Vo’, si torna a scuola nel primo focolaio d’Italia. Il preside: «Da Roma solo 2 mila mascherine» – Video
«Emily girati, ti fanno la foto per il giornale!». Manca qualche minuto al suono della campanella e l’emozione è alle stelle. È un giorno importante a Vo’ Euganeo, comune di circa 3mila abitanti che fu zona rossa a marzo e che registrò il primo decesso legato al Coronavirus in Italia: la scuola elementare e la scuola media stanno per riaprire i cancelli dopo oltre 6 mesi di stop. E lo faranno in anticipo rispetto alla data indicata dal Miur, il 14 settembre.
Oltre a essere uno dei primi luoghi dove è scattato il lockdown in Europa- sono stati i primi a chiudere a fine febbraio, insieme ai paesi del Lodigiano – Vo’ è stato anche uno dei comuni più virtuosi dal punto di vista della gestione dei focolai. Grazie al lavoro di tracciamento messo in pratica sui cittadini, il paese sul versante ovest dei colli Euganei è stato l’esempio più solido del “modello Veneto“, la strategia di controllo epidemico promossa in primis dal virologo Andrea Crisanti, membro del comitato scientifico della Regione. A oggi, il numero complessivo di casi tracciati è di circa 89: il più recente – e isolato – risale al 30 agosto.
Il suono della campanella
Genitori, bambini delle primarie e ragazzi delle medie si ritrovano sul piccolo piazzale davanti a una delle entrate (due in totale). Gli ingressi sono scaglionati tra le varie classi, per scongiurare il più possibile il rischio assembramenti. Alpini e volontari della protezione civile aiutano le maestre e il preside Alfonso D’Ambrosio a organizzare le file fuori dai cancelli. La prima regola da rispettare (almeno per i più grandi) è la distanza di sicurezza. «Aprite le braccia per controllare che ci sia almeno un metro di distanza tra voi», dice uno dei docenti. Tutti portano le mascherine: qualcuno ha quella classica, la chirurgica, altri quella di stoffa – scelta con al stessa cura usata per gli zaini e i diari.
Le mascherine, comunque, verranno distribuite a tutti gli alunni. «Per il momento ce ne sono arrivate 2mila di quelle previste dal commissario Domenico Arcuri, che basteranno per due settimane», dice D’Ambrosio. «Noi ne avevamo comprate parecchie già di nostro, quindi per un mese circa siamo coperti. Poi – aggiunge ottimista -, se non dovessero arrivarne altre in tempo dal governo, ne compreremo ancora». Nel frattempo le precauzioni non sono mai troppe: oltre a prenderla a casa (come stabilito dalle linee guida del governo), la temperatura viene presa nel cortile davanti all’ingresso.
Il comprensorio – che racchiude materne (riaperte il 7 settembre), elementari e medie – ha potuto giocare d’anticipo grazie anche alle classi già distanziate e ai banchi singoli già in possesso dell’Istituto. Come aveva detto a Open il sindaco Giuliano Martini, «da noi, non esistono classi pollaio». Per questo, gli studenti sopra i 6 anni potranno abbassare le mascherine durante le lezioni.
Ma le preoccupazioni organizzative non sfiorano i ragazzi e le ragazze impegnati a godersi gli ultimi minuti fuori dalle classi. I più grandi aspettano tranquilli il momento dell’entrata: portano lo zaino su una spalla e tra un saluto con il gomito e un altro citano il tormentone estivo del «non ce n’è coviddi». Davanti ai giornalisti si fanno più seri: «Speriamo che non ci siano troppi assembramenti», dice Thomas, uno di loro. I più piccoli arrivano mano nella mano ai genitori, un po’ spaesati ma felici di rivedere i compagni.
Le preoccupazoni dei genitori
I più emozionati sono i bambini di prima elementare, che oggi vanno incontro a un inserimento scolastico unico nella storia. Le maestre li accolgono con cartelli colorati, li fanno mettere in cerchio, recitano filastrocche e battono le mani. Una delle mamme chiede alla maestra di «accompagnare emotivamente» i bambini il più possibile.
«È stato un anno difficile», dicono all’unisono un gruppo di genitori. «Siamo d’accordo con la riapertura, ma siamo sicuri che la scuola richiuderà presto». Un’ipotesi che spaventa: «Quando succederà sarà difficilissimo organizzarsi di nuovo con il lavoro. Speriamo di sbagliarci». Comunque andrà nelle prossime settimane, questo sarà un giorno che non dimenticheranno facilmente.
Immagine in copertina: Felice Florio per Open
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