Scuola: docenti senza guida, istituti senza manager, comanda la circolare – Il commento
I genitori che in questi giorni hanno partecipato a riunioni preparatorie del rientro a scuola dei propri figli stanno vivendo con un misto di angoscia e preoccupazione la ripartenza dell’anno scolastico. Riorganizzare una macchina amministrativa così complessa in pochi mesi è sicuramente un compito difficile e complesso, ma la situazione che si prospetta è disarmante.
I professori sono lasciati soli e devono rispondere a domande di ogni tipo: dalla validità dei test sino ai protocolli da seguire, arrivano quesiti complicatissimi. E le risposte sono sempre le stesse: non lo sappiamo, siamo in attesa di una circolare, l’istituto sta valutando, ne sappiamo quanto voi.
Il rapporto tra genitori e figli viene incanalato dentro un percorso burocratico: viene chiesta la firma di complessi “patti” di responsabilità, che in pochi leggeranno e che sembrano avere come unico scopo la suddivisione preventiva dei rischi. Manca totalmente, accanto ai docenti, un riferimento “manageriale” con cui confrontarsi per capire come comportarsi di fronte a questa nuova, grande complessità.
In una situazione del genere, è facile e per certi versi inevitabile prendersela con la massima autorità politica chiamata ad amministrare la scuola, il Ministro della Pubblica Istruzione Azzolina.
Ma la polemica politica, legittima e inevitabile, rischia di banalizzare un problema che è ben più profondo e drammatico: la nostra pubblica amministrazione (di cui la scuola è, o dovrebbe essere, una delle aree più importanti e strategiche) è totalmente inadeguata a gestire qualsiasi imprevisto o cambiamento organizzativo.
La burocrazia e l’assenza di una governance
I contratti collettivi del personale, docente e no, hanno come unico scopo quello di garantire, vincolare, regolare e formalizzare ogni passaggio della vita lavorativa del personale scolastico, con la conseguenza che nessun docente è in condizione di prendere qualsiasi tipo di responsabilità che vada oltre il “minimo sindacale” previsto dal contratto, come si è visto con le complessità e i ritardi con i quali è partita la didattica a distanza.
Inoltre, la paura, del tutto insensata, del “preside manager” ha impedito negli anni di portare avanti qualsiasi seria riforma della governance degli istituti, con la conseguenza che le scuole sono governate da “entità” invisibili (i vari collegi, i presidi, il rettorato e via dicendo), nessuna delle quali ha gli strumenti per prendere delle decisioni definitive.
Questa carenza manageriale è ancora più sentita in un momento come quello attuale dove sarebbe, invece, indispensabile avere delle figure direttive in grado di organizzare i protocolli sanitari e farli convivere con la didattica, fisica e digitale.
In questa situazione, il governo dei problemi è affidato – come accade sempre, quando si parla della nostra pubblica amministrazione – alla circolare: qualsiasi dubbio di carattere organizzativo è rimesso all’atto amministrativo, e in mancanza di questo sostegno burocratico va a ingrossare la lista delle questioni dubbie.
Alcuni genitori, a due giorni dalla ripresa della scuola, si sono sentiti dire «l’orario di ingresso sarà alle 8.00, 8.10 o 8.20, e le lezioni si terranno nell’edificio in via X oppure in quelli in via Y: attendiamo la circolare». Nell’attesa della mitica circolare, questi genitori hanno ripescato il titolo di un libro di successo di qualche anno fa: Io speriamo che me la cavo.
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