Sicilia, hotspot ancora pieni. I sindaci di Lampedusa e Pozzallo: «L’ordinanza di Musumeci? Non è cambiato nulla»
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La “cacciata” dei migranti voluta fortemente dal governatore siciliano Nello Musumeci rimane solo sulle carte. Nessuno svuotamento degli hotspot, nessun pugno di ferro da parte della Regione. Non è cambiato nulla e a confermarlo a Open sono i sindaci di Pozzallo e Lampedusa. «Ma quando mai, l’hotspot non è stato chiuso e non è stato svuotato. Ero stato io a chiedere che i positivi al Coronavirus venissero trasferiti in altre strutture e così è stato.
Su 162 migranti, in 64 sono stati mandati a Trapani perché infettati. Insomma, in questo momento ne abbiamo meno di 100 e non c’è alcuna emergenza sanitaria all’interno della struttura», spiega Roberto Ammatuna, primo cittadino di Pozzallo. Intanto in Sicilia ci sono 947 positivi e un incremento di +24 casi, secondo gli ultimi dati della Protezione civile.
La situazione a Pozzallo
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Stamattina il governatore Nello Musumeci aveva lasciato intendere che grazie alla sua ordinanza, qualcosa si stava muovendo: «Da stamattina, a quanto apprendo, si è iniziato a svuotare l’hotspot di Pozzallo. I ricorsi notificati a mezzo stampa non producono effetti. Ma alzare la voce, a tutela della salute pubblica, evidentemente sì. Vedremo se in qualche giorno si ristabilirà la legalità», aveva scritto su Facebook.
«Ma quando mai, non è la prima volta che Musumeci cerca di imbrogliare le carte. Si tratta di un normale trasferimento di contagiati grazie a una continua interlocuzione con Prefettura e ministero dell’Interno. Con la Regione non abbiamo, invece, nessuna contatto. Musumeci, dunque, ha fatto un’ordinanza illegittima e fasulla. Può un uomo delle istituzioni fare populismo? Una cosa è vera: il governo sta sottovalutando il problema dell’immigrazione», ha aggiunto Ammatuna.
Cosa succede a Lampedusa
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Dello stesso avviso Totò Martello, sindaco di Lampedusa, che a Open spiega: «Musumeci è riuscito a far tornare al centro dell’attenzione un problema dimenticato dal governo che si è trincerato dietro a un silenzio assordante. Cosa è cambiato? Nulla. Perché, scusate, cosa è successo?», ironizza il primo cittadino dell’isola siciliana. A Lampedusa ancora si trovano circa 1.200 migranti e, dopo l’ordinanza, «sono arrivati i militari».
«Da ieri sera, a seguito dell’intervento dei carabinieri, non ci sono più migranti in strada. Sono stati invitati a tornare tutti nell’hotspot». Che può contenere meno di 100 persone, in teoria. La situazione resta esplosiva, e adesso il presidente della Regione Siciliana – dopo il silenzio del Viminale che non ha impugnato l’ordinanza né dato disposizione alle forze dell’ordine di procedere agli sgomberi di hotspot e centri di accoglienza – annuncia che si rivolgerà alla magistratura.
Salvini e Musumeci denunciati
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Intanto, dopo il malcontento dei sindaci, arriva la reazione, durissima, del senatore di Italia Viva, Davide Faraone che denuncia alla Procura di Agrigento il presidente della Regione Siciliana Nello Musumeci e l’ex ministro dell’Interno Matteo Salvini. Nell’esposto – che Open ha visionato – Faraone se la prende anzitutto con le dichiarazioni del leader della Lega secondo cui «a Lampedusa i migranti vanno in mezzo ai turisti e portano il Covid in Calabria, a Milano e a Roma». Per il senatore queste parole potrebbero «integrare un procurato allarme creando un vero e proprio terrorismo psicologico per chi si trova sull’isola». E, infatti, il turismo è crollato.
E su Musumeci, Davide Faraone ci va giù pesante. L’accusa, a lui, non è solo di procurato allarme ma anche di abuso d’ufficio perché, pur consapevole che la gestione del flusso migratorio sia di competenza statale, il governatore siciliano «si è arrogato il diritto di emettere la suddetta ordinanza senza averne i poteri amministrativi e politici», si legge nell’esposto. Insomma, un’ordinanza «illegittima e disumana», creata «allo scopo di acquisire visibilità e consenso» che, però, da una parte fornirebbe un’interpretazione dei fatti «distorta», dall’altra starebbe causando «un danno d’immagine» alla Sicilia e ai siciliani.
In copertina ANSA/ALESSANDRO DI MEO
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