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Berlusconi ricoverato, Zangrillo: «A marzo sarebbe morto con una carica virale così alta». E sul virus: «Non è mutato ma si manifesta in forma diversa»

10 Settembre 2020 - 23:09 Redazione
«A marzo-aprile lo avrebbe ucciso? Assolutamente sì, molto probabilmente sì, e lui lo sa». Ora il leader di Forza Italia è in condizioni «più che soddisfacenti» e l'epilogo della malattia potrebbe essere vicino

«La carica virale del tampone nasofaringeo di Berlusconi era talmente elevata che a marzo-aprile, sicuramente non avrebbe avuto l’esito che fortunatamente ha ora. Lo avrebbe ucciso? Assolutamente sì, molto probabilmente sì, e lui lo sa». Sono queste le parole di Alberto Zangrillo, primario di Terapia intensiva del San Raffaele, a proposito delle condizioni di salute di Silvio Berlusconi, ricoverato da una settimana con un principio di polmonite bilaterale prodotto dalla positività al Coronavirus.

«E non è una boutade per esagerare visto il personaggio di cui si parla – ha aggiunto il medico personale del leader di Forza Italia, ospite di Piazzapulita su La7 – ma è un cercare di rimanere aderenti alla realtà». Il dottore ha poi aggiunto che Briatore e Berlusconi sono in condizioni «più che soddisfacenti», facendo intendere che entrambi i pazienti stanno meglio. E concludendo: «Per loro credo che l’epilogo di questa malattia sia vicino». Nel bollettino della giornata aveva detto che l’ex premier sta rispondendo in maniera ottimale alle terapie.

Per quanto riguarda invece la fase 3 dell’epidemia, Zangrillo ha spiegato che il virus non è mutato, ma probabilmente «si sta adattando all’ospite in modo diverso. Non bisogna generalizzare sulle terapie – ha precisato – ma sono fondamentali l’osservazione e la tempestività». Dunque per il medico nell’interazione fra il virus e il soggetto colpito succede qualcosa di diverso, rispetto a quanto accadeva nei mesi scorsi: «Questo non significa dire che il virus non c’è più ma che si sta manifestando in forma differente – ha sottolineato -. Non lo sostengo io, lo sostengono la medicina, tutti i medici che hanno avuto a che fare con il virus e tanti pazienti».

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Fondi Lega, arrestati tre commercialisti coinvolti nell’inchiesta su Lombardia Film Commission

10 Settembre 2020 - 22:00 Redazione
I tre professionisti sono vicini al Carroccio. Nello studio di Scillieri era domiciliata la "Lega per Salvini premier", mentre Di Rubba e Manzoni sono stati revisori per i gruppi parlamentari della Lega

Sono finiti agli arresti domiciliari i tre commercialisti vicini alla Lega coinvolti nell’inchiesta milanese nell’ambito della vicenda di Lombardia Film commission e della compravendita di un immobile a Cormano, in provincia di Milano. I tre professionisti – Arturo Maria Scillieri, Alberto Di Rubba e Andrea Manzoni – sono ai domiciliari da questo pomeriggio. I reati che sono loro contestati a vario sono il peculato, la turbata libertà nel procedimento di scelta del contraente e la sottrazione fraudolenta al pagamento delle imposte. Insieme a loro, c’è anche una quarta persona a essere finita ai domiciliari. Si tratta di Fabio Giuseppe Barbarossa.

Va detto che i professionisti sono vicini in qualche modo al Carroccio. Nello studio di Scillieri, per esempio, nel 2017 era domiciliata la “Lega per Salvini premier”, mentre Di Rubba e Manzoni sono stati revisori per i gruppi parlamentari della Lega. Di Rubba fu anche presidente di Lombardia Film Commission, su nomina della giunta guidata da Roberto Maroni. A luglio era stato arrestato Luca Sostegni, prestanome nella compravendita della sede della Film Commission.

