Scuola, a Vo’, seconda zona rossa d’Italia, il comune anticipa il rientro al 7 settembre: «Avevamo già gli spazi (e i banchi a rotelle)»
Da quel primo decesso per Coronavirus ne è passata di acqua sotto i ponti. Dall’essere una delle prime zone rosse d’Italia, il comune di Vo’ Euganeo, in Veneto, è diventato uno dei simboli della ripartenza. E mentre la data del 14 settembre agita quasi tutti gli istituti e i comuni italiani, a Vo’ si anticipa il rientro di una settimana rispetto al calendario della Regione: il 7 settembre ripartirà la scuola dell’infanzia, il 9 le elementari e le medie.
Il motivo ufficiale è che bisognerà testare tutto prima che arrivi il presidente della Repubblica Sergio Mattarella, il 14, per inaugurare l’anno scolastico. Quello storico è che, in effetti, c’era molto poco lavoro da fare. «Per noi riaprire in sicurezza è stato automatico», ha spiegato a Open il sindaco Giuliano Martini (lista civica Futuro e Tradizione per Vo’). «Avevamo già gli spazi e le condizioni adatte per tornare in aula. Da noi, non esistono classi pollaio».
Il polo scolastico del comune, che comprende tutti e tre i gradi dell’istruzione, è stato uno dei primi a chiudere (il 22 febbraio scorso) e il primo a far partire la didattica a distanza. Già una settimana dopo, infatti, il dirigente scolastico Alfonso D’Ambrosio si era organizzato per far partire le lezioni online.
Certo, quello del comune – di circa 3.200 abitanti – non è stato un lavoro degli ultimi minuti. E neanche degli ultimi mesi: da anni, spiega Martini, ente locale e dirigenza scolastica hanno fatto sì che venissero stanziati periodicamente dei fondi per finanziare la scuola. Ed è per questo che da prima che la pandemia prendesse il sopravvento a Vo’ c’erano già i banchi con le rotelle. «Li abbiamo presi perché sono molto utili per rendere la didattica dinamica», ha spiegato il sindaco. «Ora ne abbiamo ordinati altri perché ci permettono di creare gli spazi in base alle necessità del momento».
«In questi anni abbiamo anche sperimentato il sistema Dada -, ha aggiunto Martini – e cioè quel sistema didattico che invece di far spostare gli insegnanti da una classe a un’altra, fa muovere gli alunni». La strategia didattica, che è in voga tra i Paesi nordeuropei, è ancora in fase di rodaggio e riguarda solo alcune materie. Ma in tempi di Covid-19, sperimentare altre forme dello stare insieme a scuola potrebbe essere una strada da percorrere per il futuro.
Foto copertina: ANSA/NICOLA FOSSELLA
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