Referendum, Di Maio: «Con il sì la politica taglia i propri privilegi». E rilancia un altro taglio: quello degli stipendi dei parlamentari
«Negli anni la politica ha spesso tagliato i diritti dei cittadini: la sanità, la scuola, i trasporti, l’assistenza alle fasce più deboli. Ma non ha mai pensato di tagliarsi autonomamente i propri privilegi, di rivedere le spese interne, di riallineare i propri numeri a quelli degli altri Paesi Ue». Il ministro degli Esteri Luigi Di Maio torna a sostenere il “sì” al referendum sul taglio dei parlamentari, con un lungo post su Facebook, a due settimane dalle urne. «Oggi – scrive Di Maio – spendiamo 300mila euro al giorno in più degli altri Stati europei per mantenere 345 parlamentari che non ci servono, 345 parlamentari che gli altri Paesi non hanno».
«Dobbiamo cambiare rotta – ha insistito il ministro degli Esteri -, l’Italia deve iniziare ad avere una visione, dobbiamo aprire quella fase di rinnovamento e modernizzazione che aspettiamo da trent’anni. Come vedete ci stanno dando tutti ragione: costituzionalisti, istituti di ricerca, tutti, gli unici contrari sono quelli che si sono battuti per riprendersi i vitalizi, che coincidenza».
Questa mattina a Foggia invece Di Maio ha attaccato chi sostiene che, con questo taglio, si attenti alla democrazia: «Ci vengono a dire che tagliare il numero dei parlamentari è un problema di democrazia. Come mai la Germania che ha più abitanti di noi ha solo 700 parlamentari e noi ne abbiamo 945? Votare “sì” è un’opera di modernizzazione di questo Paese. Portiamo l’Italia a livello europeo e risparmiamo pure 300mila euro al giorno».
Taglio degli stipendi dei parlamentari? «Sì, dopo il referendum»
«Adesso non serve tagliare i parlamentari, dicono quelli del “no”, bisogna tagliare gli stipendi dei parlamentari. Niente di meno… sono otto anni che ve lo stiamo chiedendo e che noi lo facciamo, con consiglieri regionali, parlamentari, ministri, e chi non ci crede può andare a vedere. Io da capo politico ho espulso un mare di gente negli anni che non restituiva lo stipendio, perché poi ci sta sempre chi non lo fa, però da noi se ne va, e lo dico perché adesso una parte dei parlamentari è diventata tifosa del taglio degli stipendi dei parlamentari».
Ad Andria, durante una iniziativa elettorale con la candidata M5s alla presidenza della Regione, Antonella Laricchia, e al candidato sindaco di Andria, Michele Coratella, Di Maio ha affrontato un altro tema storico per il M5s: il taglio agli stipendi dei parlamentari. «Io vi propongo un patto – ha detto – noi cittadini votiamo “sì” il 20 e 21 settembre al taglio dei parlamentari, e il 22 settembre tagliamo pure lo stipendio dei parlamentari, per legge questa volta, non per iniziativa dei singoli parlamentari come facciamo noi».
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