Coronavirus, i problemi dietro l’odissea dei tamponi: tra carenza di personale e un sistema che non funziona
Perché fare un tampone diventa quasi una caccia al tesoro? Come mai a volte passano giorni e giorni dopo la richiesta di un tampone, ad esempio di rientro da un viaggio in un Paese a rischio? Ci sono pochi tamponi, mancano i reagenti? Il costo dei test sta diventando insostenibile? Oppure si tratta semplicemente di una questione organizzativa (il caso di Malpensa è emblematico)? Quindi diventa impossibile garantire il servizio a fronte di personale in ferie e di una richiesta di tamponi eccessiva rispetto alle reali possibilità delle singole regioni? Abbiamo provato a chiederlo ad alcuni esperti che, da mesi, stanno affrontando, sul campo, l’emergenza Coronavirus.
Pier Luigi Lopalco
L’epidemiologo Pier Luigi Lopalco, che fa parte della task force pugliese per l’emergenza sanitaria, ci spiega che «è stato difficile trovare personale», che hanno dovuto «richiamare quello in ferie» e che con quello ordinario «sarebbe stato impossibile far fronte a queste richieste». Il riferimento è soprattutto all’ultima ordinanza del ministro della Salute Roberto Speranza che impone controlli a tappeto su chi rientra dai Paesi a rischio. «I tamponi non mancano, almeno in Puglia, il problema è chi deve raccogliere questi campioni. Quindi un problema organizzativo. Noi per fortuna abbiamo eliminato file e liste d’attesa ma attendiamo 72h dal rientro per sottoporre il passeggero al tampone. E, in 24 ore, arriva il risultato» ci dice.
Maria Rita Gismondo
La dottoressa del Sacco di Milano, Maria Rita Gismondo, invece, ammette di aver ricevuto meno richieste rispetto alla effettiva capacità: «Ci chiedono al massimo 200 tamponi al giorno. Noi potremmo farne fino a 800, anche adesso. Ho fatto in modo che nessuno prendesse tutte le ferie nel mese di agosto perché sapevo che il rientro dalle vacanze avrebbe comportato un aumento dei controlli. Infatti pian piano la richiesta sta aumentando. In effetti abbiamo meno personale di quello presente in altri periodi dell’anno ma sia pronti a far fronte a qualsiasi richiesta. I reagenti? Ne abbiamo una buona scorta».
Andrea Crisanti
Per Andrea Crisanti, l’epidemiologo che ha dato una mano a contenere la prima ondata di Sars-Cov-2 in Veneto, la lentezza nell’esecuzione dei tamponi «è dovuta a un difetto strutturale del sistema con mille decisioni prese in mille posti diversi. Per questo serve un coordinamento centrale arrivando a quadruplicare il numero di tamponi al giorno soprattutto in vista della riapertura delle scuole».
Francesco Broccolo
Francesco Broccolo, virologo dell’Università Bicocca di Milano e direttore del laboratorio Cerba del capoluogo lombardo, si spinge oltre. E, in un’intervista a Open, parlando della carica virale che starebbe aumentando nei tamponi degli ultimi pazienti analizzati, dice: «Sto mettendo tutti in allerta proprio per questo, perché non vorrei arrivare a un altro lockdown. Però, perché, a parte me, non se n’è accorto nessuno? Forse perché sono tutti distratti dall’estate o perché, volendo fare il maligno, si fanno più test “qualitativi”, ovvero quelli che dicono soltanto se si è positivi o meno al Coronavirus e che costano meno rispetto a quelli “quantitativi” che indicano anche la quantità del numero di copie, ovvero delle particelle virali?».
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