Trump vs Biden, il rush finale per la Casa Bianca: cosa aspettarsi dai dibattiti presidenziali, tra pandemia e Black Lives Matter
Le elezioni statunitensi del prossimo 3 novembre non avranno eguali nella storia del Paese. Almeno per quanto riguarda l’incertezza data dalla pandemia. Con convention semideserte e dubbi sulle modalità di voto, Donald Trump e Joe Biden guardano ora ai tre dibattiti presidenziali. In programma il prossimo 29 settembre, il primo confronto si terrà all’università di Cleveland. Per poi chiudere, prima del martedì di novembre, con le date del 15 e del 22 ottobre. Tre occasioni per convincere gli elettori americani ad andare alle urne – o, se sarà possibile, ad aprire il proprio indirizzo email – e scrivere il nome di uno dei due candidati.
Debolezze e punti di forza
Gli eventi delle ultime settimane, oltre alla pandemia da Coronavirus, con il ferimento dell’afroamericano Jacob Blake e il ritorno nelle strade del movimento Black Lives Matter lasciano sul tavolo una partita tutt’altro che chiusa. Così come la convention repubblicana da cui «Trump è uscito con molto entusiasmo: è sicuramente uno dei suoi punti di forza», spiega a Open Jonathan Zogby, amministratore delegato di ZogbyAnalytics, istituto americano di ricerca e sondaggi elettorali. Nel giorno di chiusura della convention repubblicana Trump è tornato a rivolgersi alla base più fedele dei suoi elettori con il messaggio del Law and Order: «Il presidente americano non cerca il voto dei moderati, o degli indecisi. L’amministrazione punta sulla base dell’elettorato: americani bianchi, della classe media e delle zone rurali», dice Zogby.
Dalla pandemia al Black Lives Matter. Gli assi nelle mani dei due candidati
Per Joe Biden i dibattiti saranno una sfida per schivare le critiche dell’establishment repubblicano sulla sua età. «C’è chi lo vede fisicamente inadatto e debole per guidare il Paese», aggiunge Zogby secondo cui l’ex vicepresidente potrebbe avere più problemi a tenere il palco rispetto a Donald Trump, abituato alle telecamere e a comportarsi come un intrattenitore. Ma Biden ha altre carte. La gestione della pandemia da parte dell’amministrazione Trump gioca a favore del democratico. Dalla mancanza di materiale sanitario alle dichiarazioni sulle mascherine, la lista è lunga e i repubblicano lo sanno.
«Per questo proveranno – come è solito fare Trump – a spostare l’attenzione dei media con il caos nelle strade di Portland e in altre città americane», dichiara invece a Open Kyle Kondik, commentatore politico e direttore di Sabato’s Crystal Ball, la newsletter sulle elezioni americane del Center for Politics dell’università della Virginia. «Biden sta già provando a distanziarsi dalle sommosse e dalla violenza di alcuni manifestanti e dare la responsabilità a Trump», aggiunge Kondik. Il 31 agosto il presidente americano ha offerto il suo sostegno al teenager colpevole di aver sparato e ucciso due manifestati a Kenosha «per legittima difesa», ha detto Trump. «C’è il rischio che il movimento anti razzista venga dipinto come estremista e per questo deve assolutamente estraniarsi e ricordare che non c’è alcun tipo di accondiscendenza verso la violenza», dice Zogby.
La sfida per la vicepresidenza
Ma a catturare l’attenzione e l’eccitazione – nonostante la poca rilevanza in termini di influenza del voto – sarà anche il dibattito tra i due candidati alla vicepresidenza. Kamala Harris e Mike Pence si affronteranno sul palco il prossimo 7 ottobre. Sarà importante soprattutto per i repubblicani, per screditare ancora una volta Biden riguardo alla sua età, fa notare Zogby. L’ex vice di Obama, nel caso di vittoria, entrerebbe alla Casa Bianca come il più vecchio presidente della storia americana e con la stessa età che aveva Ronald Reagan quando terminò entrambi i mandati. «Soprattutto i democratici guarderanno al dibattito e alla performance di Kamala come a quella di un futuro candidato alla presidenza degli Stati Uniti», aggiunge Zogby secondo cui è improbabile che Biden possa correre per un secondo mandato.
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