In Evidenza Benjamin NetanyahuDonald TrumpGoverno Meloni
ESTERIAustraliaCoronavirusMascherinePoliziaSanitàUSAVaccini

Coronavirus, patto sul vaccino tra le case farmaceutiche rivali: pronto solo con prove certe. Scontri in Australia al corteo no-mask: la polizia mette le mascherine con la forza

05 Settembre 2020 - 06:50 Redazione
Sono oltre 25,5 milioni i contagi nel mondo di Coronavirus, secondo la Johns Hopkins University, mentre le vittime hanno toccato quota 873 mila. Dopo gli Stati Uniti con 6,2 milioni di casi e 187 mila morti e il Brasile con 4 milioni di infezioni e 125 mila decessi, cresce rapidamente l'India vicina ai 4 milioni di contagi e con 68 mila morti

Usa

EPA/MICHAEL REYNOLDS | Un’infermiera testa una persona a bordo della sua auto sul Coronavirus nel distretto di Columbia, a Washington

Arriva un impegno congiunto sulla sicurezza e il rispetto degli standard da applicare al vaccino contro il Coronavirus dalle grandi case farmaceutiche in competizione tra loro. Come ha anticipato il Wall Street Journal, colossi come Pfizer, Moderna, Johnson & Johnson, GlaxoScmithKline e Sanofi stanno per diffondere un accordo che li impegna pubblicamene a non chiedere l’approvazione dei vaccini da parte dei governi finché non ci saranno le dovute certezze sulla sicurezza dei loro prodotti.

In una bozza del comunicato pubblicato sul quotidiano economico, le aziende spiegano che il loro impegno congiunto punta ad «aiutare e assicurare la fiducia pubblica sui vaccini Covid-19, che alla fine saranno approvati e sul rispetto del processo regolamentare con cui sono valutati». Le richieste di approvazione, spiegano le big della farmaceutica, partiranno solo sulla base di «sostanziali prove di sicurezza ed efficacia».

Una mossa che arriva dopo giorni di annunci e fughe in avanti, a cominciare da quella della Casa Bianca, con Donald Trump che ha previsto la prima distribuzione di un vaccino entro la fine dell’anno. Ne è seguita la comunicazione della Fda ai funzionari sanitari Usa con la quale si prevedeva la distribuzione per i primi 2 milioni di soggetti a rischio già a fine ottobre.

Australia

EPA/JAMES ROSS | Un manifestane no-mask arrestato dalla polizia a Melbourne al quale è stata messa la mascherina con la forza

Sono scattati i primi 20 arresti a Melbourne in Australia, dove proseguono le manifestazioni contro le regole anti-contagio in emergenza Coronavirus è degenerata in scontri e violenze contro la polizia. Uno degli arrestati aveva preso a pugni un agente, riporta il Guardian, prima di essere bloccato dalla polizia che gli ha fatto indossare la mascherina con la forza e lo ha ammanettato.

Nello stato australiano di Victoria sono attese diverse manifestazioni di protesta a pochi giorni dall’introduzione di nuove regole più restrittive per il contenimento dei contagi. Tra gli obblighi più contestati c’è il coprifuoco imposto dalle 20 alle 5, oltre che un forte limite sugli spostamenti e sulla distanza concessa dalla propria abitazione. Ai manifestanti, il primo ministro di Victoria, Daniel Andrews, ha detto: «Non è intelligente, non è sicuro, non è lecito ed è assolutamente egoista essere là fuori a protestare. L’unica lotta in cui dovremmo essere coinvolti – ha spiegato – è contro questo virus».

Leggi anche:

Articoli di ESTERI più letti