Quando a luglio 2020, la guardia di finanza perquisì la sede di Lombardia Film Commission, il leader della Lega Matteo Salvini aveva detto di essere «assolutamente tranquillo»: «Non do giudizi sulle inchieste, non ho paura di niente e di nessuno». Poi era tornato a rifersi ai 49 milioni così: «Inchiesta più inchiesta meno: non so più quante ne ho. Sui soldi in Russia, sui soldi in Svizzera, sui soldi in Liechtenstein. Non ci sono, quindi…». Anche in questa circostanza, la reazione della Lega – arrivata tramite l’ufficio stampa del gruppo del Senato, è stata del tutto simile: «Assolutamente tranquilli, finirà in nulla come tante altre inchieste che cercavano soldi in Russia, in Svizzera o in giro per il mondo che non c’erano».

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Coronavirus, i numeri in chiaro. La fisica Paolotti: «Preoccupano le terapie intensive. Con l’apertura delle scuole si delineeranno gli scenari futuri»

10 Settembre 2020 - 20:10 Giulia Marchina
«Uno degli elementi fondamentali per la scrematura delle diagnosi, oltre a tamponi e controlli, sarà il vaccino anti-influenzale», spiega la fisica Paolotti

Dieci le vittime, 1.597 i nuovi positivi nelle ultime 24 ore. Sono questi alcuni dei dati rilasciati nella giornata di oggi dalla Protezione civile e dal ministero della Salute nel consueto bollettino giornaliero sull’andamento del Coronavirus, in Italia. E se il numero dei decessi rimane relativamente contenuto da un po’ a questa parte, a preoccupare tra le altre cose sono le terapie intensive, come spiega la fisica Daniela Paolotti, ricercatrice della Fondazione Isi. Il numero dei pazienti in terapia intensiva, infatti, continua a salire. «Segno evidente che questo virus non può per niente al mondo essere preso sotto gamba», dice Paolotti.

Come si spiega il numero dei decessi quasi sempre stazionario?

«Si spiegano con il cambiamento di chi, in questi mesi, ha contratto la malattia. Si è abbassata l’età, difficilmente i nuovi pazienti soffrono di patologie pregresse e hanno una maggiore risposta. Sono biologicamente più forti e resistenti alla malattia, per dirla in modo semplicistico».

E le terapie intensive?

«Quelle invece aumentano, e non è una buona cosa. Sappiamo bene che questo dato indica che il virus non ha assolutamente perso il suo tasso di virulenza. Questo quindi ci porta a dire che non è consigliato abbassare la guardia, anzi, ora è da tenere più alta che mai».

Si riferisce alla riapertura delle scuole?

«Esatto, è nelle prossime settimane che si gioca la partita più importante e che determinerà i nuovi scenari per l’autunno e l’inverno. Perché non è solo la questione del ragazzino che va a scuola ed entra in contatto con i coetanei. Si tratta del “ritorno a casa”».

E quindi il coinvolgimento delle famiglie…

«Studenti che ogni giorno torneranno nelle loro case e avranno a che fare con i genitori ma soprattutto con i nonni, la categoria più fragile. Da inizio pandemia li abbiamo protetti facendoli rimanere in casa, chiedendo loro di essere il più parsimoniosi possibile con le uscite. Invece da adesso in poi saranno a stretto contatto con chi il problema, la malattia, potrebbe eventualmente portarla dentro le mura domestiche».

Quindi la medicina sono i controlli, i tamponi…

«Esatto. Finora l’Italia in questo è stata esemplare. Sarà importante continuare con i tamponi – ad oggi, circa 100mila al giorno in media – e soprattutto con gli iter per tracciare i contatti tra positivi e non. Grazie al tracciamento sono stati scovati un terzo dei positivi asintomatici. Non è certo un dato di poca importanza. E poi un’altra cosa…».

Quale?

«Il vaccino anti-influenzale: quest’anno sarà fondamentale. Aiuterà, nel momento in cui si presenti una sintomatologia di un certo tipo, a escludere al 100% l’influenza e quindi a lavorare meglio sulla diagnosi».

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ESTERICaliforniaIncendiSan FranciscoUSAVideo

Incendi in California, il cielo di San Francisco si è colorato di arancione – Il video

10 Settembre 2020 - 19:23 Redazione
Le immagini del cielo che arrivano da San Francisco non hanno alcun filtro cinematografico arancione. Con i raggi solari stoppati dalla coltre di fumo il cielo è rimasto così per ore

Difficile da credere, ma le immagini contenute nella clip non hanno alcun filtro cinematografico. Il video mostra la città di San Francisco totalmente immersa in un intenso colore arancione, un cielo simile ci aspetteremmo di vederlo solo in un film apocalittico. A generare questo spettacolo inquietante, gli incendi che stanno devastando la California e la parte della costa occidentale degli Stati Uniti. Con i raggi solari stoppati dalla coltre di fumo, in molte zone della baia di San Francisco e a Oakland, il cielo è rimasto arancione per ore.

