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Trivellazioni nell’area protetta più grande dell’Alaska. Trump: «Servono posti di lavoro»

18 Agosto 2020 - 17:05 Giada Giorgi
Il Dipartimento degli Interni Usa ha dato il via libera alla perforazione per petrolio e gas dell'Arctic National Wildlife Refuge. Gli ambientalisti: «danni devastanti per la fauna selvatica»

L’ultima grande regione selvaggia dell’Alaska verrà trivellata dalle compagnie petrolifere. L’amministrazione Trump ha deciso di concedere la perforazione del più grande rifugio della fauna selvatica del Paese, l’Arctic National Wildlife Refuge per favorire nuovi posti di lavoro. Ad annunciarlo il Dipartimento degli Interni Usa che ha dato il via libera alle trivellazioni per petrolio e gas, dichiarando di mettere all’asta i contratti di locazione entro la fine dell’anno.

Creare nuovi posti di lavoro sarebbe la motivazione principale della decisione di Trump. Non una novità per gli ambientalisti abituati al negazionismo nei confronti della crisi climatica da parte del presidente Usa e della totale incuranza rispetto ai temi legati all’ambiente. Parlano di disastri ambientali devastanti per l’area che verrà aperta alle trivellazioni, dove «in nessun altro posto nel circolo polare delle cinque nazioni a nord, si ha una fauna così abbondante e diversificata», come spiega Adam Kolton, direttore esecutivo dell’Alaska Wilderness League, l’organizzazione no profit che lavora per proteggere le terre selvagge dell’Alaska da petrolio e gas.

Mentre cinque delle più grandi banche statunitensi hanno dichiarato che non finanzieranno i progetti ANWR , Kolton ha affermato che qualsiasi azienda che prenda in considerazione l’offerta di contratti di locazione deve essere «consapevole degli enormi rischi reputazionali, politici e finanziari».

La riserva naturale

19 milioni di acri nel nord-est dell’Alaska, l’ANWR è una fonte di fauna selvatica grandiosa. Il più grande dei 16 National Wildlife Refuge dell’Alaska, è un’area rimasta inviolata per oltre 30 anni. «Una fuoriuscita di petrolio in questo speciale santuario potrebbe devastare orsi polari e caribù e causare danni irreparabili a un ecosistema artico incontaminato», spiega Kristen Monsell, avvocato del Center for Biological Diversity.  L’ambientalista parla di un nuovo «pericoloso minimo nell’ossessione dell’amministrazione Trump di espandere l’estrazione di combustibili fossili».

Esemplare di caribù

Combustibili che hanno già provocato l’emigrazione dei caribù, cervidi delle regioni artiche e subartiche, cambiando i loro percorsi di migrazione. Il branco di caribù porcospino è di fondamentale importanza per gli indigeni Gwich’in, molti dei quali stabiliscono le loro case proprio lungo o vicino alla sua rotta migratoria.

Lo scontro elettorale

Mentre Trump continua nel tentativo di arrestare la discesa in picchiata del pil e l’aumento di disoccupazione, i Democratici ribadiscono il piano climatico di Biden, tra i pilastri della campagna elettorale per le presidenziali.

Il portavoce del candidato democratico, Matt Hill, ha ribadito l’impegno di Biden «nella protezione permanente di ANWR e di altre aree colpite dagli attacchi del presidente Trump alle terre e alle acque federali». Trump da parte sua continua con il tema occupazionale, attaccando la nuova candidata alla vicepresidenza Kamala Harris di essere contro il fracking e le compagnie petrolifere, tra le attività economiche centrali in diversi Paesi degli Stati Uniti.

Foto in copertina: Facebook Arctic National Wildlife Refuge

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