Rapporto Gimbe, i segnali della ripresa della pandemia: ricoveri saliti del 30% in una settimana. In terapia intensiva del 62%
No, non arrivano buone notizie dal consueto monitoraggio settimanale dei contagi di Coronavirus in Italia realizzato dalla Fondazione Gimbe per il periodo tra il 26 agosto e il 1 settembre. Rispetto a una settimana prima, infatti, si registra un aumento di quasi il 40% dei nuovi casi (+37,9%) dei nuovi casi: 6.538 una settimana fa, 9.015 questa settimana.
I casi attualmente positivi crescono del 52,2%, così come cresce il numero dei pazienti sintomatici – 1.380 nell’ultimo report a fronte dei 1.058 della settimana prima – e di quelli in terapia intensiva (107 vs 66). Cresce anche il numero delle vittime, lievemente: 46 dal 26 agosto al 1 settembre, 40 la settimana prima.
Ecco i dati in dettaglio del nuovo report:
- Decessi: +6 (+15%)
- Terapia intensiva: +41 (+62,1%)
- Ricoverati con sintomi: +322 (+30,4%)
- Nuovi casi: 9.015 (+37,9%)
- Casi attualmente positivi: +7.040 (+ 52,2%)
- Casi testati +86.515 (+28%)
- Tamponi totali: +116.184 (+24%)
«Nell’ultima settimana continua l’ascesa del numero di nuovi casi e delle persone attualmente positive, conseguente sia all’incremento dei casi testati, sia al costante aumento del rapporto positivi/casi testati», spiega Nino Cartabellotta, Presidente della Fondazione Gimbe. E si consolida il trend in aumento delle ospedalizzazioni con sintomi e si impenna quello dei pazienti in terapia intensiva.
«Si tratta di segnali che vanno tutti nella direzione di una ripresa dell’epidemia nel nostro Paese, sia in termini epidemiologici che di manifestazioni cliniche, proprio alla vigilia del momento cruciale della riapertura delle scuole».
I focolai aumentano progressivamente e così portano a una crescita esponenziale dei nuovi casi che, spiega ancora Gimbe, sono «prevalentemente autoctoni, in parte da rientro di vacanzieri e, in misura nettamente minore, di importazione da stranieri».
«L’impennata della curva dei contagi si riflette in maniera sempre più evidente sull’aumento dei pazienti ospedalizzati», dice ancora Cartabellotta. Si tratta ancora, per il momento, di numeri “piccoli” che «non configurano alcun segnale di sovraccarico dei servizi ospedalieri, ma il trend in costante aumento insieme all’incremento dei contagi invitano a mantenere la guardia molto alta nelle prossime settimane».
September 3, 2020
Le regioni
L’epidemia continua a distribuirsi con grandi differenze a seconda delle diverse regioni. In testa, dei 26.754 casi attivi al 1 settembre, ci sono Lombardia, Lazio ed Emilia Romagna: qui si concentra il 50,2% dei contagi (7.082 in Lombardia, 3.285 nel Lazio e 3.061 in ER).
Seguono Veneto (2.460), Campania (2.292), Toscana (1.581), Piemonte (1.464), Sicilia (1.152), Puglia (860), Sardegna (837), Liguria (560), con l’ulteriore 41,9%. I restanti 2.120 casi, pari al 7,9% del totale, si distribuiscono nelle rimanenti 8 Regioni e 2 Province autonome «con un range che varia dai 30 della Valle d’Aosta ai 406 dell’Abruzzo».
«Non possono essere più tollerati comportamenti individuali irresponsabili, esempi scellerati di cattivi maestri, né tantomeno correnti antiscientiste e manifestazioni di piazza che, sotto il falso scudo della libertà, mettono a repentaglio la salute della popolazione», tuona Cartabellotta commentando i numeri in «innegabile, preoccupante ascesa».
In copertina ANSA/Mourad Balti Touati | Una dottoressa esegue il tampone rileva Covid su una ragazza all’Ospedale San Paolo a Milano, 1 settembre 2020.
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