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New York dedica un parco a Marsha P. Johnson, l’attivista che ha lanciato il primo Gay Pride

Negli Stati Uniti dove vengono abbattute le statue di ex schiavisti, New Jersey e New York hanno deciso di onorare la memoria di una donna che ha segnato la storia della comunità LGBTQ+

Nell’estate del 1969 la polizia di New York fece irruzione in un noto locale gay chiamato lo Stonewall Inn a Greenwich village. Era successo già tante volte, ma quella volta i clienti decisero di resistere. La prima persona a dire di «No», dando inizio alla ribellione, fu una donna transgender di nome Marsha P. Johnson che – così narra la leggenda – prese un cicchetto e lo tirò contro uno specchio che era alle spalle del bancone. In questi giorni questa donna, diventata simbolo della battaglia per i diritti LGBTQ+ negli Stati Uniti e nel mondo, è stata onorata due volte. Il 24 agosto – quando Marsha avrebbe compiuto 75 anni – il governatore dello stato di New York, il democratico Andrew Cuomo, ha annunciato di averle dedicato l’East River State Park di Brooklyn. Marsha P. Johnson è diventata così la prima donna transgender a ricevere un onore simile. Per non essere da meno, la cittadina di Elizabeth in New Jersey, suo luogo di nascita, ha deciso di erigerle una statua stabilendo anche in questo caso un primato: sarà la prima statua pubblica di un’attivista della comunità LGBTQ+ e di una donna transgender di colore.

Black lives matter e i diritti LGBTQ+

Si tratta di un segnale importante in un momento in cui gli Stati Uniti sono segnati dall’abbattimento di varie statue – da quelle di Cristoforo Colombo a quelle dedicate ad ex schiavisti – che hanno messo in discussione il modo in cui il Paese ricorda il passato attraverso i monumenti pubblici. Ma l’uccisione di George Floyd, oltre ad aver riacceso l’attenzione sulla brutalità della polizia ai danni degli afroamericani, ha anche riaperto il dibattito all’interno del movimento Black Lives Matter sulla doppia discriminazione vissuta dei membri neri della comunità LGBTQ+ al suo interno. In particolare, gli omicidi di due donne trans nere – Dominique “Rem Mie” Fells, 27enne di Filadelfia e Riah Milano, 25 anni di Cincinnati – hanno portato a nuove manifestazioni di Black Trans Lives Matter in tutto il Paese. La Human Rights Campaign, la più grande associazione lesbica, gay, bisessuale e transessuale d’America, riporta che nel 2020 sono state uccise in modo violento almeno 21 persone transgender o non conformi al genere, anche se il numero totale potrebbe essere più alto visto che questi episodi non sempre vengono riportati. In questo contesto stanno emergendo come potenti veicoli di cambiamento gruppi con forti legami nella comunità LGBTQ+, come Black Visions, organizzazione per la liberazione dei neri fondata a Minneapolis nel 2017.

La storia di Marsha e le origini del Gay Pride

La storia di Marsha P. Johnson offre un esempio per la nuova generazione di attivisti. Performer drag e sex worker, dopo essere morta in circostanze misteriose all’età di 46 anni nell’ultimo periodo Marsha Johnson è diventata una figura sempre più importante. Paladina dei diritti LGBTQ+, in vita si era battuta per i giovani senzatetto ostracizzati e a volte diseredati dalle proprie famiglie proprio a causa del loro orientamento di genere. Aveva 23 anni quando ci fu la “ribellione” di Stonewall. Seguirono giorni di scontri con le forze dell’ordine – ricordati come i “moti di Stonewall” – che durarono fino a inizio luglio. L’anno seguente si tenne per la prima volta una marcia per l’orgoglio gay, passato alla storia come Gay Pride. Lo stesso che si tiene ogni anno. Come raccontò in un’intervista del 1992: «Ero nessuno, venuta dal nulla, finché divenni una drag queen».

