Scuola, ancora regole vaghe su mascherine e contagi in classe: monta il rischio di ordine sparso tra le Regioni
Mezzo passo alla volta. La riunione del Comitato tecnico scientifico sul ritorno a scuola di ieri, 19 agosto, non ha portato grandissime novità. Le indicazioni, molto vaghe, sembrano tutto fuorché risolutive. Dalle mascherine alla gestione dei focolai, la posizione del Cts sulla gestione dell’epidemia da Coronavirus in classe pare essere ancora tutta da costruire. E così quella della politica: Francesco Boccia, ministro degli Affari Regionali, ha detto subito dopo la riunione che «tanto a decidere alla fine sarà il governo». Cosa deciderà, però, non è ancora chiaro. E mancano 25 giorni al rientro.
Dopo aver ammorbidito la linea sul distanziamento fisico per andare incontro ad «esigenze realistiche», il Cts pare ora avere almeno intenzione di mantenere il pugno duro sulle mascherine: dopo i 6 anni vanno messe sempre, aveva detto Agostino Miozzo, coordinatore dell’organo, prima della riunione. Poi, a cose fatte, pare che si intendesse «vanno messe sempre ma solo quando non c’è il metro di distanza». Una posizione che parrebbe confermare ancora una volta come il Cts sia costretto a scendere a patti con le variabili politiche e dare indicazioni “minime” impossibili da mancare.
Cosa succede se scoppia un focolaio
Ma a far discutere ancor di più è il nodo sulla gestione dei possibili focolai. «Si vedrà di caso in caso», ha detto il Cts. Se ci sarà un contagio in una classe, bisognerà discutere di volta in volta come intervenire, sentendo le Asl, i medici di famiglia, i pediatri e lasciando margine ai presidi (che del dialogo obbligato con le autorità sanitarie sono contenti). Ognuno per sé, insomma? Forse, ma con una certezza: che la quarantena, almeno per la classe, sarà inevitabile.
Come rivelato da Repubblica nelle anticipazioni del documento stilato dall’Istituto superiore di Sanità, i ministeri alla Salute e all’Istruzione, la fondazione Kessler e le Regioni Veneto ed Emilia-Romagna, in linea di massima la posizione dovrebbe essere questa. Ma non tutti sono d’accordo: lo stesso Boccia e Italia Viva vorrebbero procedere con degli screening molecolari rapidi, così da evitare di aprire e chiudere in continuazione le scuole e le classi e di bloccare la didattica. Qualora dovesse essere messo in quarantena un professore, infatti, non potrebbe proseguire nemmeno con la Dad poiché considerato in malattia.
Alla fine, è possibile che le Regioni – già arrabbiate per essere state escluse dall’incontro sui banchi di ieri – si batteranno per fare di testa loro. Con linee guida così vaghe, in effetti, non sarà impresa così ardua: già dal Veneto arrivano prese di posizioni contro la «tortura della mascherina tutto il giorno». Le carte sono ancora tutte da giocare.
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