Nikki Haley rimette in corsa i repubblicani. Chi è l’ex ambasciatrice Onu che ha rubato la scena a Trump
C’è chi la vede come l’astro nascente del partito repubblicano. Ma dopo aver lasciato il suo ruolo come ambasciatore Usa alle Nazioni Unite alla fine del 2018, sul futuro di Nikki Haley si conosce poco. Intervenuta alla prima serata della convention repubblicana, Haley ha lasciato il segno. Il suo intervento è stato carico di simbolismi. E il paragone con la vicepresidente di Biden, Kamala Harris, risulta fin troppo scontato.
Figlia di immigrati indiani, all’anagrafe Nimrata Randhawa, Haley ha mostrato il volto più pragmatico dell’ala repubblicana. «L’America non è un paese razzista: i democratici dicono una bugia», ha detto Haley, invocando l‘American dream vissuto dai suoi genitori. Un discorso che fa eco a quello di Harris e per questo c’è chi si aspetta – come scriveva a luglio il The Guardian – una mossa a sorpresa di Donald Trump e la nomina alla vicepresidenza.
Mentre ha passato gran parte del suo intervento a criticare il ticket Biden-Harris, Haley ha anche lodato il presidente Donald Trump: «Merita altri quattro anni alla Casa Bianca mette sempre l’America First. Trump ha fatto quello che Barack Obama e Joe Biden si sono rifiutati di fare con Corea, Iran, Israele, Cina e Isis». Ma i rapporti tra i due sono spesso stati tesi. E spesso Haley non le ha mandate a dire.
La corsa presidenziale del 2016 e la carica di governatrice
Dal 2011 al 2017 Nikki Haley ha ricoperto la carica di governatrice della Carolina del Sud. La prima donna nella storia dello Stato e la seconda indo-americana – dopo Bobby Jindal – a ricoprire un tale incarico. Nonostante negli ultimi mesi abbia fatto eco a molte delle argomentazioni del presidente americano contro la rimozione delle statue, e il definanziamento delle forze di polizia, durante la campagna del 2016 Haley oppose il futuro presidente degli Stati Uniti.
Dopo aver sostenuto prima il senatore della Florida Marco Rubio e Ted Cruz poi, il confronto a distanza con Trump si era fatto acceso. L’allora governatrice aveva esortato Trump a rendere pubbliche le sue dichiarazioni dei redditi e criticato la retorica durante le elezioni primarie.
Haley, cresciuta in una famiglia sikh, ma convertitasi poi al cristianesimo avevo rigettato l’appello di Trump di bandire temporaneamente i cittadini provenienti da Paesi musulmani: «Nessuno che sia disposto a lavorare sodo, rispettare le nostre leggi e amare le nostre tradizioni dovrebbe mai sentirsi sgradito in questo paese». Il candidato repubblicano aveva risposto su Twitter definendo la governatrice «molto debole sull’immigrazione» e un «motivo di imbarazzo per il Paese».
Gli anni alle Nazioni Unite
Dopo aver alla fine sostenuto la candidatura alla presidenza di Trump, e in seguito alla sua vittoria, Haley è stato nominata ambasciatrice Usa all’Onu. Nonostante avesse poca – o quasi nessuna – esperienza in materia di politica estera Haley «è stata coerente ed energica nel criticare la guerra della Russia in Siria, in contrasto con la mancanza di direzione strategica da parte dell’amministrazione sul conflitto», fa notare Politico.
Pragmatica nel bilanciare gli interessi americani alle Nazioni Uniti, per l’ex consigliere per la sicurezza nazionale John Bolton – come scrive nel suo libro – Haley avrebbe sfruttato la sua posizione come ambasciatrice per far crescere il suo profilo politico in vista delle elezioni del 2024.
L’ex governatrice ha lasciato il suo ruolo all’Onu alla fine del 2018 ritirandosi apparentemente a vita privata e affrettandosi nei mesi successivi a negare una sua vicepresidenza al posto di Mike Pence, con cui ha detto «di essere molto amica». Ma la strada per il 2024 è ancora lunga. E se in casa dem c’è chi è pronto a scommettere su un’ascesa di Kamala Harris, la strada è aperta per un confronto tra due figlie dell’American Dream.
Foto copertina: EPA/RAJAT GUPTA
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