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Coronavirus, il Cts e il compromesso politico: tutte le retromarce per garantire la riapertura delle scuole

Da paladino super partes degli interessi della salute pubblica a campione del compromesso: ecco come i passi indietro del Comitato tecnico scientifico permetteranno il rientro in aula

Coronavirus o non Coronavirus, la scuola riapre. Punto. È questo il mantra del governo, che da un mese è impegnato in una corsa contro il tempo per arrivare preparato a settembre. E sarebbe anche un bel leitmotiv – considerando quanto gli ultimi anni è stata trascurata l’istruzione – se non fosse che il Miur è entrato in gara solo in estate. L’acceleratore è stato schiacciato a fine luglio, a metà agosto sono venuti a galla gli intoppi e ora, al netto della data, la corsa lascia dietro – e davanti – a sé numerosi nodi irrisolti. Se l’obiettivo alla fine si concretizzerà, la certezza è solo una: buona parte del merito sarà dei passi indietro del Comitato tecnico scientifico (Cts).

Che si tratti di un merito, certo, è tutto da vedere. Quello che dovrebbe essere il garante della salute pubblica in tempi di pandemia, l’intransigente difensore del diritto alla vita, sembra da settimane aver abdicato al suo ruolo ascetico. Dal Cts ormai si rimboccano le maniche, mettono le mani nella polvere, la faccia su provvedimenti rischiosi e suggeriscono soluzioni di compromesso che, in realtà, nemmeno gli spetterebbero. Niente li ferma, nemmeno i numeri in progressivo aumento e tutti i nervi scoperti dell’universo scuola.

Spazi per il distanziamento che non ci sono, docenti mancanti, sierologici facoltativi che non vanno per la maggiore. Sistemi di areazione dubbi, un trasporto pubblico mutilato nella gran parte dei comuni italiani. E poi lavoratori fragili tutelati un po’ sì un po’ no, studenti disabili lasciati – come sempre – al buon cuore di qualche educatore. Qualche contagio sarà inevitabile, riconosce il coordinatore Agostino Miozzo. Ma insomma, come gestirlo si vedrà al momento, caso per caso, seguendo le linee guida dell’Istituto Superiore di Sanità che mettono d’accordo tutti. Intanto si riparte. Parola di Cts.

Il distanziamento in classe

Il primo, eclatante, passo indietro è arrivato il 12 agosto. Già due settimane fa era evidente che i banchi monoposto non sarebbero arrivati il 14 settembre in tutte le classi d’Italia – realtà poi confermata dal commissario Domenico Arcuri – e che gli enti locali non si sarebbero organizzati in tempo per trovare spazi alternativi o portare a termine opere di “edilizia leggera” negli istituti. E così, via alla prima deroga: quello che sembrava un punto fermo – e cioè la distanza minima di un metro tra studenti e tra studenti e docenti – non è più fondamentale. Non per i primi mesi almeno, visto che è una concessione temporanea. La definiscono «una soluzione meno peggio» di altre.

Ma si fanno largo i primi interrogativi. Ma come, dicono dalle Regioni, e allora bisognerà tenere la mascherina tutto il tempo in classe? Sì, rispondono dal Cts, se non c’è distanziamento. Se due alunni sono vicini di banco, ad esempio, su la mascherina per tutta la lezione. Altrimenti via: la si indossi solo quando si va al bagno, nei corridoi e durante tutte le situazioni di movimento. Dalle giunte si alzano polemiche – anche politiche – di tutti i tipi.

E poi i dubbi, maligni, sugli enti locali. Ma che fine faranno quei fondi stanziati per il rientro, ben 2,9 miliardi, di cui una buona parte è riservata all’affitto di locali dai privati o alle modifiche degli impianti scolastici? In fondo, se si può vivere senza il metro di distanza per qualche mese, si potrà sopportare anche tutto l’anno. Dal ministero e dal Cts sono certi che gli enti non verranno meno ai loro impegni, che i problemi della scuola hanno urgenza di essere risolti già da anni. Si mettano la mano sul cuore.

La capienza sui mezzi di trasporto

Il nodo di tutti i nodi: i trasporti pubblici. Ingressi scaglionati o ingressi uguali per tutti, poco cambia se non si intensifica la rete della mobilità. Paola De Micheli, ministra delle Infrastrutture, sa bene che non si risolve il dramma in qualche settimana. Giusto ieri, 28 agosto, l’Asst lo ha confermato numeri alla mano. Se vogliamo mantenere l’obbligo di distanziamento sui mezzi, mettetevi l’anima in pace: gli studenti resteranno a piedi.

Il Cts, però, era stato chiaro: non se ne parla di riempire i pullman, i bus, i tram, le metro e i treni senza nemmeno un divisore, di qualsiasi materiale l’Inail voglia che sia. E intanto i presidi aspettano un piano di orari dalle società di trasporti e dagli enti, e le Regioni – sopratutto di centrodestra come Veneto e Liguria – negano categoricamente la possibilità di riorganizzarsi in tempi rapidi.

