Corsi di recupero, le scuole di Milano in ordine sparso. Dai timori del preside alla studentessa tornata dalla Sardegna (senza tampone): il racconto del primo giorno
«No mi spiace, i ragazzi non ci sono, i corsi di recupero li facciamo online», «I corsi? No. Da noi partono il 4 settembre», «Oggi non c’è nessuno, stiamo ancora preparando tutto, i ragazzi che devono recuperare li aspettiamo dal 7 settembre». A Milano la prima prova di riapertura delle scuole non è valsa per tutti. Ascoltando le voci degli istituti che hanno aperto i battenti per il recupero di programmi e insufficienze, ci si imbatte anche in scuole che hanno vissuto un primo settembre ancora di preparazione e preoccupazione.
Percorrendo le strade centrali della città lombarda, dalla porta a vetro del Liceo Classico Manzoni si vede fermento, ma dei ragazzi neanche l’ombra. «Non si è partiti», spiegano gli operatori scolastici, «cominceremo il 7 settembre, intanto si prende un po’ più di temo perché tutto sia in ordine». È il personale Ata a presidiare anche l’entrata del Tecnico Industriale Carlo Bazzi di via Cappuccio, nessuno studente, ma i corsi di recupero sono partiti online. Dodici giorni di didattica a distanza «e poi dal 14 tutti in classe», come informa il personale scolastico all’ingresso.
L’ultimo ripasso sulla scalinata della scuola
È il primo settembre, e nonostante le strade sembrino ancora vuote di zaini e schiamazzi, davanti all’Istituto Professionale Bonaventura Cavalieri qualcosa, o meglio qualcuno, sembra muoversi. Porte spalancate e un piccolo gruppo di studenti ai piedi della scalinata d’ingresso. Zaino, mascherina e quaderni in mano, spiegano di dover sostenere, oggi e domani, «gli esami di idoneità».
Come accade spesso nel caso degli studi professionali, gli studenti che svolgono i primi quattro anni in un istituto devono poi trascorrere l’ultimo in una diversa struttura scolastica, dove poter terminare il percorso e sostenere l’esame di stato finale. È il caso di Gaia Sibillino, una delle alunne intenta a ripassare sulla scalinata, e dei suoi compagni, che questa mattina hanno inaugurato la riapertura del Cavalieri. «Ci hanno inviato tutte le istruzioni per poter venire a sostenere oggi l’esame in sicurezza», spiega Gaia, facendo vedere la mail ancora salvata sul telefonino.
Interrogazioni orali, e in presenza, dunque, che andranno avanti anche nella giornata di domani. «Siamo contenti di rientrare, ma sembra tutto così strano». Laura Alevi, 19 anni, ha appena finito la sua interrogazione. Rigorosamente con la mascherina indossata, ha deciso di non toglierla neanche quando, a inizio esame, si è seduta davanti alla docente di italiano e storia, con il metro di distanza ampiamente rispettato. «Meglio tenerla, penso anche alla mia famiglia» dice Laura, che saluta i suoi amici e torna casa in attesa di ricevere l’esito e il voto del suo esame tramite mail.
«Educazione civica per difendersi dal virus»
Ha deciso così il dirigente Giovanni Maliandi, che nel suo ufficio è impegnato a scrivere un documento importante: «Sto preparando una comunicazione per studenti, famiglie, docenti e personale scolastico con tutte le singole precauzioni che nei giorni prossimi dovranno rispettare, ci sono 1.200 ragazzi, dobbiamo prepararci bene». E proprio a questo proposito il preside spiega che le prime lezioni della riapertura saranno di «educazione civica anti Covid». I docenti di tutti le materie dunque ripeteranno in modalità e forme differenti le prescrizioni anti virus confrontandosi con i ragazzi sul momento vissuto e formandoli con lezioni ad hoc.
Quel tampone ancora da fare
La giovane studentessa Anna Panariello è in fila insieme ai compagni per poter entrare in aula, racconta di essere tornata dalla Sardegna pochi giorni fa. «L’appuntamento per il tampone non me lo hanno ancora dato, ho chiesto alla scuola se fosse previsto qualche intervento da parte loro ma mi hanno detto di no quindi è una situazione un po’ in bilico». Ingenuità o noncuranza, fatto sta che la giovane entra a scuola, con mascherina e distanziamento come da prescrizione, ma con un test da dover effettuare.
A questo proposito il dirigente ribadisce che non può far altro se non affidarsi al buon senso dei ragazzi e delle famiglie: «Oltre a mascherina e distanziamento, gli studenti dovranno presentare una dichiarazione in merito ai luoghi in cui sono stati in vacanza, quello che possiamo sperare è che famiglie e studenti siano responsabili dei loro movimenti e di eventuali tamponi da dover effettuare».
Mentre il da farsi non è ancora del tutto completamente chiaro, all’ingresso dell’Istituto Cavalieri, stamattina più affollato del solito, si avvicina un corriere con partite di igienizzante da scaricare. Forniture preziose per i giorni che verranno e che il personale comincia a smistare.
I ragazzi intanto sono in attesa di entrare. Disposti in fila, due alla volta vengono chiamati per la fase preliminare. Il banchetto poco distante dalla classe è il primo pit stop necessario. Misurazione di temperatura, igienizzante per le mani, mascherina e poi in aula, dove ad attenderli ci sono i docenti. «La cosa più bella è poterli vedere dal vivo», dice la prof. Marta Ruggeri. Docente di italiano e storia, è seduta sul suo banco singolo, finestra aperta e metro di distanza rispettato, sorride agli studenti con gli occhi.
Nei corridoi, il personale Ata controlla che tutto si svolga entro le regole: «La tensione nel dover gestire i ragazzi questa mattina c’è» dice uno di loro, «nonostante siano poco più che due classi. Sarà ancora più dura quando arriveranno tutti. Non sappiamo ancora bene neanche la data in cui ripartiranno i recuperi».
E in effetti al Cavalieri la data di inizio dei corsi di recupero sarà decisa dal collegio dei docenti che si riunirà nei prossimi giorni. «Forse il 3 o il 4» ipotizza il preside, mentre gli esami di idoneità rimarranno le priorità anche per la giornata di domani.
«Ce l’ho messa tutta per prepararmi», dice Andrea, l’ultimo della fila che aspetta di poter entrare per sostenere l’esame. A metà luglio ha dovuto affrontare gli esami finali del quarto superiore, una data posticipata per via della pandemia e che ha tolto tempo prezioso ai ragazzi per poter preparare l’idoneità di settembre. «Un mese circa per riuscire a preparare sei materie non è proprio semplice» continua il giovane. Ma l’atipica condizione del rientro non spegne l’entusiasmo: «Bello poter tornare qui, non me lo aspettavo. Brunelleschi è l’argomento preferito di cui vorrei parlare, speriamo il prof. me ne dia la possibilità».
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