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Il dossier dell’ex generale sulla strage di Bergamo: «Con un piano pandemico nazionale contro il Coronavirus avremmo evitato 10 mila morti»

20 Agosto 2020 - 08:48 Redazione
L'ex generale è stato responsabile della Scuola interforze della Difesa Nbc, che forma il personale militare e ministeriale al contrasto di minacce biologiche, chimiche e radiologiche. Il suo dossier è ora nelle mani dei pm di Bergamo che indagano sulla gestione della pandemia

Un documento redatto da Pier Paolo Lunelli – ex generale e responsabile della Scuola interforze per la Difesa Nbc – dimostrerebbe come se l’Italia avesse avuto un piano aggiornato sulla gestione delle pandemie il bilancio dei morti da Coronavirus sarebbe sceso di 10mila morti. E ora quel dossier si trova agli atti della procura di Bergamo che indaga sulla mancata zona rossa a Nembro e Alzano Lombardo, con i familiari delle vittime della bergamasca riuniti nel comitato «Noi denunceremo» che chiedono a gran voce la desecretazione del piano di emergenza redatto dal governo a gennaio scorso.

«Confrontando le performance in termini di vittime ogni milione di abitanti dei vari Paesi europei (è certamente brutto accostare performance con vittime) – spiega Lunelli all’Agi – ho soltanto rilevato l’esistenza di una correlazione tra la data di aggiornamento dei rispettivi piani e il tasso di mortalità di quel Paese, inteso come numero di vittime per milione di abitanti». L’ex generale parla ipoteticamente ed evita di usare il termine “certo” in merito al numero di vittime che si sarebbero potute evitare con un piano aggiornato. Valutando le performance media di un Paese come l’Olanda «forse avremmo potuto risparmiare 10 mila vite. Ma anche se ne avessimo salvate soltanto mille ne sarebbe valsa la pena». 

Secondo Lunelli, che in carriera ha redatto diversi protocolli pandemici per vari Stati europei, la mancanza di un piano per affrontare una pandemia ha inoltre comportato una centralizzazione delle decisioni che in un momento di una così intensa crisi sanitaria potrebbe essere stato controproducente: «Nel caso di ambiente fortemente perturbato e in situazioni particolarmente complesse, la soluzione ottimale è la decentralizzazione, assicurando alle regioni e alle Asl un’autonomia decisionale per assolvere al meglio il compito affidato», ha dichiarato.

E ora – dopo la desecretazione dei documenti del comitato tecnico scientifico e delle raccomandazioni fatte al governo a inizio emergenza – i familiari delle vittime della provincia di Bergamo chiedono che anche questi documenti possano essere accessibili: «Dopo il passaggio alla fase due, questi documenti, che non riguardano cose militari, dovrebbero essere resi pubblici». 

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