La studentessa positiva dopo una serata in discoteca: «Ora mio padre lotta tra la vita e la morte, non riesco a perdonarmelo»
L’estate 2020 doveva essere piena di noia. Almeno così pensava Martina, studentessa italiana fuorisede a Madrid. E invece la stagione estiva era iniziata nel migliore dei modi con incontri con gli amici, palestra e spiaggia. La ragazza – che ha raccontato la sua storia in una lettera al Corriere della Sera – decide di evitare i luoghi chiusi. Ma fa un’eccezione per il compleanno di un amico: «Decidemmo che per una sera non sarebbe successo niente».
Da lì partono una serie di eventi a effetto domino. La settimana dopo Martina comincia ad avere raffreddore e tosse. Sarà stata l’aria condizionata si dice. Per il medico non è Coronavirus e così «continuai a fare la mia vita normale, andava a mangiare al ristorante con papà, giocavo a carte con i nonni». La settimana dopo la scoperta: nella discoteca di quell’unica serata un po fuori dalle righe c’è un caso di positività. Tamponi a tutti: anche Martina è positiva.
«Solo la mamma era negativa. Positivi i nonni, mia cugina di 12 anni, e papà. Il nonno è finito in ospedale e ora è stato dimesso». Il padre si trova invece intubato da due settimane. «Sta lottando con tutte le sue forze, e io non posso vederlo, non posso aiutarlo, non posso ritornare indietro. Non me lo potrà mai perdonare. Ormai non ho più fame, Non riesco più a fare niente», scrive Martina.
«Ripenso continuamente alla felicità di quella serata, alla sua orribile conseguenza, e prego che papà riesca a superare anche questa. Credevo che l’estate 2020 sarebbe stata solo piena di noia – conclude – invece è diventata la peggiore della mia vita. Spero almeno che la mia storia possa essere utile ai miei coetanei».
Foto copertina: EPA/Juan Ignacio Roncoroni
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