Allora, magari, si può stare un po’ ammassati, giusto per una quindicina di minuti di tragitto, dice Miozzo in commissione alla Camera. La strada è così spianata per l’altro passo indietro del Cts: via libera alla mobilità al 75-80%. D’accordo, ovviamente, anche De Micheli. Felici le Regioni. Lunedì si metterà molto probabilmente nero su bianco la deroga sulla capienza dei mezzi pubblici. Questa la definiscono una «soluzione estrema». E si tocca ferro.

La tutela dei lavoratori fragili

Il terzo fronte è quello dei lavoratori cosiddetti fragili. Tutto era partito per il meglio durante gli esami di Stato di giugno, quando un’ordinanza aveva concesso ai docenti con problemi di salute o nelle fasce di età a rischio di lavorare da remoto. Lavorare sì, ma a patto che venga tutelato e garantito il diritto alla salute. Per farlo, dal ministero si sono stabilite le figure dei medici competenti, molto simili a quelle pensate per le aziende, che sulla base delle certificazioni dei professionisti di base e degli ambulatori decidono se e come far lavorare personale e docenti.

Ma cosa fare ora che l’obiettivo è tornare il più possibile in presenza? Cosa fare con chi non è idoneo? Mandarlo in malattia anche se abile a lavorare a distanza? Rischiare e fargli mettere una mascherina, al limite una visiera, e via dritto in classe? Tralasciando tutti i docenti con patologie specifiche, c’è da pensare che il 40% degli insegnanti è over 55. Praticamente buona parte di loro avrebbe diritto a temere il Coronavirus come minaccia per la propria vita. Praticamente un’autostrada per il ritorno alla Dad (didattica a distanza) già a settembre.

Dall’ultimo confronto avvenuto ieri, 28 agosto, parrebbe che il Cts sia propenso per un altro compromesso per ridurre le domande di esonero : sì al riconoscimento della fragilità, ma solo per casi gravi come tumori o diabete scompensato, con «presenza di alcune tipologie di malattie cronico degenerative o a carico del sistema immunitario». Al momento è solo un’ipotesi. Ma vista l’antifona, non sembra essere fantascienza.

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Maltempo, travolto il Nord Italia. Frane, tornado e grandine «grossa come uova» – Le immagini

29 Agosto 2020 - 21:50 Redazione
Un uomo risulta disperso in provincia di Varese dopo essere stato travolto da un torrente in piena

Il maltempo flagella il Nord Italia. Dalle piogge, alle raffiche di vento per finire con le frane. L’ultimo caso riguarda un uomo di 38 anni disperso nel Varesotto. Era insieme ad un amico vicino al lago Delion nel comune di Maccagno, quando è stato travolto dal torrente ingrossato mentre dal cielo piovevano chicchi di grandine “grossi come uova”. È stato il compagno a dare l’allarme e le ricerche sono andate avanti fino a sera inoltrata quando le condizioni meteo non hanno permesso di continuare.

Allagamenti, smottamenti, esondazioni dei corsi d’acqua si sono verificati in provincia di Alessandria per effetto dei nubifragi di queste ore. Il torrente Lemme, che appariva quasi in secca, è stato interessato da una forte e improvvisa ondata di piena e ha superato gli argini a Gavi. In Friuli, invece, sono state registrate due frane tra Pontebba e Studena Alta e ad Ovaro, in Carnia, a causa delle piogge che si stanno abbattendo in queste ore sul territorio.

TWITTER | La grandine di oggi, nel Nord Italia

Il Veneto è stato colpito da numerose trombe d’aria. Scoperchiato il tetto di una Rsa a Milano. Per la Protezione civile è allerta arancione per Alto Adige, Lombardia, Veneto, Piemonte e Liguria; gialla per Valle D’Aosta, Trentino, F.V.Giulia, Emilia-Romagna e Toscana. Intanto un maxi rogo di sterpaglie provoca la chiusura del Grande Raccordo Anulare di Roma, con paralisi del traffico. Grossi incendi anche a Livorno, Olbia e nel Sassarese.

