Coronavirus, Crisanti: «Entro fine agosto supereremo i mille casi. L’unica via sono i tamponi a tappeto» – L’intervista
«Con l’apertura delle scuole il rischio aumenterà. Per questo dobbiamo assicurarci che non ci sia la trasmissione del Coronavirus tra alunni e personale docente. Invece, allo stato attuale, tutte le misure finora concepite servono per tutelare la scuola solo da problemi di carattere legale e amministrativo. Il distanziamento di un metro non serve a una mazza, le mascherine invece sì, ma sappiamo bene che i bambini, una volta usciti da scuola, se le toglieranno e faranno quello che gli pare. Per questo motivo bisogna far sì che gli ammalati non arrivino proprio nelle aule». A parlare a Open è Andrea Crisanti, epidemiologo di Padova, papà del “modello Veneto”.
«Quadruplicare il numero di tamponi»
«Se vogliamo convivere col virus, spegnendo i focolai e facendo ripartire le scuole in sicurezza, dobbiamo quadruplicare la capacità di fare tamponi distribuendoli in maniera omogenea su tutto il territorio nazionale. E per questo serve un piano di sorveglianza che sorpassi questa babele di iniziative delle regioni» ha aggiunto. È arrivato il momento che «il governo prenda in mano la situazione come ha fatto con le discoteche»: «Ci sono ancora quelli che parlano di non chiudere le piste da ballo e che vogliono far ricorso al Tar. Roba da matti».
«Arriveremo a mille contagi al giorno»
Commentando i dati di oggi (+845 contagi in appena 24 ore, +159 solo in Veneto), spiega: «Finiremo il mese di agosto con mille contagi al giorno, lo avevo già detto tempo fa. Questi numeri sono indicativi di una ripresa dei contagi. Per questo serve una struttura nazionale che coordini l’esecuzione dei tamponi in tutta Italia. È una questione troppo seria, non si può lasciare all’iniziativa o alla convenienza politica dei governatori regionali».
L’affondo al governatore Zaia
E infine fa una stoccata al governatore del Veneto Luca Zaia (oggi il Veneto è la prima regione d’Italia per contagi, ndr): «C’è una differenza da quando seguivano i miei consigli… Prima eravamo la Regione più virtuosa». «Ma il Veneto non era quello che doveva riaprire tutto e subito?» conclude.
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