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Scuola: docenti senza guida, istituti senza manager, comanda la circolare – Il commento

10 Settembre 2020 - 16:19 Giampiero Falasca
A pochissimi giorni dalla riapertura degli istituti, regna la confusione e riemergono tutti i ritardi della “macchina” pubblica

I genitori che in questi giorni hanno partecipato a riunioni preparatorie del rientro a scuola dei propri figli stanno vivendo con un misto di angoscia e preoccupazione la ripartenza dell’anno scolastico. Riorganizzare una macchina amministrativa così complessa in pochi mesi è sicuramente un compito difficile e complesso, ma la situazione che si prospetta è disarmante.

I professori sono lasciati soli e devono rispondere a domande di ogni tipo: dalla validità dei test sino ai protocolli da seguire, arrivano quesiti complicatissimi. E le risposte sono sempre le stesse: non lo sappiamo, siamo in attesa di una circolare, l’istituto sta valutando, ne sappiamo quanto voi.

Il rapporto tra genitori e figli viene incanalato dentro un percorso burocratico: viene chiesta la firma di complessi “patti” di responsabilità, che in pochi leggeranno e che sembrano avere come unico scopo la suddivisione preventiva dei rischi. Manca totalmente, accanto ai docenti, un riferimento “manageriale” con cui confrontarsi per capire come comportarsi di fronte a questa nuova, grande complessità.

In una situazione del genere, è facile e per certi versi inevitabile prendersela con la massima autorità politica chiamata ad amministrare la scuola, il Ministro della Pubblica Istruzione Azzolina.

Ma la polemica politica, legittima e inevitabile, rischia di banalizzare un problema che è ben più profondo e drammatico: la nostra pubblica amministrazione (di cui la scuola è, o dovrebbe essere, una delle aree più importanti e strategiche) è totalmente inadeguata a gestire qualsiasi imprevisto o cambiamento organizzativo.

La burocrazia e l’assenza di una governance

I contratti collettivi del personale, docente e no, hanno come unico scopo quello di garantire, vincolare, regolare e formalizzare ogni passaggio della vita lavorativa del personale scolastico, con la conseguenza che nessun docente è in condizione di prendere qualsiasi tipo di responsabilità che vada oltre il “minimo sindacale” previsto dal contratto, come si è visto con le complessità e i ritardi con i quali è partita la didattica a distanza.

Inoltre, la paura, del tutto insensata, del “preside manager” ha impedito negli anni di portare avanti qualsiasi seria riforma della governance degli istituti, con la conseguenza che le scuole sono governate da “entità” invisibili (i vari collegi, i presidi, il rettorato e via dicendo), nessuna delle quali ha gli strumenti per prendere delle decisioni definitive.

Questa carenza manageriale è ancora più sentita in un momento come quello attuale dove sarebbe, invece, indispensabile avere delle figure direttive in grado di organizzare i protocolli sanitari e farli convivere con la didattica, fisica e digitale.

In questa situazione, il governo dei problemi è affidato – come accade sempre, quando si parla della nostra pubblica amministrazione – alla circolare: qualsiasi dubbio di carattere organizzativo è rimesso all’atto amministrativo, e in mancanza di questo sostegno burocratico va a ingrossare la lista delle questioni dubbie.

Alcuni genitori, a due giorni dalla ripresa della scuola, si sono sentiti dire «l’orario di ingresso sarà alle 8.00, 8.10 o 8.20, e le lezioni si terranno nell’edificio in via X oppure in quelli in via Y: attendiamo la circolare». Nell’attesa della mitica circolare, questi genitori hanno ripescato il titolo di un libro di successo di qualche anno fa:  Io speriamo che me la cavo.  

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Coronavirus, De Laurentiis positivo. Da Agnelli a Cairo, da Ferrero a Dal Pino, tutti in isolamento dopo l’assemblea della Lega Calcio

10 Settembre 2020 - 16:05 Redazione
Positiva anche la moglie del numero uno del club partenopeo. Come riportano i video, all'arrivo all'assemblea di Lega De Laurentiis non indossava alcuna protezione