TWITTER | Tornado a Genova

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DIRITTIDiritti umaniEgittoInchiesteLiber* Tutt*Patrick George Zaki

Patrick Zaki ha rivisto la sua famiglia per la prima volta dopo oltre 5 mesi in carcere

29 Agosto 2020 - 21:06 Redazione
A dare la notizia è stato il gruppo Free Patrick, che ha riportato le parole della madre del ragazzo: «Ha perso peso ma sta bene»

Patrick Zaki sarebbe in buone condizioni. La notizia è stata data dal gruppo Free Patrick: lo studente egiziano dell’Università di Bologna, arrestato nel febbraio del 2020, si sarebbe incontrato con sua madre. Si tratta della prima volta in oltre 5 mesi che il ragazzo 29enne ha potuto vedere un membro della sua famiglia.

A rivelarlo è stata la madre del ragazzo, secondo la quale Patrick sarebbe in buona salute, anche se avrebbe perso un po’ di peso e il suo aspetto sarebbe cambiato leggermente. Stando a quanto riportato dal gruppo Free Patrick, la visita avrebbe avuto un impatto positivo su di lui, anche se si è mostrato preoccupato per lo stato dei suoi studi, oltre che per la sua detenzione che ormai si prolunga di mese in mese, senza una chiara scadenza.

Il ricordo della sorella di Patrick

Soltanto qualche giorno fa su Facebook la sorella di Patrick, Marise, ricordava che sono passati oltre 200 giorni, 7 mesi, dal suo arresto all’aeroporto del Cairo in Egitto con l’accusa di diffusione di informazioni dannose ed incitazioni ad azioni dannose contro lo stato egiziano. D’allora Patrick è stato tenuto nella sezione Scorpion II della prigione di Tora, nella periferia meridionale del Cairo. Qui solitamente finiscono i detenuti per reati di coscienza.

Patrick sta scontando una pena in attesa di giudizio. Per mesi la famiglia e gli avvocati di Zaki non hanno avuto notizie sulla sua detenzione che è stata periodicamente rinnovata. L’ultima volta è stato il 27 luglio, per altri 45 giorni, suscitando un tweet sdegnato del Partito Democratico che ha chiesto al Governo «di attivarsi con l’Unione Europea per porre fine con ogni mezzo a questa detenzione illegale».

Il 26 luglio, per la prima volta dal 7 marzo, Zaki aveva partecipato all’udienza davanti al Tribunale penale che ha in carico il suo processo. Un segnale che aveva fatto sperare sia i suoi legali sia la sua famiglia che la scarcerazione non fosse poi così lontana. Così non è stato.

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Il manifesto di Banksy: «Ho comprato uno yacht perché l’Ue ignora le richieste di aiuto» – Il video

29 Agosto 2020 - 20:50 Redazione
La nave dopo la sua partenza ha già portato in salvo i primi migranti recuperati nel mar Mediterraneo

«Come molte persone di successo nel mondo dell’arte, ho comprato uno yacht». Sarcastico l’affondo di Banksy, l’artista di strada inglese in questi giorni al centro delle cronache per aver finanziato e dipinto la Louise Michel, la nave per il soccorso dei migranti nel Mediterraneo. Con un video postato su Instagram, lo street artist spiega il perché del suo gesto. «È una nave della Marina francese», dice. «L’abbiamo convertita in una nave di salvataggio perché le autorità europee ignorano deliberatamente le richieste di soccorso dei “non europei”. All Black Lives Matter». Le parole passano in sovra impressione, mentre le immagini mostrano il momento in cui la nave è stata battuta all’asta. Poi la tragedia del mare: migranti in balìa delle onde si agitano nell’acqua mentre indossano i giubbotti di salvataggio. La nave battente bandiera tedesca a poche ore dalla partenza ha soccorso già i suoi primi migranti. Oggi, 29 agosto, nel pomeriggio la Guardia costiera italiana, dopo l’Sos dell’imbarcazione, è intervenuta nelle operazioni di salvataggio inviando una motovedetta per far scendere dalla nave i soggetti più vulnerabili.

