Terremoto Centro Italia, da Norcia i cittadini scrivono a Mattarella e Conte: «Il ponte di Genova è stato ricostruito. E noi? Siamo cittadini di serie B?»
Una lettera aperta al presidente della Repubblica Sergio Mattarella, al premier Giuseppe Conte, al parlamento tutto arriva oggi, quattro anni dopo il terremoto che ha sconvolto il Centro Italia con scosse che sono andate avanti per mesi. A scriverla è il Comitato Rinascita Norcia, cittadini che dal 30 ottobre 2016 – a soli due mesi da Accumoli, quando il terremoto devasta questa volta il patrimonio artistico della splendida Norcia e continua a fare danni in quella Amatrice che oggi ricorda le sue vittime del 24 agosto di quattro anni fa – provano a ripartire nella splendida cittadina umbra. Qualcuno, oggi, parla anche di scendere in piazza.
L’affondo è netto: «La recente inaugurazione del nuovo ponte di Genova ci fa sentire ancora una volta cittadini di serie B, pensando a come si sta invece intervenendo sulle nostre strade terremotate», si legge. «Il nostro Comitato, a 4 anni dal drammatico sisma del 2016, è estremamente preoccupato per i vistosi ritardi con cui procede l’opera di ricostruzione e rinascita di Norcia e del suo territorio», esordiscono nella missiva, rivolta anche ai ministeri coinvolti nella ricostruzione (che non c’è), al Commissario Straordinario alla ricostruzione dopo il sisma 2016, Giovanni Legnini, e – a scendere – alla regione Umbria, alla provincia di Perugia e al comune di Norcia.
Il simbolo dei danni di Norcia è la rovina quasi totale della Basilica di San Benedetto, delle mura medievali e della Cattedrale, insieme ai danni che hanno quasi distrutto la frazione di Castelluccio di Norcia e la Chiesa di Sant’Andrea di Campi. Oggi i cittadini, stanchi di sentirsi dire che è tutta colpa della burocrazia, riconoscono l’operazione di semplificazione delle pratiche del terremoto portata avanti dallo stesso Legnini che proprio pochi giorni fa ha presentato lo stato dell’arte della ricostruzione pubblica e privata del Centro Italia e le sue ordinanze per la semplificazione. «Siamo in ritardo, ma con le nuove regole possiamo ripartire», promette. Ma la situazione che descrivono è sconfortante.
Persino i cimiteri sono abbandonati, alcuni sono del tutto inagibili o ancora “zona rossa”, denunciano. L’ospedale, antisismico dopo il terremoto del ’79, non avrebbe grandi danni. Ma quattro anni dopo «non abbiamo ancora neanche il progetto di ristrutturazione». Mentre, chiosa il comitato, i lavori sono finalmente ripartiti nell’ospedale di Amatrice, nel Lazio, e di Amandola, nelle Marche. «Non vorremmo che dietro questi ritardi ci sia la volontà della Regione Umbria a prescindere dal colore politico che l’amministra, di approfittare del dramma del terremoto per chiudere definitivamente il nostro Ospedale»
I ritardi
A Norcia, a Campi, ad Ancarano, a Castelluccio, a Nottoria, a S. Pellegrino, le macerie sono ancora lì. Nessuna delle 81 chiese del territorio – per fare un altro esempio – è stata riaperta al culto. E i cittadini assistono «sgomenti anche all’opera di sfaldamento dei beni storici e religiosi dovuto alle intemperie e all’incuria». I ritardi più evidenti segnalati sono quelli delle opere pubbliche, specialmente nelle zone dell’epicentro sismico. «Nel nostro Comune, a fronte di più di 70 opere pubbliche, nessuna di queste è stata ricostruita. Stiamo parlando di strutture indispensabili per la nostra collettività come l’ospedale, le scuole o la casa di riposo, ma anche quelle che rappresentano la nostra identità culturale e storica come musei, biblioteche, archivi storici e tutte le numerose chiese e beni religiosi», denuncia il Comitato per la Rinascita.
Cosa manca? Cosa impedisce di ripartire? Un reale coordinamento, spiegano. «E controllo unitario degli interventi da portate avanti. Il Commissario, per esempio, emana le ordinanze con cui vengono finanziate le opere pubbliche, poi la realizzazione viene demandata alle Regioni, agli enti locali e alle Diocesi. Di conseguenza il Commissario afferma che non può intervenire in caso di inadempienze o ritardi». E l’immobilismo non viene scalfito. Come se non bastasse la frammentazione negli interventi, «siccome siamo ancora nella fase dell’emergenza, anche la Protezione Civile ha altre competenze non riconducibili alla figura del Commissario Straordinario».
Gli studi tecnici giustificano i ritardi lamentando una regolamentazione delle procedure non chiara, ma sono anche, di fatto, inondati di pratiche. Ci sono impiegati obbligati a fare i pendolari anche per 200 chilometri. I contributi per la ricostruzione, spesso, coprono solo parzialmente le spese per rendere nuovamente abitabili gli eidifici, e «molti preferiscono non procedere alla ristrutturazione della propria abitazione», che è spesso, da queste parti, una seconda casa.
Scuole e turismo
In quattro anni non sono mancati i paradossi, spiegano dal Comitato. E oggi «mentre gli alunni di Perugia, Foligno, Giano dell’Umbria, per il 2° anno consecutivo frequentano le nuove scuole antisismiche, i nostri studenti ancora non sanno se per l’inizio dell’anno scolastico avranno la loro scuola provvisoria o se siano costretti a tornare nei container collettivi dell’emergenza e comunque proseguire l’attività didattica, senza biblioteca, aule speciali, senza mense e palestre, una situazione che si protrae ormai da 5 anni scolastici. Senza avere neanche la speranza di avere un progetto delle scuole definitive».
Nonostante il terremoto, e nonostante la pandemia, i turisti invece «fortunatamente stanno tornando». Ma trovano ancora gli alberghi e i luoghi di accoglienza quasi tutti inagibili. È tempo di agire, e lo chiedono soprattutto a Conte, che pure «si è mostrato sensibile» alla voce dei cittadini di Norcia. «Il tempo purtroppo gioca a nostro svantaggio, i danni del sisma per un territorio sono come un infarto per l’uomo, se non si interviene con rapidità il paziente muore».
In copertina Comitato Rinascita Norcia
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