Aurelio De Laurentiis è positivo al Coronavirus. La notizia arriva a poche ore dalle indiscrezioni de la Repubblica, che aveva scritto che un presidente di Serie A il 9 settembre ha partecipato all’Assemblea di Lega nonostante avesse sintomi da Covid-19. Stando a quanto riportato da Fanpage, che cita Il Napolista (sito vicino al club azzurro), il presidente del Napoli è sintomatico. Nei giorni scorsi è stata trovata positiva alla Covid-19 anche la moglie di De Laurentiis, Jacqueline, al pari di un dirigente del club partenopeo. La notizia della positività di De Laurentiis è stata confermata in una nota della società: «La SSC Napoli comunica che il Presidente Aurelio De Laurentiis è risultato positivo al Covid-19 in seguito al tampone effettuato ieri». Fonti del Napoli fanno sapere che non aveva sintomi che potessero fargli pensare di essere positivo al Covid ma solo un leggero mal di stomaco che aveva attribuito a del pesce mangiato la sera prima.

In isolamento

Il presidente della Lega Serie A Paolo Dal Pino ha deciso di porsi in isolamento seguendo le indicazioni previste dal protocollo sanitario, spiega in giornata la Lega Serie A, che aggiunge che De Laurentiis ha «prontamente informato tutti i partecipanti all’Assemblea generale, svoltasi ieri nel pieno rispetto delle normative anti Covid-19 e del distanziamento sociale». In isolamento – e farà il test-tampone – anche il presidente della Sampdoria Massimo Ferrero, come previsto dai vari protocolli: aveva partecipato anche lui all’assemblea di Lega ma non avrebbe avuto contatti diretti con il patron partenopeo. Stesso discorso per il presidente della Juventus Andrea Agnelli che «sta osservando le buone pratiche previste dai protocolli» sanitari.

Sono in isolamento per decisione autonoma presso le loro abitazioni anche Joe Barone e Joseph Commisso, figlio del presidente Rocco Commisso: stanno ora aspettando il risultato del tampone. Anche Urbano Cairo, presidente del Torino, sta seguendo «tutti i comportamenti corretti» per chi ha avuto contatti con persone risultate positive a Sars Cov-2. «Aurelio è un amico di famiglia, gli sono vicino e lo abbraccio. Giuro che non so niente, solo quello che ho letto ma c’è qualcosa che non mi quadra. Se è tutto quello che ho visto, mi sembra che qualcosina non abbia funzionato», dice il presidente del Coni Giovanni Malagò. «Se c’è stato un focolaio in un raduno o alcuni componenti che hanno frequentato certi posti, il protocollo è chiarissimo, se c’è qualcuno che ha trasgredito c’è una responsabilità a tutti i livelli».

Il tampone effettuato martedì

Secondo le indiscrezioni riportate da Repubblica (che inizialmente non aveva fatto nomi), De Laurentiis era sintomatico da diversi giorni. Nonostante questo, si sarebbe presentato alla riunione di Lega all’hotel Hilton di Milano e non avrebbe indossato la mascherina in diversi momenti della giornata. De Laurentiis ha pranzato con altri presidenti di club e non ha usato la mascherina mentre parlava con i giornalisti al termine della riunione all’uscita dall’albergo. Effettivamente, come si nota anche nel video pubblicato da Vista, arrivando alla riunione De Laurentis non indossava alcuna protezione. Il presidente del Napoli era in attesa dei risultati del tampone, effettuato martedì: soltanto una volta giunto l’esito, intorno alle 20, avrebbe informato gli altri partecipanti.

La Lega: rispettati i protocolli

La Lega, da parte sua, ha fatto sapere che durante la riunione non era indispensabile indossare la mascherina perché sono stati rispettati i protocolli anti-Covid e il distanziamento sociale. Al momento, il presidente del Napoli, 72 anni, si trova a Capri con la moglie, e insieme ai medici sta valutando se andare a Roma: nell’eventualità di controlli più approfonditi, si recherebbe all’ospedale Gemelli, giacché lì ci sono i professionisti che lo seguono abitualmente. Al momento avverte come sintomi debolezza e dolori articolari. Negli ultimi mesi, De Laurentiis era stato colpito da una forte polmonite. In caso di un controllo più approfondito andrebbe all’ospedale Gemelli, dove è seguito abitualmente. Il presidente del Napoli, come la squadra e gli altri dirigenti azzurri, fa infatti il test ogni martedì e giovedì.

In copertina ANSA/Mourad Balti Touati | L’ingresso di Aurelio De Laurentis all’assemblea della Lega di Serie A di calcio presso l’Hotel Hilton di via Galvani a Milano, 9 settembre 2020.

