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Speranza frena i governatori: «Non ci sarà un nuovo lockdown». E sulla scuole: «Le riapriamo, punto»

23 Agosto 2020 - 07:45 Redazione
«La situazione non è paragonabile a quella di febbraio-marzo, quando avevamo una curva di contagi fuori controllo e non avevamo un apparato pronto a tracciare e isolare i casi», ha osservato il ministro della Salute

«Non ci sarà un nuovo lockdown». Il ministro della Salute Roberto Speranza, interpellato da La Stampa sul tema è chiaro: «Io sono ottimista, anche se prudente e cauto. Il nostro Servizio sanitario nazionale si è molto rafforzato. La situazione non è paragonabile a quella di febbraio-marzo, quando avevamo una curva di contagi fuori controllo e non avevamo un apparato pronto a tracciare e isolare i casi».

All’orizzonte quindi non si profila alcuna limitazione alla mobilità tra le Regioni, argomento tornato oggetto di discussione dopo le parole di Vincenzo De Luca, presidente della Regione Campania. «Per fare una zona rossa – ha proseguito Speranza – deve esplodere un territorio. E non lo vedo. Vedo una diffusione e non un’esplosione». «Siamo in fase di convivenza col virus prendendoci dei rischi, il tasso zero contagi non esiste. Per azzerarlo ci voleva un lockdown per altri 3-4 mesi. Dobbiamo controllarlo ed evitare rischi inutili», ha detto il ministro.

La riapertura delle scuole

Speranza ha poi ribadito come l’apertura delle scuole sia una priorità assoluta: «Sappiamo bene che il 14 settembre è letteralmente un banco di prova – ha spiegato durante un colloquio con la Repubblica -. Ma noi non possiamo rinunciare alla scuola. Un Paese democratico ed evoluto non può fare a meno di un bene primario per le generazioni più giovani». «Quindi – ha aggiunto il ministro – le scuole noi le riapriremo. Punto. Lo faremo adottando le misure di massima sicurezza. Faremo i test a chi lavora negli istituti».

E di fronte all’abbassamento dell’età media dei contagiati, Speranza spiega che «la media dell’ultima settimana è di trent’anni. Questo vuol dire che molti non hanno nemmeno bisogno di cure. E infatti non ci troviamo di fronte a una emergenza ospedaliera. I reparti di terapia intensiva sono lontani dal pericolo di saturazione vissuto qualche mese fa». Rimane comunque l’appello alla responsabilità e a seguire le tre regole fondamentali nel comportamento individuale: l’uso delle mascherine, il distanziamento e il lavaggio delle mani.

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