La modella Armine dopo gli insulti: «A parole è facile dirsi aperti: la verità è che hanno paura»
«Onestamente non ho idea del perché in Italia si parli tanto di me». Ha 23 anni Armine Harutyunyan, la prima modella d’alta moda armena della storia. Negli ultimi giorni in Italia non si è fatto che parlare di lei: tirando in ballo la sua collaborazione con Gucci (risalente a un anno fa), Harutyunyan è stata coperta di critiche per il suo aspetto fisico poco in linea con il canone di bellezza classico. Nonostante i progressi raggiunti nel terzo millennio, il criterio del “bello” nel giudizio degli esseri umani resta ancora ben saldo nelle menti degli italiani (e non solo). E continua a fare danni.
«Non posso certo vietare alla gente di parlare. Ma posso ignorarla», dice in un’intervista a Repubblica. Sui social non ha ancora commentato quanto accaduto, e forse non è nemmeno intenzionata a farlo («per ora non mi sembra necessario»). Alla fine, dice, «è un problema loro, non mio. Io sono più di una faccia e non ho tempo di farmi abbattere».
Non è certo la prima volta che la modella fa i conti con parodie e critiche. Quando era stata scelta dall’art director Alessandro Michele per la sfilata di Gucci – casa di moda che ormai da anni cavalca l’onda della moda inclusiva -, la televisione turca non le aveva risparmiato prese in giro. «A parole è facile essere aperti al nuovo – dice – ma poi, quando si trovano davanti a qualcosa che non capiscono, le persone non sanno come reagire, e allora attaccano. Non vale la pena di preoccuparsi di loro: hanno solo paura».
L’ipotesi che quella di Gucci sia stata un’operazione di marketing sulla sua pelle non trova d’accordo la modella: «Senza Michele – commenta – io non avrei mai potuto essere una modella. Amo la sua visione e non credo che sia solo un modo per far parlare».
Per quanto riguarda la fake news in merito al suo saluto romano a piazza Venezia a Roma – scelta indubbiamente un po’ naif – Armine ha smentito categoricamente il riferimento al fascismo: Volevo solo rendere omaggio agli antichi Romani. Era uno scherzo, e basta! Non so come qualcuno ci abbia potuto vedere dell’altro».
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