Video Agenzia Vista/Alexander Jakhnagiev

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POLITICAFranciaGoverno Conte IIItaliaRecovery FundUnione europea

L’amaro confronto tra il piano italiano per Next Generation EU e quello francese: quando le idee non passano solo dal numero di progetti

10 Settembre 2020 - 16:04 Federico Bosco
Nelle ventinove pagine di slide delle linee guida su cui l'Italia dovrà basare il proprio piano di ricostruzione non c'è ancora alcuna indicazione sulle linee di spesa e i tempi

Oggi il presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, sta incontrando a Palazzo Chigi i capigruppo parlamentari di maggioranza. Sul tavolo le linee guida del Recovery Plan italiano, approvate ieri dal Comitato interministeriale degli Affari europei. La bozza delle del Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr) definisce gli obiettivi che il governo intende raggiungere con i 209 miliardi del Next Generation EU (NGEU). 

Il documento di 29 pagine in formato slide promette un’Italia diversa e più moderna, con un raddoppio del tasso di crescita (dal 0,8 al 1,6 per cento) e 10 punti in più del tasso di occupazione (dal 63 al 73,2 per cento), ma non si capisce di preciso entro quando tutto ciò dovrebbe accadere. Il Pnrr indica sei “missioni” di intervento: digitalizzazione e innovazione, rivoluzione verde e transizione ecologica, infrastrutture per la mobilità, istruzione e formazione, equità, inclusione sociale e territoriale, salute. 

Tra le iniziative figurano il completamento della rete nazionale in fibra ottica, lo sviluppo del 5G, la digitalizzazione della pubblica amministrazione, dell’istruzione, la lotta all’abbandono scolastico, politiche attive per il lavoro, il rafforzamento del sistema sanitari. 

Tutte cose giuste dette mille volte in convegni tra esperti, dibattiti politici e anche talk-show della sera. Il problema però è che dal documento non risulta esserci un’idea concreta su cosa di preciso sarà il cuore del progetto, nelle slide non c’è nemmeno una tabella con il budget destinato a ognuna delle sei missioni.

Come si è detto più volte, per avere i fondi del NGEU bisogna presentare progetti concreti, con costi certi e modalità di attuazione chiare e verificabili di cui prendersi la responsabilità. È chiaro, non si può pretendere che sia tutto già pronto, ma per farsi un’idea di come potrebbe essere un programma nazionale di ripresa e resilienza vale la pena guardare il documento della Francia. 

France Relance

Il piano francese di rilancio si chiama France Relance, è stato presentato il 3 settembre con un documento di 290 pagine e si pone l’obiettivo di costruire la Francia del 2030 (ma con benefici già visibili dal 2022) secondo linee guida conformi alle grandi direttrici strategiche elaborate in sede Ue. 

La pagina di presentazione pone molta enfasi ai temi comuni a tutti i paesi coinvolti, ma dietro la retorica è visibile anche la determinazione a non sprecare lo slancio verso la Francia del futuro. Per investire i 100 miliardi a disposizione, di cui 40 in sovvenzioni, il piano si divide in tre macro-aree ognuna con il suo budget: Ecologia (30mld), Competitività (34mld), Coesione sociale e territoriale (36mld). Nelle ultime pagine del documento si può trovare il budget destinato a ogni singola voce all’interno della macro-area. 

Per esempio, alla voce Ecologia troviamo 4mld destinati alla ristrutturazione termica degli edifici pubblici e 1,2mld per la decarbonizzazione dell’industria, più tutta una serie risorse destinate a progetti per l’economia circolare e la riconversione del settore agroalimentare. 

La Competitività dovrà passare per le imprese, con 20mld (su 34) destinati ad abbassare le tasse sulla produzione, ma anche 1,9mld per la riqualificazione digitale dello Stato centrale e 6,9mld per la sovranità tecnologica (con un focus particolare per le filiere strategiche). 

Infine, la Coesione sociale e territoriale, che raggruppa le spese per l’occupazione giovanile (7,2mld in vari programmi), la salvaguardia dell’occupazione attraverso la formazione (7,6mld) e altre voci di sostegno alla ricerca, alle regioni e al servizio sanitario. 

Di sicuro, anche senza essere fluenti in francese è più esaustivo e interessante scorrere le 209 pagine del documento francese che le leggere le 29 slide di quello italiano. 