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Dopo 57 anni da “I have a dream” il figlio e la nipote di Martin Luther King tornano sul palco di Washington – Il video

29 Agosto 2020 - 20:43 Carlotta Megali
Il 28 agosto 1963 davanti al Lincoln Memorial di Washington Martin Luther King ha scandito delle parole per cui i suoi eredi lottano ancora oggi

Sono passati 57 anni da quando Martin Luther King a Washington ha cominciato a scandire il suo discorso più celebre: «I have a dream». 57 anni dopo quel sogno però non sembra essersi affatto realizzato. 57 anni anni dopo Martin Luther King III e Yolanda Renee King, figlio e nipote del leader che ha lottato contro le ingiustizie razziali negli Stati Uniti sono ancora in marcia per le stesse battaglie.

Questa volta insieme a loro c’è però anche il movimento Black Lives Matter che Martin Luther King III ha definito come la verà eredità lasciata da suo padre: «Un’incarnazione di quello che mio padre chiamava coalizione di coscienza e se andiamo avanti così completeremo il lavoro così coraggiosamente iniziato negli anni sessanta da lui».

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Coronavirus, i numeri in chiaro. Il virologo Crisanti: «400mila tamponi al giorno o chiudiamo le scuole»

29 Agosto 2020 - 19:31 Fabio Giuffrida
A Open il padre del "modello Veneto" spiega cosa potrebbe accadere nelle prossime settimane, soprattutto con la riapertura delle scuole prevista per il 14 settembre

I dati di oggi, 29 agosto, ci dicono che il Coronavirus non accenna a scomparire: 1.444 casi in 24 ore in tutta Italia a fronte di 99.108 tamponi. «Non bastano, ne servono almeno il triplo: 300mila o 400mila al giorno se vogliamo riaprire le scuole e far ripartire tutte le attività. Solo così potremmo convivere col virus. Il segreto è quello di intercettare gli asintomatici per evitare l’aumento dei casi». A parlare a Open è il professor Andrea Crisanti, virologo e papà del “modello Veneto” che si dice molto preoccupato per la riapertura delle scuole prevista per il 14 settembre.

Cosa succederà a settembre

«Molti infetti popoleranno le classi ma, in mezzo a loro, ci saranno anche quelli con l’influenza. Come fare a distinguerli? Serviranno i tamponi. Intanto, nell’attesa del risultato, andranno tutti in quarantena. Docenti, compagni di classe e famiglia dell’alunno. Più ci sbrighiamo ad aumentare il numero di tamponi giornalieri, più potremmo pensare di tenere aperte le scuole».

Il rimprovero a Flavio Briatore

Il dato positivo di oggi è quello relativo ai guariti e ai dimessi che hanno superato quota 1.000 in appena 24 ore. Il virus, come è stato detto più volte, circola soprattutto tra i giovani che si ammalano meno ma rischiano di infettare i più vulnerabili come anziani e immunodepressi: «Il problema, adesso, non sono i migranti, che vanno protetti e non ammassati nelle strutture, ma i giovani che sono andati in giro in maniera sconsiderata. Flavio Briatore, ad esempio, ha mostrato noncuranza, una scarsa attenzione al problema dimenticandosi, però, che non è solo responsabile di se stesso ma anche di chi lavora con lui e di chi va nei suoi locali».

«L’epidemia adesso si è diffusa in tutta Italia»

«L’Italia è indietro di un mese rispetto a Francia e Spagna solo perché il governo ha eliminato gradualmente le restrizioni. Ma attenzione, con l’apertura delle scuole, di cui non possiamo fare a meno, saremo chiamati a vincere un’importante sfida. Rischiamo davvero di chiuderle e di creare altre zone rosse. L’epidemia, infatti, che prima aveva colpito solo una parte dell’Italia, adesso è molto più diffusa su tutto il territorio».

Foto in copertina di repertorio: ANSA/FILIPPO VENEZIA

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Nubifragi in Liguria, le immagini della tromba d’aria a Genova – Il video

29 Agosto 2020 - 17:23 Carlotta Megali
Prolungata l'allerta arancione nel centro e nel levante della Liguria

Una tromba d’aria ha lambito le spiagge di Genova, nel corso del nubifragio che ha investito la città e, in generale, la Liguria nelle ultime ore. Dopo i forti temporali di questa mattina l’agenzia regionale Arpal ha prolungato l’allerta arancione nel centro e nel levante della Liguria fino alle 11 di domani, sarà poi gialla fino alle 13. Sul ponente ligure l’allerta è prorogata fino alle 8 di domani mentre è sull’interno di centro ponente ligure che l’allerta è arancione fino alle 18. I temporali più intensi hanno interessato prima l’alta Val d’Aveto (Cabanne di Rezzoaglio (67.6mm/1h), poi il ponente genovese e il Turchino (Isoverde 121.8mm/1h, 18.6mm/5minuti).