Twitter / Jessica Christian
Twitter / Jessica Christian

Immagini e foto: Twitter / @jachristian
Editing video: Vincenzo Monaco

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ATTUALITÀColleferroInchiesteLazioOmicidiWilly Monteiro Duarte

Omicidio di Colleferro, la prima telefonata al 112: «Un ragazzo è stato menato, potete venire?» – L’audio

10 Settembre 2020 - 19:14 Redazione
Nella clip, l'audio originale della prima chiamata al numero per le emergenze: un'esclusiva dell'agenzia AdnKronos

Sono le 3.25 della notte tra sabato e domenica quando al 112 arriva una telefonata con una urgente richiesta di intervento: «Qui c’è un ragazzo che è stato menato. Potete venire subito, per favore?». La voce è quella di un giovane che dice di trovarsi di fronte al bar di Colleferro, il Due di picche. Nella clip è possibile ascoltare l’audio originale – un’esclusiva di AdnKronos – di questa prima chiamata per richiesta di soccorso al numero per le emergenze.

Il giovane picchiato – Willy Monteiro Duarte, morto per politriaumi e forte shock come dimostrerà l’autopsia – ha «bisogno di un’ambulanza», come risponde la giovane voce, con tono agitato, a domanda dell’operatore. Al numero unico per le emergenze arriveranno altre otto telefonate con richiesta di soccorso. Soccorso che una volta giunto sul posto si rivelerà inutile.

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ESTERIBrexitInghilterraIrlanda del NordLondraRegno UnitoUnione europea

Brexit, l’Ue minaccia Londra con azioni legali per la legge sull’Irlanda del Nord. Il governo: «Parlamento è sovrano»

10 Settembre 2020 - 18:58 Riccardo Liberatore
Mercoledì è stato presentato un disegno di legge che vorrebbe modificare i protocolli sull'Irlanda del Nord, parte integrante dell'Accordo di recesso

Non sono partite affatto bene le nuove consultazioni sulla Brexit. Oggi al termine dell’incontro con il ministro britannico Michael Gove il vicepresidente della commissione europea Maros Šefčovič ha minacciato azioni legali nel caso in cui il Regno Unito non dovesse ritirare il disegno di legge sul mercato interno britannico presentato in parlamento martedì. «Presentando questo progetto di legge», ha dichiarato Šefčovič, il Regno Unito ha «seriamente danneggiato la fiducia tra l’Ue e il Regno Unito. Spetta ora al governo britannico ristabilire questa fiducia».

Scontro sull’Irlanda del Nord

All’origine del nuovo diverbio c’è la questione spinosa dei protocolli per l’Irlanda del Nord, una parte fondamentale dell’accordo sull’uscita del Regno Unito dall’Unione europea, il cosiddetto withdrawal agreement o accordo di recessione. Con il nuovo progetto di legge – ancora in fase di discussione alle Camera dei Comuni – il Regno Unito punta ad eliminare i controlli doganali sulle merci in movimento tra il Regno Unito e l’Irlanda del Nord.

In attesa di un accordo commerciale tra i due blocchi, i ministri britannici avrebbero così facoltà di modificare o annullare le nuove regole che altrimenti entrerebbero in vigore il 1 gennaio 2021. Per l’Unione europa però si tratta di un’inaccettabile violazione dell’accordo e quindi del diritto internazionale. Ma – diversamente da quanto auspicato da Šefčovič – il governo britannico non sembra intenzionato a «ristabilire la fiducia».

La linea di Downing street non è altro che una difesa dell’autonomia di Londra da Bruxelles. In una nota diffusa dopo l’incontro, il governo britannico rivendica il diritto di «precedenza» della legislazione nazionale «sull’Accordo di Recesso». Il parlamento «è sovrano in materia di leggi nazionali» insistono i britannici, respingendo le accuse di incostituzionalità.