La pila altissima di progetti

Sembra che sulle scrivanie dei ministri che si stanno occupando del NGEU siano arrivati addirittura 600 progetti. Un’immagine che fa pensare a una pila di documenti, che include vecchie idee tirate fuori dai cassetti e nuove richieste da libro dei sogni. Per non dire un vero e proprio assalto a quello che da molti sembra essere considerato il “bottino” portato a casa dal governo dopo il vertice dei vertici del 17 luglio. Ecco perché è importante mettere subito in chiaro quanto sarà destinato a ogni cosa.

Conte ieri ha ribadito che c’è tempo per interloquire con tutti: opposizioni parlamentari e parti economiche e sociali, mentre anche i sindacati chiedono al governo di aprire quanto prima un confronto su come spendere questi soldi. Il rischio però è che il governo si presenti a questi tavoli senza avere delimitato obiettivi e stanziamento di risorse, e a causa del suo consenso fragile si trovi a cedere alle pressioni impegnandosi ad accontentare tutti i soliti noti, senza mettere realmente in campo un progetto di sviluppo e rilancio destinato proprio ai giovani di quella Next Generation a cui è destinato il piano di rilancio europeo.

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Possibili nuovi indagati per l’omicidio di Willy. Interrogatori in corso

10 Settembre 2020 - 15:51 Redazione
Gli indagati sono attualmente 4. Alla luce delle nuove testimonianze raccolte il capo di imputazione potrebbe aggravarsi in omicidio volontario

Potrebbero arrivare nuove iscrizioni nel registro degli indagati per la morte di Willy Monteiro Duarte, il ragazzo 21enne di Colleferro morto la notte di sabato 5 agosto dopo essere stato pestato da un gruppo di ragazzi. A comunicarlo è l’Ansa, secondo cui i carabinieri, coordinati dalla procura di Velletri, starebbero ascoltando altre persone presenti quella notte. Inoltre, si fa strada l’ipotesi che gli imputati possano essere accusati di omicidio volontario, anziché di omicidio preterintenzionale.

Sono attualmente 4 gli indagati: i fratelli Marco e Gabriele Bianchi, di 24 e 26 anni, Mario Pincarelli di 22, Francesco Belleggia, 23 anni. Belleggia – attualmente ai domiciliari – ha accusato i fratelli Bianchi di aver colpito Willy, accusa che i due hanno rispedito al mittente. Anche altri testimoni hanno accusato Bellaggia di aver sferrato un calcio – che potrebbe essere stato letale – alla faccia di Willy nella rissa scoppiata di fronte al locale “Due di Picche”.

I funerali sabato mattina

Nel frattempo il sindaco di Paliano, Domenico Alfieri, ha resto noto che i funerali per il ragazzo si terranno sabato mattina. «Il rito funebre, presieduto da mons. Mauro Parmeggiani, si terrà a Paliano sabato alle 10 al Campo Sportivo Comunale “Piergiorgio Tintisona”», dichiara Alfieri, spiegando di aver partecipato in Questura di Frosinone al tavolo tecnico per l’organizzazione delle esequie.

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Coronavirus, ancora buone notizie dai medici su Silvio Berlusconi: «Risposta ottimale alla terapia»

10 Settembre 2020 - 15:33 Redazione
«È sempre un grande combattente», commenta in giornata la leader di FdI Giorgia Meloni

Continuano le buone notizie sulle condizioni del (quasi) 84enne Silvio Berlusconi, ricoverato da una settimana al San Raffaele di Milano a causa di un inizio di polmonite bilaterale collegata al Coronavirus. «Oggi, giovedì 10 settembre 2020, a una settimana dal ricovero per la cura di polmonite bilaterale SARS-COV-2 relata, si osserva una risposta ottimale alle terapie in atto», si legge nel bollettino appena diffuso sulle condizioni di salute del Cavaliere. Bollettino che porta la firma del dottor Alberto Zangrillo, primario della Terapia intensiva del San Raffaele e da tempo medico personale di Berlusconi.

Secondo fonti vicine al leader di Forza Italia, Berlusconi ha trascorso in modo tranquillo la sua settima notte in ospedale. «Non ho sentito Berlusconi, so però che sta bene. È intervenuto anche ieri in una iniziativa elettorale. Conto ovviamente di vederlo presto e sono molto felice del fatto che anche questa nuova sfida non lo abbia buttato giù. È sempre un grande combattente», commenta in giornata Giorgia Meloni. «Lavoriamo adesso per organizzare delle iniziative congiunte del centrodestra in alcune regioni nelle quali si vota. Magari potesse venire, sarei molto contenta», dice la leader di Fratelli d’Italia.

