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Coronavirus, l’allarme di Lopalco: «Trend in salita. Attenti o ci ritroveremo come Francia e Germania»

28 Agosto 2020 - 12:28 Redazione
«Se non si interviene con politiche attive di blocco dei focolai e tracciamento dei contatti, a breve ci troveremo nelle stesse condizioni», ha avvertito l'epidemiologo

Continua il trend in salita dei nuovi contagi da Coronavirus in Italia, e si conferma la tendenza a un abbassamento dell’età media, ora intorno ai 30 anni. Numeri che ricordano quelli degli altri Paesi europei qualche settimana fa, come Germania e Francia. In quest’ultimo Paese si è andati oltre quota 6mila nuovi contagi giornalieri.

Sarà questo il futuro prossimo che attende l’Italia? Probabile, ha spiegato all’Huffington Post Pier Luigi Lopalco, epidemiologo dell’Università di Pisa e capo della task force della Regione Puglia per l’emergenza Covid: «Attenti o ci troveremo nelle stesse condizioni. Francia e Germania hanno vissuto qualche settimana prima quello che stiamo vivendo noi adesso. Se non si interviene con politiche attive di blocco dei focolai e tracciamento dei contatti, a breve ci troveremo nelle condizioni di Francia e Germania. La proiezione è quella, bisogna rallentare quanto più possibile la corsa del virus nel nostro Paese».

L’epidemiologo ha spiegato che la situazione «richiede un intervento immediato con politiche attive». «Le regole dell’epidemiologia – ha proseguito – sono sempre le stesse, il virus Sars-Cov2 pure. Non sta cambiando. I 1411 nuovi casi di oggi sono diversi da quelli da febbraio-marzo perché con le politiche di sorveglianza stiamo individuando casi che non vedevamo, molti asintomatici. Se da un lato è una buona notizia, dall’altro bisogna fare molta attenzione a concentrarsi solo sul fatto che le rianimazioni sono sostanzialmente libere. Se questa curva la facciamo crescere senza controllo – ha avvertito Lopalco -, le rianimazioni torneranno a riempirsi». 

«Rallentare l’andamento della progressione del contagio, appiattire la curva epidemica», questo l’obiettivo da perseguire. «Oggi abbiamo gli strumenti tecnici per farlo e dobbiamo lavorare in questa direzione, puntando sull’identificazione dei casi, anche asintomatici, e l’isolamento», ha concluso il professore.

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