L’approccio britannico ai negoziati, dunque, pare essere sempre quello dell’intransigenza, proprio come lo era stato settimana scorsa quando il premier Boris Johnson ha ribadito che le due parti avrebbero dovuto raggiungere un accordo entro il 15 ottobre, altrimenti sarebbe passato il no-deal, dando adito a moltissime speculazioni sulle sue intenzioni. Ma i bluff cominciano ad essere tanti e sempre più concreti.

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DIRITTIAlexei NavalnyCremlinoGiuseppe ConteInchiesteMoscaRussiaVladimir Putin

Caso Navalny, Conte: «Putin mi ha detto che vuole costituire una commissione d’inchiesta». Ma il Cremlino smentisce

10 Settembre 2020 - 18:29 Maria Pia Mazza
«Non escludo che probabilmente ci sia stato qualche malinteso», ha dichiarato il portavoce del Cremlino, Dmitry Peskov

«Il presidente Vladimir Putin, con cui mi sento spesso, mi ha assicurato che la Russia è intenzionata a chiarire l’accaduto, e mi ha anticipato che avrebbe costituito una commissione di inchiesta, e si è è detto pronto a collaborare con le autorità tedesche». A dirlo in una recente intervista a Il Foglio è stato il premier italiano Giuseppe Conte relativamente al caso dell’avvelenamento dell’oppositore politico russo, Alexei Navalny.

Parole che prefiguravano un’inaspettata inversione di rotta da parte del Cremlino, che sul caso ha sempre negato il proprio coinvolgimento sull’accaduto, così come l’assenza di intenzione di procedere a livello penale nei confronti dei responsabili dell’avvelenamento di Navalny, tant’è che l’Unione Europea – e in particolar modo le autorità tedesche – hanno sollecitato Mosca all’avvio di indagini indipendenti sull’accaduto.

Ma l’eco delle dichiarazioni del premier Conte è giunta sino in Russia dove ha trovato una smentita nelle parole del portavoce del Cremlino, Dmitry Peskov, che ha parlato di un «probabile malinteso» tra il presidente russo e il primo ministro italiano. «Sicuramente è stato toccato il tema del paziente di Berlino (Navalny, ndr) e sicuramente il presidente Putin ha informato il suo collega italiano che le azioni pre-investigative sono in corso da un bel po’ di tempo», ha dichiarato Peskov.

Il portavoce di Putin ha tuttavia rimarcato l’intenzione di Mosca di «voler far luce sull’accaduto», ma di non intendere avviare alcun procedimento penale sul caso Navalny, poiché «tutte le analisi degli esperti russi hanno mostrato l’assenza di sostanze tossiche», contrariamente a quanto emerso dalle analisi commissionate dal Policlinico universitario della Charitè di Berlino, dove è tuttora ricoverato l’oppositore russo, e che hanno riscontrato tracce di avvelenamento attraverso un agente nervino del gruppo Novichok.

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«Il paese si è rotto». Così Corrado Stajano lascia il Corriere della Sera

10 Settembre 2020 - 18:17 Redazione
La collaborazione con il giornale durava dal 1987. L'addio in una lettera all'editore Urbano Cairo

Dopo più di trent’anni, ecco un divorzio che segna la fine di un’era: Corrado Stajano lascia il Corriere della Sera. Il giornalista e scrittore novantenne lo ha comunicato attraverso una lettera al presidente della Rcs Urbano Cairo. L’unico commento che il sito Professione Reporter riesce a strappargli è: «Il paese si è rotto». Non dà spazio a polemiche, aggiunge solo: «Ho scritto al presidente, perché il direttore del Corriere io non lo conosco, non l’ho mai visto!». Sono mesi, ricostruisce ancora Professione Reporter, che la firma di Stajano, nato a Cremona nel 1930 e tra qualche giorno novantenne, non compare sulle colonne del Corriere della Sera. E da mesi, da quando la pandemia di Coronavirus ha cominciato a destare le prime preoccupazioni – quindi febbraio – che il giornale non gli chiede nulla. Eppure Stajano è l’autore di libri che hanno fatto la storia della letteratura italiana, come La città degli untori (alla ricerca del cuore e dell’anima di una metropoli), un viaggio attraverso Milano e il suo “cuore di tenebra”, le vie della peste. Alla sua lettera sarebbe seguita una qualunque reazione o chiamata.

