In Evidenza Benjamin NetanyahuDonald TrumpGoverno Meloni
ATTUALITÀAlberto MantovaniCoronavirusItaliaRicerca scientificaSanitàVaccini

L’immunologo Mantovani: «Le ipotesi di un virus più gentile servono a confondere. No alle scorciatoie per il vaccino»

24 Agosto 2020 - 09:36 Giada Giorgi
alberto mantovani quando finirà pandemia coronavirus
alberto mantovani quando finirà pandemia coronavirus
L'immunologo dell'Humanitas ribadisce la stabilità del virus facendo distinzione con la malattia, che invece si sarebbe alleggerita. Sui vaccini invita a un lavoro «sulla lunga distanza»

Messaggi che possono confondere. L’immunologo Alberto Mantovani, direttore scientifico dell’Istituto clinico Humanitas di Milano e Professore Emerito della Humanitas University, si dichiara piuttosto critico sulle recenti ipotesi di una Covid-19 meno potente. Al Corriere il professore ha affermato di essere scettico sull’idea della meno aggressività di SARS-Cov-2, mettendo in guardia «dai messaggi distorti».

Mantovani fa riferimento all’unico studio a suo parere davvero attendibile, comparso sulla rivista scientifica Cell, che parla di Covid-19 come un virus «stabile» e di certo «non più gentile» di come lo abbiamo conosciuto. L’idea della “perdita di pezzi” della carica virale sembra invece provenire, secondo il professore, da studi più piccoli e non ancora ufficializzati.

Virus stabile ma malattia più leggera

L’immunologo fa poi una fondamentale distinzione tra “virus” e “malattia”. Il primo non sarebbe affatto cambiato, neanche diventato meno aggressivo. Ad attenuarsi nel livello di gravità è stata invece la malattia. Le ragioni dell’alleggerimento secondo Mantovani starebbero sia nella stagione estiva, «le polmoniti da virus respiratori praticamente scompaiono d’estate», sia nella maggiore attenzione utilizzata nei confronti delle persone più fragili, come gli anziani.

Un’altro motivo da non sottovalutare è quello dei giovani, ora al centro dei contagi ma inevitabilmente con difese più forti. «Senza dimenticare» ha continuato Mantovani sul Corriere, «che il paziente “zero” di Codogno, finito in coma, aveva 37 anni ed era un maratoneta».

Un vaccino che non bruci le tappe

L’immunologo dell’Humanitas, a capo di un team di ricerca per uno studio importante sulle modalità di trasmissione del Covid-19 in Italia agli inizi della diffusione, si esprime anche sull’importante questione dei vaccini, parlando della «pericolosità delle scorciatoie». Una avvertimento che anche il virologo Crisanti aveva dato parlando ad Open pochi giorni fa.

L’efficacia e la sicurezza di un vaccino trovato in tempi straordinariamente più brevi di qualsiasi iter di studio destano dei dubbi soprattutto sulle modalità di verifica. Più che correre, rischiando di fare un buco nell’acqua, Mantovani invita a lavorare «sulla lunga distanza», non escludendo la sinergia di più formule. Nessun «cavallo purosangue» dunque ma «un cavallo da tiro» che non bruci le tappe.

Leggi anche:

Articoli di ATTUALITÀ più letti