Coronavirus. L’inventore del tampone Kary Mullis ha detto che non serve? Falsa citazione dei complottisti
Stanno utilizzando un test inutile per far credere che ci sono tanti positivi al Sars-Cov-2? I complottisti e negazionisti della Covid-19 non si sono inventati soltanto fantomatiche origini del virus o assurdità anti-scientifiche su un vaccino che ancora non c’è, ma anche citazioni contro le procedure di individuazione del virus. In un precedente articolo avevo spiegato un meme bufala sui tamponi, questa volta dobbiamo parlare delle fantomatiche dichiarazioni attribuite all’inventore del test PCR usato per diagnosticare il Sars-Cov-2, il Premio Nobel Kary Mullis: «Questo test non dovrebbe essere usato per diagnosticare malattie infettive».
Oltre alla citazione erroneamente attribuita, e che fa parte di un testo scritto e pubblicato da un’altra persona in un ben determinato contesto storico, l’uso del termine «test del tampone» ha confuso alcuni negazionisti attribuendo erroneamente a Mullis la scoperta del tampone.
Che cos’è il test PCR
PCR sta per Polymerase Chain Reaction (reazione a catena della polimerasi), un test che può essere utilizzato nella genetica molecolare, nella medicina forense e nella diagnostica. Per semplicità, vi lascio alle spiegazioni contenute nel video del canale Youtube Vita a Zero Kelvin:
Se cercate online informazioni relative al PCR troverete soprattutto riferimenti al DNA, ma parlando di un virus a RNA come è possibile che venga usato questo test? Ebbene, sappiate che questo viene utilizzato anche per individuare i virus RNA come il Sars-Cov-2.
Il test PCR non è «il tampone»
Come avviene nel gioco del «telefono senza fili», il passaggio della citazione ha man mano sostituito il test PCR con il tampone:
Il tampone deve essere usato come mezzo di ricerca e non diagnostico.
Ecco, bisogna ricordare ancora una volta che il tampone è uno strumento utile al prelievo del materiale che poi viene analizzato in un laboratorio di microbiologia. Solo allora viene fatto il test PCR che consente l’amplificazione dei microorganismi virali al fine di individuare i casi positivi.
La morte e l’HIV
Mullis è morto l’anno scorso ad agosto a causa di una polmonite, un fatto che per i complottisti è diventato oggetto di teorie sulla sua morte (es. «Ucciso per evitare di farlo parlare»). Tra i numerosi contenuti negazionisti che utilizzano la figura di Mullis c’è un sito chiamato Nea-polis.org in cui leggiamo:
Il test è una truffa globale vera e propria, già usato per l’altra truffa globale dell’aids, nonostante che Kary Mullis, morto l’anno scorso, avesse combattuto con le unghie e con i denti insieme a Duesberg contro Gallo e Montagnier.
Viene citato un altro Premio Nobel, Luc Montagnier, che in questo periodo ha diffuso più pseudoscienza che contributi scientifici sulla Covid-19 e l’origine del virus Sars-Cov-2, amplificato dai media ignari delle sue «fonti» (ne parliamo qua). A parte questo particolare, quello che ci serve sapere è che in qualche modo c’è un collegamento tra la scoperta del test PCR di Mullis e l’Hiv per arrivare alla fantomatica citazione a lui attribuita sui social.
L’origine della falsa citazione
La fantomatica citazione in italiano «Questo test non dovrebbe essere usato per diagnosticare malattie infettive» si ricollega a quella in inglese che circola ormai da diverso tempo: «…these PCR test cannot detect free infectious viruses at all».
Dal testo in lingua inglese e il riferimento all’HIV presente in alcuni post e siti arriviamo alla fonte primaria. In realtà non si tratta di una citazione di Kary Mullis, ma di una citazione tagliata di John Lauritsen riportata su un testo del 1996 che troviamo nel suo controverso sito Virusmyth.info:
Kary Mullis, who won the Nobel Prize in Science for inventing the PCR, is thoroughly convinced that HIV is not the cause of “AIDS”. With regard to the viral load tests, which attempt to use PCR for counting viruses, Mullis has stated: “Quantitative PCR is an oxymoron.” PCR is intended to identify substances qualitatively, but by its very nature is unsuited for estimating numbers. Although there is a common misimpression that the viral load tests actually count the number of viruses in the blood, these tests cannot detect free, infectious viruses at all; they can only detect proteins that are believed, in some cases wrongly, to be unique to HIV. The tests can detect genetic sequences of viruses, but not viruses themselves.
Oltre a non essere una citazione di Kary Mullis, quella completa di John Lauritsen sostiene che i test PCR non funzionino per rilevare i virus, ma sequenze genetiche dei virus. Si tratta di una pratica che identifica, di fatto, sostanze qualitativamente e non quantitativamente.
C’è da dire, inoltre, che il contesto relativo al discorso fatto da Lauritsen citando Mullis riguarda nello specifico il virus dell’HIV, non di altri virus. Quindi? Cambia qualcosa? Eppure l’HIV è pur sempre un virus, direbbe qualcuno! Affinché il test PCR possa servire c’è bisogno di conoscere il virus e la sua composizione, e siccome il genoma del virus HIV venne scoperto nel 2009 risultava evidente una certa difficoltà nell’utilizzare il test PCR nel 1996. Contrariamente a quel caso specifico, la comunità scientifica aveva già scoperto il genoma del Sars-Cov-2 poco tempo dopo la sua diffusione in Cina aprendo le porte all’utilizzo del test di Kary Mullis.
Il rapporto con l’LSD
Mullis era certamente un personaggio eccentrico siccome non nascose il fatto di aver fatto ampio uso di LSD e sostanze non lecite. Lo stesso, durante un’intervista alla BBC, associò la sua scoperta all’uso di stupefacenti: «Cosa sarebbe successo se non avessi mai preso l’LSD? Avrei inventato la PCR ugualmente? Non lo so. Ne dubito. Ho seri dubbi» (Nobelprize, 1993; Vanetti, 2014).
La storia personale di Mullis è stata utilizzata (ad esempio da personaggi come il gestore complottista del canale Youtube Radio Greg) per rafforzare la narrativa attorno alla falsa citazione, una narrativa utile agli ambienti negazionsiti per contestare l’uso del test PCR. C’è chi ha pensato addirittura che la scoperta (vera) sia solo una presa in giro (falso) dello «scienziato drogato di LSD» nei confronti dell’intera comunità scientifica, ignorando come questa sia stata soltanto l’inizio di una serie di altri studi che hanno portato ad altre scoperte ed evoluzioni.
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