Chi è Corrado Stajano

Sul Corriere della Sera Stajano scrive(va) ormai dal lontano 1987: è stato anche inviato. Ma di redazioni, nella sua lunga carriera, ne ha viste tante: Il Mondo di Mario Pannunzio, l’Unità, Il GiornoIl Messaggero. È stato autore e coautore per molti documentari televisivi in Rai su temi politici e culturali. L’anno scorso è stato uno degli autori usciti alla prima prova della Maturità 2019 sul tema dell’Eredità del Novecento, insieme a Giuseppe Ungaretti e Leonardo Sciascia: il brano scelto dal ministero era tratto dall’introduzione alla raccolta di saggi La cultura italiana del Novecento. Lo scrittore ha pubblicato con Einaudi Il sovversivo (1975), Africo (1979), L’Italia nichilista (1982, 1992), Un eroe borghese (1991, da cui fu tratto il film omonimo), Il disordine (1993). Poi a seguire con Garzanti Promemoria: Patrie smarrite (2001), Maestri e Infedeli (2008), La città degli untori (2009, Premio Bagutta), La stanza dei fantasmi (2013); con Archinto Destini (2014). Ha vinto il premio Viareggio nel 1997, mentre nel 1998 interpreta se stesso nel film Aprile di Nanni Moretti. Nel 2014& vince il Premio Andrea Barbato per il giornalismo al Passaggi Festival. A Padova Stajano è stato professore a contratto nella Facoltà di Scienze politiche dell’Università tra il 1985 e il 1986. Dal 1994 al 1996 il giornalista e scrittore è stato anche in Senato, indipendente nelle liste del Partito Democratico della Sinistra, ed è stato un componente della Commissione Giustizia e della Commissione parlamentare antimafia.

In copertina Wikipedia | Corrado Stajano

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È morta l’attrice Diana Rigg, Olenna Tyrell in “Game of Thrones” e unica signora Bond della storia

10 Settembre 2020 - 18:10 Redazione
Veniva chiamata Dame Diana. «Ha trascorso gli ultimi mesi riflettendo felicemente sulla sua vita straordinaria, piena d'amore, di sorrisi e di un profondo orgoglio per quanto fatto nella sua professione», dice la figlia

Diana Rigg, 82 anni, è morta: era malata di cancro, malattia che le era stata diagnosticata a marzo. L’attrice britannica famosissima – e molto amata – per aver interpretato ruoli interpretati in celebri serie tv come The Avengers e più recentemente Game of Thrones, dove è stata Olenna Tyrell, è anche l’unica signora Bond della storia, in On Her Majesty’s Secret Service, film del 1969 della saga di 007 in cui interpreta la Contessa Teresa di Vicenzo che convola a nozze con il James Bond interpretato da George Lazenby.

Nel Regno Unito veniva chiamata Dame Diana, per avere ricevuto la decorazione e il titolo dell’ordine dell’ex Impero britannico dalla regina. A confermare la morte, alla Bbc, la figlia Rachael Stirling. «Ha trascorso gli ultimi mesi riflettendo felicemente sulla sua vita straordinaria, piena d’amore, di sorrisi e di un profondo orgoglio per quanto fatto nella sua professione», dice Rachel, anche lei attrice.

In copertina EPA/SEBASTIEN NOGIER | L’attrice Diana Rigg al Festival sulle Serie di Cannes, 5 aprile 2019.

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ATTUALITÀAlberto ZangrilloCoronavirusMascherineX (Twitter)

Dietrofront di Zangrillo sulle mascherine? «L’unico vero effetto collaterale sono le orecchie a sventola»

10 Settembre 2020 - 18:03 Redazione
E su Twitter c'è chi dà il merito della svolta a Berlusconi: «Silvio dixit»

A giugno aveva dichiarato che entro la fine del mese avremmo fatto a meno delle mascherine, almeno all’aperto. Tale convinzione nasceva dal fatto che, come aveva sentenziato il mese prima, suscitando grandi polemiche, il Coronavirus ormai era «clinicamente morto». Adesso il medico del San Raffaele Alberto Zangrillo pare procedere con più cautela.

