uno scarto minore (59,9% dei sì), riaccende anche il fronte delle convergenze sui territori.
A quasi un mese dalle elezioni in Puglia, la candidata Cinquestelle Laricchia continua a tenere la porta ben chiusa al candidato del Pd Michele Emiliano, e annuncia di aver votato No sulla piattaforma Rousseau: «È passato il SI ma io ho votato NO alle alleanze, perché il Movimento 5 Stelle è nato perché la mala politica di destra e la mala politica di sinistra avevano fallito», ha scritto su Facebook.
«Naturalmente la base decide – ha sottolineato Laricchia -, spero non condizionata da pseudo opinionisti del giornalismo, che già ci hanno fatto andare a sbattere contro un muro di vergogna in Umbria (alleanza pre elettorale con il Pd, punita dagli elettori) e in Emilia-Romagna (sostegno a Bonaccini a danno del M5s, punito dagli elettori)».
E sulla propria corsa elettorale le idee sembrano ancora chiarissime: «In Puglia fortunatamente il M5s resiste a questo ammaliamento di chi vuole inglobarci, digerirci e poi sputarci, dopo averci trasformato in un altro vecchio partito, di cui l’Italia non ha bisogno».
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