In copertina ANSA / Matteo Corner | Un cartello di supporto per Silvio Berlusconi davanti al San Raffaele di Milano, 7 settembre 2020.

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Evasione Iva, l’Italia è ancora prima in Europa: la perdita per lo Stato è di 35 miliardi

10 Settembre 2020 - 14:57 Redazione
Secondo il report, l'Ue ha perso 140 miliardi nel 2018 e ne perderà 164 nel 2020 a causa della pandemia

Ancora una volta primi per evasione. Si parla di Iva e si parla del 2018: secondo il rapporto sull’Iva della Commissione Ue, nel 2018 l’Italia si conferma prima in Europa per l’evasione Iva in valore nominale. Le perdite per le casse dello Stato equivalgono a 35,4 miliardi di euro. Il nostro paese è poi quarto – dopo Romania (33,8%), Grecia (30,1%) e Lituania (25,9%) – per il più ampio divario tra gettito previsto e riscosso con il 24%. Secondo il report, l’Unione ha perduto 140 miliardi nel 2018. Per l’anno in corso la perdita sarà ancora più elevata: 164 miliardi anche a causa della pandemia di Coronavirus.

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Papa Francesco nel libro di Carlo Petrini: «Il buon cibo e il sesso sono piacere divini e vengono da Dio»

10 Settembre 2020 - 13:56 Redazione
Nel testo sull'Ecologia, un dialogo con il fondatore di Slow Food, il Pontefice condanna la moralità cristiana che in passato è stata troppo zelante

Tre colloqui con Jorge Bergoglio: è questo il contenuto del libro TerraFutura. Dialoghi con Papa Francesco sull’ecologia integrale dello scrittore e fondatore di “Slow Food” Carlo Petrini. Un viaggio nell’ecologia e nell’ambientalismo. Ma non solo.

Nel testo, Papa Francesco parla dei piaceri della vita. E tra questi, oltre al buon cibo, ci sono anche i rapporti sessuali: «Il piacere di mangiare è lì per mantenerti in salute , proprio come il piacere sessuale c’è per rendere più bello l’amore e garantire la perpetuazione della specie», dice il papa, definendoli piacere ‘divini’.

«Il piacere arriva direttamente da Dio, non è né cattolico, né cristiano, né altro, è semplicemente divino», racconta Francesco a Petrini. «Non c’è posto per una moralità troppo zelante che neghi il piacere», aggiunge il pontefice, ammettendo che in passato la Chiesa ha insistito su questa «interpretazione sbagliata del messaggio cristiano».

Punti di vista opposti «hanno causato un danno enorme, che in alcuni casi può ancora essere sentito fortemente oggi», dice Bergoglio. «Il piacere di mangiare e il piacere sessuale vengono da Dio». Non è la prima volta che il Papa esprime queste posizioni sul tema.

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LE NOSTRE STORIEGiovaniItalia VivaReferendum

Referendum, i Millennials di Italia Viva si schierano per il No e fanno campagna con +Europa: è l’addio dei giovani a Renzi?

10 Settembre 2020 - 13:39 Felice Florio
Era stato il senatore di Scandicci a lanciare molti di loro in assemblea nazionale del Pd e a garantire loro visibilità nelle diverse edizioni della Leopolda

Quando Davide Faraone, senatore di Italia Viva, alla scuola di politica “Meritare l’Europa” dello scorso agosto ha annunciato che il partito avrebbe lasciato libertà di scelta sul voto referendario, molti dei 250 ragazzi presenti hanno storto il naso. Tra loro, una quota non indifferente era composta dai Millennials, associazione nata per avvicinare i ragazzi alla politica ma, di fatto, la costola giovanile prima del Pd all’epoca di Matteo Renzi e adesso della sua nuova creatura, Italia Viva.

Fino ad oggi, almeno: la mancanza di un indirizzo chiaro sul referendum, mascherata sotto l’egida della libertà di voto, non è stata digerita da chi ha sempre seguito il senatore di Scandicci proprio per la sua attitudine decisionista. Tant’è che la fondatrice dei Millennials, Arianna Furi, già nella direzione nazionale del Pd proprio su chiamata di Renzi, ha deciso di prestare il suo volto alla campagna per il “no” organizzata da +Europa.