Su Twitter Zangrillo ha infatti pubblicato una foto di lui che indossa una mascherina con un commento a corredo della foto: «L’unico vero effetto collaterale della mascherina sono le orecchie a sventola». Come a voler dire che indossando le mascherine i rischi per la salute sono di molto inferiori ai benefici: un mea culpa per aver sminuito la pericolosità del Covid e quindi l’importanza delle misure protettive?

Così è stato interpretato da diversi utenti su Twitter, tra chi chiede al medico di Silvio Berlusconi – l’ex premier è attualmente ricoverato al San Raffaele proprio perché positivo al Coronavirus – se ha cambiato idea rispetto alla pericolosità del virus, chi gli fa i complimenti per l’autoironia e chi azzarda qualcosina in più: «Silvio dixit?».

Foto di copertina: Twitter

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Coronavirus, nelle ultime 24 ore aumentano le terapie intensive (+14) e salgono i contagi con meno tamponi: +1597 (ieri 1434) – Il bollettino della Protezione Civile

10 Settembre 2020 - 17:13 Redazione
L'incremento delle terapie intensive è raddoppiato nelle ultime 24 ore: ieri era + 7, due giorni fa + 1. La Regione con l'aumento più alto di nuovi contagi resta la Lombardia

Il bollettino del 10 settembre

Diminuiscono i decessi da Coronavirus segnalati in Italia nelle ultime 24 ore: +10 rispetto ai +14 di ieri. È quanto riporta l’odierno bollettino diffuso come ogni giorno dalla Protezione Civile e dal ministero della Salute.

Nonostante il calo dei tamponi effettuati – 94.186, contro i 95.990 di ieri – aumentano invece i contagi: +1597 per una quota complessiva raggiunta in tutto il Paese pari a 283.180. Oggi si registra il terzo giorno consecutivo di aumento dei nuovi casi, dopo il relativo calo rilevato quattro giorni fa, quando i nuovi contagi si erano fermati a quota 1.297 .

In aumento anche i numeri delle terapie intensive, +14 persone ricoverate per un totale che ha raggiunto quota 164. I ricoveri a regime ordinario invece aumentano di 58 unità arrivando a 1.836 mentre si registrano a quota 33.708 i soggetti in isolamento domiciliare. Il numero complessivo dei casi di guarigione aumenta di +613 unità. Cifra in miglioramento rispetto ai 471 guariti osservati nella giornata di ieri.

Dopo l’incremento registrato nel bollettino del 9 settembre, oggi tornano a diminuire i nuovi attualmente positivi: +29, contro i +149 di ieri. Per quanto riguarda il focus regionale la Lombardia si posizione nuovamente in cima alla classifica dei nuovi casi (+245), seguita da Campania (+180) e Lazio (+163). La Valle D’Aosta si classifica come unica regione attualmente a zero.

Ieri e oggi a confronto

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I positivi al Covid-19 Regione per Regione

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Coronavirus, in Lombardia aumentano ancora i contagi con meno tamponi: +245 (ieri +218)

10 Settembre 2020 - 17:13 Redazione
Da ieri è stata registrata una morte per Covid. Aumentano i ricoverati in terapia intensiva: +3

Il bollettino del 10 settembre

Meno tamponi, più contagi. Lo scenario di oggi in Lombardia è simile a quello di ieri quando erano stati registrati +218 contagi di Coronavirus al netto di +21.368 tamponi. Oggi i nuovi positivi sono +245, al netto di 17.391 tamponi fatti nelle ultime 24 ore. Da ieri è stata registrata anche una morte a causa del Covid, portando il totale a 16.892.

Inoltre, 3 persone sono state ricoverate in terapia intensiva, portando il totale a 30. I ricoverati con sintomi sono 256, +4 rispetto a ieri. Aumentano anche i dimessi e i guariti: sono 77.204, + 116 rispetto a ieri. Milano si conferma la provincia con il numero di positivi più alto: sono +91, di cui +51 in città.

Le province

Questi i casi di Coronavirus suddivisi per provincia:

  • Milano (+91) di cui +51 a Milano città
  • Bergamo (+11)
  • Cremona (+7)
  • Brescia (+17)
  • Mantova (+6)
  • Varese (+26)
  • Como (+7)
  • Monza e Brianza (+22)
  • Lodi (+4)
  • Sondrio (+4)
  • Pavia (+14)
  • Lecco (+6)

Foto in copertina: ANSA/MATTEO CORNER

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