Scuola, la rivolta dei prof: «Noi sotto accusa, ma sono i medici di base a non volerci fare i test». E l’associazione di categoria conferma – Le interviste
«Non è vero che noi insegnanti non abbiamo voluto sottoporci ai test sierologici anti-Coronavirus. La verità è che i medici di base si sono rifiutati di farceli. Ci dicono che non servono, che hanno paura a esporsi al contagio e altri ancora sostengono di non avere il kit». A parlare a Open è Eleonora Belli, docente di storia dell’arte al Liceo classico-artistico di Terni, in Umbria.
«Test a tutti o a nessuno»
Proprio ad Open il vicesegretario della Federazione italiana medici di famiglia, Domenico Crisarà, ha denunciato che molti professori hanno detto di no all’attività di screening fortemente voluta dall’Istituto superiore di sanità in vista del rientro a scuola del 14 settembre. Secondo i suoi dati addirittura un insegnante su tre ha detto no. Il personale – è bene ricordarlo – non è obbligato a sottoporsi ai test. E la professoressa Belli difende i colleghi che hanno esposto dei dubbi, almeno sul principio: «Se lo Stato ritene che questa pandemia sia pericolosissima – dice – dovrebbe rendere obbligatori i controlli non solo per i docenti ma anche per gli studenti. Chi ci protegge da eventuali ragazzi positivi al Covid? O si fa a tutti o a nessuno, altrimenti non ha senso».
«Faremo il doppio del lavoro, sarà un duro rientro»
«Io ovviamente ho il timore di rientrare a lavoro, per me e per la mia famiglia, ma ho anche tantissima voglia di fare didattica in presenza. Su una cosa sono sicura: faremo il doppio del lavoro. È una bomba ad orologeria. Ad esempio, come facciamo a far stare i ragazzi seduti in classe per sei ore, senza ricreazione e senza alcun contatto con altre classi? Sarà un duro rientro» ci confida.
«Ho fatto il test con altre 163 persone, un assembramento»
Ma le parole più amare sono nei confronti dei medici di base, proprio quelli che – volenti o no – parlando degli insegnanti che non volevano fare i test hanno dato fuoco alla polvere della polemica anche violenta, specie sui social: «Non rispettano quello che gli è stato chiesto dal ministero. Ci sono colleghi che non riescono a fare il test perché praticamente impossibile, altri che lo hanno fatto a pagamento, altri ancora, come me, che, dopo il no del medico di famiglia, sono stati costretti ad andare in un punto Usl. Con me quella mattina c’era un assembramento di 163 persone. E, io per fortuna, sono risultata negativa».
La replica dei medici di famiglia
Sono i medici di base il punto debole di quella che dovrebbe essere una catena di collaborazione e solidarietà? Contattato da Open, il medico di medicina generale e vicesegretario della Federazione di categoria Fimmg (Federazione italiana medici di famiglia) Domenico Crisarà conferma tutto. Se ci sono insegnanti che dicono no, analoghi problemi si registrano anche da parte dei medici d famiglia: «Un 35% di colleghi si rifiuta di fare questi test. Neanche fosse l’obiezione di coscienza. Sarebbe stato meglio se fosse stato obbligatorio sia per noi che per i docenti così da evitare tutto questo. Non è vero, poi, che non ci sono kit e non ha senso dire che hanno paura di esporsi al contagio. A questi medici andrebbe ritirata la laurea in medicina perché o sono in malafede o sono ignoranti. Stando al loro ragionamento, non dovrebbero più visitare nessuno visto che molti pazienti sono asintomatici».
Infine lancia un messaggio forte e chiaro ai docenti: «Il 25% ci ha detto che non vuole farlo, che non ha tempo e in alcuni casi hanno anche espresso giudizi scientifici senza alcun fondamento sull’utilità o meno dei test sierologici. Ritengo che ognuno debba fare il proprio mestiere. Forse i professori non hanno capito l’obiettivo di questo screening: serve a fotografare la situazione attuale, non significa che poi non verranno più monitorati. Anzi. Noi vogliamo capire quale sia l’incidenza del virus nel mondo della scuola, tutto qui».
Intanto sul fronte sanità, è previsto per oggi il vertice decisivo sui trasporti in orario scolastico: al lavoro ci sono i ministri Francesco Boccia e Paola De Micheli.
Foto in copertina di repertorio: ANSA/JESSICA PASQUALON
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