E nelle locandine, accanto al logo «Un taglio alla democrazia? No grazie», fatto con i colori del partito di Emma Bonino, compare anche il simbolo dei Millennials. «È un evento trasversale promosso da +Europa. Raccoglie le voci di chi è per il “no” al referendum», risponde Furi a chi le chiede di un suo possibile passaggio ai Radicali. Il dubbio, però, è lecito: è iniziato un rito di addio a Renzi da parte dei giovani che lui stesso ha lanciato in assemblea nazionale del Pd e poi in Italia Viva?

I tre indizi

Sia sulle pagine social ufficiali dei Millennials che sugli account dei personaggi più in vista dell’associazione campeggia il logo di +Europa in relazione alla campagna per il “no”. E non è nemmeno tanto velata la frecciatina che Furi ha spedito ai grandi del suo partito: «È interessante riflettere su come in queste situazioni che hanno un forte impatto sul futuro di tutti noi, siano i giovani prima di tanti altri a prendere posizione – scrive in un suo articolo sul blog dell’Huffington Post -. Forse le troppo spesso sottovalutate generazioni Millennials e Z riescono in queste situazioni ad avere una maggiore lucidità rispetto a molti adulti».

Sulla pagina Instagram dei Millennials, le parole sono ancora più perentorie: «Basta con l’antipolitica! I Millennials si schierano per il No – e come didascalia – Votare Sì è solo populismo e antipolitica». Un messaggio evidentemente rivolto anche a deputati e senatori di Italia Viva che voteranno a favore della riforma costituzionale.

Ma avvisaglie di malcontento, o quantomeno di disillusione nei confronti della creatura renziana, si erano già segnalate nell’ultima edizione della scuola di formazione del partito “Meritare l’Europa”. A Castrocaro Terme, a fine agosto, non si sono presentati alcuni coordinatori di spicco dei Millennials. Anche Furi non ha partecipato agli incontri e Gessica Laloni, giovane fedelissima di Renzi che proprio insieme a Furi e altre due ragazze aveva presentato la Leopolda 2019, è arrivata soltanto in occasione dell’evento conclusivo.

Terzo indizio: l’abbandono dei gruppi Whatsapp di alcuni ragazzi dei Millennials – soprattutto nelle regioni dove si voterà per il rinnovo del Consiglio regionale -, e una scarsa partecipazione di alcuni esponenti di rilievo nell’associazione: «Come se avessero abbandonato la barca senza comunicarlo ufficialmente», ci dice una fonte.

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REFERENDUM, I MILLENNIALS SI SCHIERANO PER IL NO. Votare sì è solo populismo e antipolitica. Si diminuisce la rappresentanza dei cittadini. Il numero di Parlamentari presenti oggi nel nostro Paese corrisponde a un deputato ogni 96.006 abitanti e un senatore ogni 200.000. Se vincesse il Sì al Referendum, per risparmiare un costo annuo pari ad un caffè a testa (lo 0,007% della spesa pubblica italiana), sparirebbero 115 senatori e 230 deputati, portando il principio della rappresentanza a un deputato ogni 151.210 elettori e un senatore ogni 302.420. Verrebbe dunque dimezzata la rappresentanza popolare in Parlamento. È una scelta autolesionista che porterebbe al dimezzamento del valore e del peso di ciascuno dei nostri voti. Questa riforma svilisce il ruolo del Parlamento riducendo la rappresentatività. Se prendiamo infatti il rapporto tra cittadini e rappresentanti eletti alla Camera dei deputati e lo confrontiamo con quello degli altri Paesi europei, l’Italia diventerebbe il Paese peggiore in Ue per il rapporto tra numero di cittadini e deputati. Ultima tra 28, includendo anche il Regno Unito. Più che inutili tagli lineari, quello che bisogna fare è riorganizzare il Parlamento in modo che possa essere efficiente. Il vero problema non sta nel numero dei parlamentari, bensì nei processi elettivi, nel funzionamento del Parlamento e nei tempi del potere legislativo. Quello che proponiamo come Millennials è una riorganizzazione delle funzioni delle due Camere e del rapporto tra Stato e Regioni. Siamo stanchi di una politica fatta di slogan che pensa di parlare alla pancia dei cittadini invece che alla loro testa, fatta di grandi manifesti con enormi forbici che tagliano poltrone. Noi votiamo No perché la diminuzione del numero dei parlamentari non rappresenta la svolta di cui il nostro Paese ha bisogno, ma solo un mero attacco al valore delle istituzioni e della Politica, quella che anni di grillismo ha ridotto a uno scherno, ma che è invece la più alta forma di rappresentanza della democrazia.

