Mascherine a scuola, i medici avvertono: «Vanno indossate il più possibile. Ci aspettiamo il ritorno del malati gravi»
«Il ritorno a scuola è una sfida che non si può perdere», ma «la mascherina va portata il più possibile anche in classe e distanze e igiene personale vanno fatte rispettare severamente». Così Filippo Anelli, presidente della Federazione degli ordini dei medici, che in un’intervista a La Stampa fa il punto sulla pandemia di Coronavirus in vista della riapertura delle scuole e della stagione autunnale.
«Sarebbe utile fornire agli istituti dei termoscanner automatici – ha spiegato Anelli -, così da sgravare le famiglie da ogni responsabilità. E sui mezzi pubblici va garantito il distanziamento, dunque servirebbe una riorganizzazione di traffico e orari. Però tutto questo non ha senso se non si punta di più sull’educazione», ha osservato.
Anelli si è poi soffermato sul tema della medicina scolastica: «Ci vorrebbe un medico di raccordo tra i pediatri, il dipartimento di vaccinazione e il personale scolastico. Non può essere un infermiere – ha proseguito -, ma un professionista come i medici della continuità assistenziale, tra l’altro già disponibili e pronti senza bisogno di concorsi».
Quanto al possibile andamento della pandemia Anelli ha affermato che «siamo nella stessa situazione di dicembre, quando il virus ci prendeva di sorpresa. Ora i tamponi consentono un controllo, ma ci sono tanti asintomatici. Dunque ci aspettiamo un ritorno del contagio e pure dei casi gravi. Purtroppo prima o poi le fasce più deboli svilupperanno di nuovo le polmoniti. Per questo servono prudenza e rigore nella riapertura di scuole, uffici e nella riorganizzazione dei mezzi pubblici».
Cosa manca ancora agli ospedali
Nonostante gli interventi, secondo Anelli, agli ospedali «servono 10 mila medici specialisti per alzare la qualità del sistema sanitario. Ce ne sono 25 mila senza formazione post laurea e solo 15 mila di loro potranno completare il percorso di formazione. Un bell’investimento, ma pure una programmazione necessaria, che da noi è saltata completamente».
Sulla sicurezza del personale sanitario il presidente è stato chiaro: «Non possiamo far morire 176 medici come nei mesi scorsi. Le aziende sanitarie ora devono fare rifornimento di dispositivi di protezione e darli anche ai medici di base. Avevamo suggerito di organizzare sul territorio delle unità di continuità assistenziale per le visite domiciliari in sicurezza, ma non ci hanno ascoltato».
«Resta poi un altro problema i farmaci anti-Covid sono prevalentemente di utilizzo ospedaliero e non disponibili sul territorio, mentre un’assistenza locale sgraverebbe gli ospedali. Per non parlare della possibilità di teleconsulti veloci con uno specialista», conclude Anelli.
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