L’appello di Liliana Segre ai giovani per i suoi 90 anni: «Tocca a voi. Prendete per mano l’Italia»
Un lockdown passato nella sua casa di Milano e la paura di morire da sola senza i figli e i nipoti. Liliana Segre, 90 anni il prossimo 10 settembre, si racconta in una lunga intervista al Corriere della Sera. Dalla pandemia al ricordo di Auschwitz. Fino a un accorato appello ai giovani: «Cari ragazzi, tocca a voi. Prendete per mano i vostri genitori, i vostri professori. In questo momento d’incertezza prendete per mano l’Italia».
In questo 2020 di incertezza, Segre dice di provare ancora speranza: «Mi arriva innanzitutto dalle tantissime storie di eroi sanitari, medici e infermieri che hanno scelto di stare dalla parte giusta. Sono loro i vincenti, non gli sciacalli». E sulla gioventù – tanto attaccata in questi giorni di discoteche e movida – Segre dice: «Purtroppo i vecchi intubati soccombono. Ecco perché – sottolinea – tocca ai più giovani in questo momento passarsi tra loro una parola d’ordine, quella di un sacrificio coraggioso, di essere, finché non avremo un vaccino, come Enea che porta sulle spalle il padre Anchise. Sarebbe davvero un inno alla vita».
Alla domanda se tornerà ad Auschwitz Segre risponde che non lo farà: «Lì ho perso le persone più care. Mio padre è stato la figura più importante della mia vita. Mia madre Lucia è morta quando avevo un anno e mezzo, così lui è stato tutto». Infine – aggiunge Segre – «Resta il grande nodo irrisolto della mia vita. Il dolore più grande del mondo ce lo siamo dati reciprocamente: io per la sua perdita, lui perché quando ha lasciato la mia mano sulla rampa di Auschwitz-Birkenau, non credo pensasse che ce l’avrei mai fatta».
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