Un post condiviso da Millennials (@millennialsit) in data:

«Non è colpa di Matteo, ma…»

Nessuno, però, attacca apertamente Renzi sulle scelte politiche. Ciò che i ragazzi di Italia Viva sembrano soffrire è l’assenza di un’organizzazione nella vita di partito e la mancanza di coinvolgimento per le scelte interne. «Diversi ragazzi si stanno tirando indietro da questa avventura politica – afferma un altro giovane iscritto al partito -. Riconosciamo Renzi come un leader, ma non crediamo più nel soggetto politico da lui creato».

Un altro, che ha già deciso di abbandonare Italia Viva, dichiara: «Ci abbiamo creduto, ma qui non c’è spazio per i giovani che vogliono crescere. Lo status quo si perpetua ormai da due anni: c’è disorganizzazione, mancanza di progettualità. In Italia Viva tutto cambia perché nulla cambi».

«I Millennials sono soprattutto parole – racconta una terza fonte interna all’associazione -. Sì, è vero che ci sono importanti battaglie vinte, ma restano poche e ora serve altro! È da anni che faccio parte del gruppo e nella mia regione non ho mai visto un’iniziativa svolta e organizzata dai Millennials. Da anni i coordinatori regionali sono sempre gli stessi e non si mettono mai in discussione».

La replica di Furi: «Io una tessera in tasca ce l’ho già, ed è quella di Italia Viva»

La presidente dei Millennials ha scritto a Open per spiegare la sua posizione: «Italia Viva ha deciso di lasciare libertà di voto per questo referendum, fortunatamente viviamo in una democrazia e ognuno è libero di prendere la propria posizione. Io sono convintamente a sostegno del No al referendum così come la community dei Millennials e continuerò a spiegarne le ragioni fino al giorno del voto».

«Lo diremo sui social, nelle dirette e in qualunque evento a cui saremo invitati a partecipare se servirà a coinvolgere altri nostri coetanei in questa battaglia. +Europa ha organizzato una maratona oratoria a cui hanno partecipato rappresentanti dalla società civile e politica tra cui esponenti del Pd, di Italia Viva, di Forza Italia; c’erano parlamentari, sindaci, docenti universitari, e c’eravamo anche noi Millennials».

«Ho collaborato alla organizzazione della scuola di formazione “Meritare l’Europa” alla quale non sono stata presente perché impegnata a Roma col mio lavoro, una iniziativa che ci ha dato tanta soddisfazione ed emozione alla quale hanno partecipato ben 200 Millennials sui 250 partecipanti totali. Facciamo meno polemiche: io una tessera in tasca ce l’ho già, ed è quella di Italia Viva».

In copertina ANSA / ETTORE FERRARI | Il leader di Italia Viva Matteo Renzi (C) con la fondatrice di Millenials Arianna Furi (D) durante una conferenza stampa sulla proposta di estendere ai giornali on line ”18 app”, Roma, 23 gennaio 2020.

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Beirut: gigantesco incendio al porto, un mese dopo le esplosioni – Il video

10 Settembre 2020 - 13:18 Redazione
Non si conoscono ancora le cause, i vigili del fuoco sono in azione. Il 4 agosto scorso le esplosioni che hanno distrutto il centro della capitale libanese

Un enorme incendio è divampato al porto di Beirut, un mese dopo le devastanti esplosioni del 4 agosto scorso che hanno distrutto il centro della città, in Libano, provocando almeno 170 morti e migliaia di feriti.

Al momento le cause restano sconosciute, mentre dalle immagini è possibile vedere altissime colonne di fumo nero e fiamme che si alzano nei cieli della capitale libanese.

«Porto di #Beirut adesso», twitta Imad Bazzi, esperto di advocacy e docente universitario, postando un video dell’incendio e dei vigili del fuoco che «stanno lottando per controllare il fuoco. Guardate il camion, ha le foto di 10 dei loro colleghi che sono morti un mese fa nello stesso luogo».

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Vo’, si torna a scuola nel primo focolaio d’Italia. Il preside: «Da Roma solo 2 mila mascherine» – Video

Riaprono in anticipo le scuole in uno dei comuni che per primi in Europa hanno sperimentato il lockdown: le testimonianze di studenti e genitori al suono della campanella

«Emily girati, ti fanno la foto per il giornale!». Manca qualche minuto al suono della campanella e l’emozione è alle stelle. È un giorno importante a Vo’ Euganeo, comune di circa 3mila abitanti che fu zona rossa a marzo e che registrò il primo decesso legato al Coronavirus in Italia: la scuola elementare e la scuola media stanno per riaprire i cancelli dopo oltre 6 mesi di stop. E lo faranno in anticipo rispetto alla data indicata dal Miur, il 14 settembre.

