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Aborto, il duro attacco dell’Osservatore Romano: «Sulla Ru486 la linea del governo è sconcertante»

19 Agosto 2020 - 20:18 Angela Gennaro
Giuseppe Noia, docente di Medicina prenatale alla Cattolica, parla di una «sclerocardia così grande» e «un silenzio passivo, che sembra renderci tutti incapaci di agire di fronte agli attacchi sempre più violenti contro la vita debole e fragile di tanti piccoli innocenti»

Poco importa che le nuove linee guida del ministero della Salute sulla pillola abortiva Ru486 sanino, finalmente, quello che di fatto era un vulnus: annullano l’obbligo di ricovero per l’assunzione della pillola e allungano il periodo in cui si può ricorrere al farmaco fino alla nona settimana di gravidanza. Disposizioni consigliate dalla comunità scientifica in tutto il mondo e che in molti altri paesi occidentali sono infatti già da tempo applicate. E senza troppi richiami morali.

In Italia no. La lotta va avanti dal 2009, anno in cui l’Aifa, l’agenzia del farmaco, ha approvato l’utilizzo della Ru486: da allora in molte regioni l’impiego è stato limitato al regime di ricovero per tre giorni, un obbligo che la scienza non richiede (ma che, dopo un parere allora del Consiglio Superiore di Sanità, le scelte politiche imposero), e neanche la logica. E da allora molte regioni con ordinanze proprie avevano invece deciso di permettere il day hospital.

La rivoluzione e la vittoria delle donne, quindi, arriva solo ora, ad anni di distanza. E la “novità” vede il mondo conservatore arroccarsi, prevedibilmente, sulle proprie posizioni, mentre qua e là sbucano “registri dei bambini mai nati”.

Cattolici contro

E si arrocca, e non molla la presa, il mondo cattolico. Il 14 agosto scorso una nota della Pontificia Accademia per la Vita commentava le nuove linee guida del ministero parlando di «aborto in casa», denunciando il fatto che «la legge 194 resta ancora una volta disattesa». «È sconcertante si parli di libertà, così le donne sono meno tutelate», scriveva poi l’Avvenire. «Il fantasma della libertà». A Ferragosto, sempre sul quotidiano della Cei lo stesso presidente, il cardinal Gualtiero Bassetti, aveva parlato di «una duplice sconfitta: per la vita del concepito e per la stessa donna, lasciata ancor più a se stessa».

Oggi è la volta dell’Osservatore Romano: «Ovunque l’aborto continua a mietere vittime innocenti e a devastare la vita di tante donne: per questo la decisione di estenderne la pratica non può che risultare sconcertante, incrementando le possibilità di sopprimere bambini, che con il loro esserci, chiedono solo di venire al mondo», si legge. Il pezzo, in prima pagina, è a firma del professore Giuseppe Noia, docente di Medicina prenatale alla Cattolica. «La semplicità dell’assunzione di una pillola, senza il successivo controllo medico che possa monitorare l’evento abortivo e le eventuali complicanze che ne potrebbero derivare, è quanto di più banalizzante e, nel contempo, quanto di più devastante sul piano psicologico per la relazione che si stabilisce fin da subito tra madre e figlio».

E ancora: l’attacco a quella che viene definita la «cultura dello scarto», e l’avvertimento sulle conseguenze «psicologiche» sulla donna: «è lei che deve assumere la pillola, è lei che deve farsi attrice, protagonista e spettatrice dell’agonia del proprio figlio e dei fenomeni emorragici che potranno verificarsi per un periodo che può arrivare fino a due settimane e in un luogo qualsiasi, senza preavviso, esponendo la donna – nel 56% dei casi – all’esperienza devastante di vedere l’embrione espulso dal proprio corpo con tutto il sacchetto embrionale», si legge. Insomma, per il giornale della Santa Sede, il punto è una «sclerocardia così grande» e «un silenzio passivo, che sembra renderci tutti incapaci di agire di fronte agli attacchi sempre più violenti contro la vita debole e fragile di tanti piccoli innocenti».

In copertina Ansa/Danilo Nardoni | Manifestazione a Perugia ‘Libere di scegliere’ contro la decisione della Regione di modificare la delibera sull’aborto farmacologico, 21 giugno 2020.

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