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Coronavirus, prima frenata: stabili i contagi (1.444) anche se crescono ancora i tamponi. Guariti sopra quota mille (+1.322) e un decesso – Il bollettino della Protezione civile

29 Agosto 2020 - 17:23 Redazione
Le regioni con più contagi sono, oggi 29 agosto, Lombardia, Campania e Lazio rispettivamente con 289, 188 e 171 casi

Il bollettino del 29 agosto

Stabile il numero di casi di Coronavirus in Italia: oggi sono +1.444 contro i +1.462 di ieri e i +1.411 del giorno prima, come riporta il bollettino della Protezione Civile. Il numero totale dei contagi è di 266.853 dall’inizio della pandemia. Oggi un decesso contro i +9 registrati ieri e i +5 del giorno prima. In totale sono 35.473. Il numero di tamponi eseguiti nelle ultime 24 ore è di +99.108 contro i +97.065 di ieri. Il totale dei test, dall’inizio del monitoraggio, è arrivato a 8.509.618. Segno che, nelle ultime settimane, si stanno facendo moltissimi tamponi, soprattutto ai vacanzieri di rientro dall’estero. Le regioni che ne hanno fatto di più sono stati Lombardia, Veneto e Lazio.

I dati di oggi 29 agosto 2020

I dimessi e i guariti oggi sono 208.224 contro i 206.902 di ieri: un boom di +1.322 in appena 24 ore. Un dato incoraggiante che lascia ben sperare. Gli attualmente positivi, invece, sono 23.156 (ieri 23.035, +121 in una sola giornata) mentre i ricoverati con sintomi sono 1.168 (ieri 1.178, quindi -10). Salgono, invece, le terapie intensive: 79 persone (ieri 74, il giorno prima 67), quindi +5. Ed è questo dato che preoccupa gli esperti. In 21.909, adesso, si trovano in isolamento domiciliare (+126) contro i 21.783 di ieri. Le regioni con più contagi sono, oggi 29 agosto, Lombardia, Campania e Lazio rispettivamente con 289, 188 e 171 casi.

I positivi al Covid-19 Regione per Regione

Questi i dati degli attualmente positivi al Coronavirus regione per regione:

Grafiche a cura di Vincenzo Monaco

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ATTUALITÀCoronavirusLombardiaMilanoSanità

Coronavirus, in Lombardia leggero calo nei positivi (+289), nessuna vittima. Ma Milano preoccupa ancora

29 Agosto 2020 - 17:10 Redazione
La provincia di Milano registra 140 nuovi casi. I tamponi sono circa 1.000 in meno rispetto a ieri

Il bollettino del 29 agosto

Leggera flessione nei nuovi casi di Coronavirus in Lombardia. Ieri il numero di positivi era aumentato di +316 unità, oggi si registrano +289 casi di cui 38 debolmente positivi e 9 a seguito di test sierologici. Non ci sono invece nuovi decessi. Questi i dati a fronte di circa 1.000 tamponi in meno: oggi sono +18.701, ieri erano +19.721.

Stabile la situazione nelle terapie intensive, che registrano un solo caso di positività in più rispetto a ieri, portando il totale a 18, mentre sono 13 i ricoveri non in terapia intensiva. I guariti e i dimessi aumentano invece di 98 unità. Quella di Milano si conferma come la provincia con l’aumento di casi più alto: +140, di cui +86 a Milano città.

Le province

Questi i casi di Coronavirus suddivisi per provincia:

  • Milano (+140) di cui +86 a Milano città
  • Bergamo (+18)
  • Cremona (+5)
  • Brescia (+35)
  • Mantova (+7)
  • Varese (+10)
  • Como (+14)
  • Monza e Brianza (+27)
  • Lodi (+3)
  • Sondrio (0)
  • Pavia (+8)

Foto in copertina: ANSA/MATTEO CORNER

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Berlino, migliaia di persone in piazza contro le misure anti-Covid. La polizia scioglie il corteo: «Non rispettato il distanziamento» – Il video

29 Agosto 2020 - 16:44 Carlotta Megali
I manifestanti hanno usato slogan analoghi a quelli utilizzati durante le proteste del 1989: «Aprite i cancelli» e «il popolo siamo noi»

Circa 18mila persone sono scese in piazza a Berlino oggi, 29 agosto, per protestare contro le misure anti-Covid in una manifestazione autorizzata dopo una battaglia in tribunale. Il corteo è stato autorizzato dopo che le autorità l’avevano vietato per ragioni di distanziamento sociale e di sicurezza sanitaria. I manifestanti hanno usato slogan analoghi a quelli utilizzati durante le proteste del 1989 contro la Germania dell’Est: «Aprite i cancelli» e «il popolo siamo noi».

