Da Harry Potter a Hunger Games, i simboli pop che la protesta dei ragazzi di Bangkok ha preso in prestito da quella di Hong Kong
Il loro leader si fa chiamare Pinguino, le sciarpe gialle e rosse indossate fanno riferimento ai colori di Hogwarts, il saluto con tre dita unite è quello di Hunger Games. La creatività dei ragazzi di Bangkok scesi in piazza domenica scorsa in più di 10mila, ha guidato un raduno pacifico che si annovera come il più numeroso dal colpo di stato militare del 2014 in Thailandia. Per un mese i giovani difensori della democrazia si sono riuniti nel campus dell’università Thammasat e domenica scorsa hanno avuto il coraggio di scendere in piazza.
La legge sulla “Lesa maestà”
Ci vuole coraggio, infatti, per manifestare contro un governo guidato dai militari, invocando libertà di parola, in un Paese come la Thailandia, dove ancora vige la legge di lesa maestà. Fino a 15 anni di carcere per chi manca di rispetto al re o alla famiglia reale. Parit Chiwarak, 22 anni, il leader della protesta, è stato arrestato venerdì scorso con dieci capi di imputazione, tra cui la sedizione e la violazione del divieto anti-Covid di assembramento. Lasciato sotto cauzione, il ragazzo verrà giudicato a settembre, mentre non smette di guidare l’unione studentesca in rivolta. Solidarietà ai giovani thailandesi è arrivata dal leader delle proteste di Hong Kong, Joshua Wong, che su Twitter ha scritto: «Orribile sapere che la polizia thailandese ha arrestato con la forza il leader studentesco Parit Chiwarak. Le autorità non possono portare via il nostro futuro».
August 14, 2020
La cultura pop, strumento di protesta e creatività
Così come i ragazzi di Honk Kong, anche la protesta thailandese è ricca di simbolismi pop. Bacchette di Harry Potter, costumi che richiamano l’abbigliamento del mago di Rowling, il riferimento al re con l’espressione riservata a Lord Voldemort: «He Who Must Not Be Named», «Colui che non dev’essere nominato». Creatività e prudenza allo stesso tempo, che ha indotto i ragazzi a travestirsi per poter manifestare le loro aspirazioni democratiche. Una tendenza ben identificata che riporta inevitabilmente alle proteste dei giovani di Hong Kong. Università e politecnici nella regione ormai definitivamente cinese sono diventati i centri principali delle rivolte, così come i campus universitari in Thailandia. Il senso di insoddisfazione e di minaccia per il proprio futuro sono la scintilla di entrambe le proteste, specchio della generazione che le portano avanti, anche nelle modalità scelte.
La scrittrice madre della saga di Harry Potter è stata fonte di ispirazione per il giovane Joshua Wong, che spesso ha citato J.K. Rowling per dare forza ai ragazzi di Hong Kong. «Quel che sarà sarà, e lo affronteremo quando è il momento» aveva detto riprendendo una frase dell’autrice. Ora i ragazzi thailandesi prendono in prestito il riferimento, uniti dallo stesso desiderio di democrazia. Fumetti, graffiti, artisti pop. Dall’eroina Mulan dei ragazzi di Hong Kong, ora boicottata a causa dell’attrice filo-governativa, a quella di Hunger Games dei giovani thailandesi, con il saluto a tre dita, utilizzato nella saga come gesto di libertà, e ripreso dalla rivolta. Il mondo delle proteste giovanili continua a giocare, seriamente, con i simboli della cultura che più lo rappresenta.
Dal re il silenzio sulle manifestazioni
Tra i cartelli della rivolta pacifica anche la scritta ironica: «Com’è il tempo in Germania?», in riferimento a come il sovrano spenda più tempo nella sua residenza bavarese che a Bangkok. Ma il re, Maha Vajiralongkorn, salito al trono nel 2016 con il nome di Rama X, che passa la maggior parte dell’anno in Germania, sembra aver adottato la strategia della noncuranza. Tornato a Bangkok per ricevere il giuramento di fedeltà dal governo, ha augurato «la felicità del popolo, ordine e pace». Nessun riferimento alle proteste, nessuna considerazione delle richieste dei ragazzi.
Cosa chiedono i ragazzi di Bangkok
I ragazzi vestiti da Harry Potter reclamano lo scioglimento del Parlamento dominato dai militari, la riscrittura della Costituzione del 2017 che dà all’esercito il potere di nominare i 250 senatori e, soprattutto, la riforma della monarchia. Dal primo ministro Prayuth Chan-o-cha, ex capo di stato maggiore dell’esercito, è arrivato un avvertimento: «Ho osservato, sono preoccupato, si stanno spingendo troppo in là». Ma i ragazzi per il momento non demordono, rivendicando tra le altre cose, l’abrogazione dell’articolo del codice penale che prevede il crimine di lesa maestà. «C’è una squadra di poliziotti che mi segue ovunque», racconta il leader Pinguino. «Non so quale sarà il mio futuro», continua il ventiduenne, «ma so che con la nostra protesta abbiamo scoperchiato il tetto e non c’è modo per rimetterlo giù».
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