La missione in Libia di Di Maio per riportare le aziende italiane a Tripoli: rispunta il progetto dell’autostrada offerta da Berlusconi a Gheddafi
Il ministro degli Esteri Luigi Di Maio vola a Tripoli. Accompagnato dal sottosegretario Manlio Di Stefano – che verrà presentato come l’uomo di riferimento nei rapporti bilaterali -, Di Maio porta avanti l’obiettivo di inserire l’Italia nel progetto di finanziamento delle infrastrutture libiche. Sulla scia del Trattato di Bengasi stipulato tra Silvio Berlusconi e Mu’ammar Gheddafi nel 2008, la prospettiva è quella di puntare sui progetti in sospeso della cosiddetta autostrada della pace e dell’aeroporto internazionale di Tripoli.
Quello nella sede del governo di Fayez al-Sarraj è il primo viaggio estero di Di Maio dopo il rientro dalle ferie. Una mossa che arriva in ritardo rispetto a quella di metà agosto operata da Turchia e Qatar: con un accordo militare e finanziario triangolare, lo stato del Glofo Persico si è impegnato a finanziare la ricostruzione delle infrastrutture in Libia, martoriate da un decennio di instabilità e da 17 mesi di guerra civile (e per procura) tra al-Sarraj e il generale della Cirenaica Khalifa Haftar.
Comunque, approfittando del cessate il fuoco annunciato il 21 agosto – e la conseguente ripresa delle esportazioni di petrolio -, l’Italia punta ora a fare della Libia un partner commerciale privilegiato. Tra i due Paesi è in vigore già un memorandum per la “gestione” delle partenze dei migranti (cioè per impedirne le partenze verso la costa italiana), attraverso il quale l’Italia finanzia la sedicente guardia costiera libica e, indirettamente, i centri di detenzione.
L’obiettivo prossimo è quello di prevedere dei fondi da stanziare già nella Legge di Bilancio. Per quanto riguarda l’autostrada costiera, che nel progetto del 2008 sarebbe dovuta costare 5 miliardi, si tratta di un tratto di strada di circa 1.700/2.000 chilometri che partirebbe da Ra’s Ajdìr, quasi al confine con la Tunisia, e arriverebbe a Assaloum, vicino all’Egitto.
La visita di Di Maio arriva anche in concomitanza alla sospensione del ministro dell’interno Fathi Bishaga, che nei mesi scorsi aveva coordinato le spedizioni contro Haftar. Secondo al-Sarraj, Bishaga non avrebbe gestito bene le proteste popolari delle ultime settimane (e il sospetto è che sia anche coinvolto nel loro fomento). In ogni caso, la tensione tra Bishaga e al-Sarraj non è una buona cosa per l’Italia, che con il ministro ha rapporti solidi anche in virtù dei precedenti accordi. Toccherà a Di Maio (così come all’Ue e agli Usa, si intende) mettere una buona parola per la riconciliazione.
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