La polizia, presente con circa 3mila unità, ha poi sciolto la manifestazione perché «la distanza minima non è stata rispettata […] nonostante le ripetute richieste», riferiscono le forze dell’ordine. «Non c’è altra possibilità che quella di sciogliere il raduno». Una protesta simile a quella di oggi, con circa 20mila manifestanti, per lo più appartenenti all’estrema destra, si era tenuta il 1 agosto, ma era stata interrotta dalla polizia in quanto i manifestanti non avevano rispettato le norme anti-virus in vigore.

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La Guardia costiera italiana in soccorso della nave di Banksy. I migranti: «Ci sono un morto e tre dispersi» – Il video

29 Agosto 2020 - 16:40 Redazione
L'imbarcazione, di circa 30 metri, si trovava in una condizione di sovraffollamento. Le 219 persone salvate erano ammassate sul ponte e alcune di loro ferite

Dopo il tweet inviato da Louise Michel, la nave battente bandiera tedesca dipinta e finanziata da Banksy, in cui chiedeva l’intervento delle forze armate di Malta e della Guardia costiera italiana, quest’ultima è intervenuta nelle operazioni di salvataggio. Nelle ore passate, la Louise Michel ha salvato circa 130 migranti dalle acque del Mediterraneo. Vista la pericolosità della situazione, la Guardia costiera ha inviato sul posto una motovedetta che ha imbarcato le 49 persone più vulnerabili: 32 donne, 13 bambini e 4 uomini.

Solo poche ore prima, una richiesta d’aiuto, su Twitter: «L’equipaggio è riuscito a mantenere stabile la Louise Michel per quasi 12 ore». Negli appelli lanciati tramite il social network, i migranti saliti a bordo dell’imbarcazione hanno raccontato: «I nostri nuovi amici ci hanno detto che hanno già perso 3 di loro nel loro viaggio. Con il cadavere nella nostra unica zattera di salvataggio, sono 4 le vite perse a causa di Fortress Europe. E stiamo ancora aspettando».

La partenza di Louise e i primi soccorsi

A poche ore dalla partenza, la nave battente bandiera tedesca “Louise Michel” ha già soccorso i primi naufraghi. Ma la situazione a bordo è critica: l’equipaggio continua a lanciare SOS via Twitter mentre si trova in zona Sar maltese, denunciando una condizione insostenibile ed una Europa che «ignora i nostri appelli di emergenza per un’assistenza immediata».

Ieri sera, 28 agosto, dalla nave era arrivata la prima comunicazione della presenza di un morto a bordo. Stamattina, nel suo ultimo Tweet, l’organizzazione ha rinnovato l’appello, specificando che a causa del sovraffollamento del ponte non sono in grado di operare manovre in sicurezza.

«Ripetiamo – scrivono nel messaggio – #LouiseMichel non riesce a muoversi in sicurezza e nessuno sta venendo ad aiutarci. Le persone soccorse hanno subito un grave trauma, è ora che vengano portate in un posto sicuro. Abbiamo bisogno di assistenza immediata». A bordo c’è un equipaggio di 10 persone, al quale si uniscono, su una totale di 30 metri di spazio, 219 sopravvissuti. «Trentatré si trovano ancora su una zattera di salvataggio e il corpo di una persona deceduta era tenuto in un sacco per cadaveri». Molti dei sopravvissuti hanno «bruciature da carburante e sono in mare da giorni. Ora vengono lasciati soli in una zona di ricerca e salvataggio (Sar, ndr) dell’ Unione europea (!)… Fate il vostro lavoro. Salvateli».

Foto copertina: ANSA | Una foto tratta dal profilo Twitter @MSF mostra la nave Louise Michel, finanziata dallo street artist Banksy per soccorrere i migranti nel Mediterraneo

Video in copertina: @LouiseMichel | Twitter

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