Oltre a essere uno dei primi luoghi dove è scattato il lockdown in Europa- sono stati i primi a chiudere a fine febbraio, insieme ai paesi del Lodigiano – Vo’ è stato anche uno dei comuni più virtuosi dal punto di vista della gestione dei focolai. Grazie al lavoro di tracciamento messo in pratica sui cittadini, il paese sul versante ovest dei colli Euganei è stato l’esempio più solido del “modello Veneto“, la strategia di controllo epidemico promossa in primis dal virologo Andrea Crisanti, membro del comitato scientifico della Regione. A oggi, il numero complessivo di casi tracciati è di circa 89: il più recente – e isolato – risale al 30 agosto.

Il suono della campanella

Felice Florio per Open | Un momento all’ingresso della scuola elementare di Vo’

Genitori, bambini delle primarie e ragazzi delle medie si ritrovano sul piccolo piazzale davanti a una delle entrate (due in totale). Gli ingressi sono scaglionati tra le varie classi, per scongiurare il più possibile il rischio assembramenti. Alpini e volontari della protezione civile aiutano le maestre e il preside Alfonso D’Ambrosio a organizzare le file fuori dai cancelli. La prima regola da rispettare (almeno per i più grandi) è la distanza di sicurezza. «Aprite le braccia per controllare che ci sia almeno un metro di distanza tra voi», dice uno dei docenti. Tutti portano le mascherine: qualcuno ha quella classica, la chirurgica, altri quella di stoffa – scelta con al stessa cura usata per gli zaini e i diari.

Felice Florio per Open | Un momento all’ingresso della scuola elementare di Vo’

Le mascherine, comunque, verranno distribuite a tutti gli alunni. «Per il momento ce ne sono arrivate 2mila di quelle previste dal commissario Domenico Arcuri, che basteranno per due settimane», dice D’Ambrosio. «Noi ne avevamo comprate parecchie già di nostro, quindi per un mese circa siamo coperti. Poi – aggiunge ottimista -, se non dovessero arrivarne altre in tempo dal governo, ne compreremo ancora». Nel frattempo le precauzioni non sono mai troppe: oltre a prenderla a casa (come stabilito dalle linee guida del governo), la temperatura viene presa nel cortile davanti all’ingresso.

Felice Florio per Open | La misurazione della temperatura all’ingresso della scuola elementare di Vo’

Il comprensorio – che racchiude materne (riaperte il 7 settembre), elementari e medie – ha potuto giocare d’anticipo grazie anche alle classi già distanziate e ai banchi singoli già in possesso dell’Istituto. Come aveva detto a Open il sindaco Giuliano Martini, «da noi, non esistono classi pollaio». Per questo, gli studenti sopra i 6 anni potranno abbassare le mascherine durante le lezioni.

Ma le preoccupazioni organizzative non sfiorano i ragazzi e le ragazze impegnati a godersi gli ultimi minuti fuori dalle classi. I più grandi aspettano tranquilli il momento dell’entrata: portano lo zaino su una spalla e tra un saluto con il gomito e un altro citano il tormentone estivo del «non ce n’è coviddi». Davanti ai giornalisti si fanno più seri: «Speriamo che non ci siano troppi assembramenti», dice Thomas, uno di loro. I più piccoli arrivano mano nella mano ai genitori, un po’ spaesati ma felici di rivedere i compagni.

Le preoccupazoni dei genitori

Felice Florio per Open | La prima ora di lezione nella scuola media di Vo’ Euganeo

I più emozionati sono i bambini di prima elementare, che oggi vanno incontro a un inserimento scolastico unico nella storia. Le maestre li accolgono con cartelli colorati, li fanno mettere in cerchio, recitano filastrocche e battono le mani. Una delle mamme chiede alla maestra di «accompagnare emotivamente» i bambini il più possibile.

«È stato un anno difficile», dicono all’unisono un gruppo di genitori. «Siamo d’accordo con la riapertura, ma siamo sicuri che la scuola richiuderà presto». Un’ipotesi che spaventa: «Quando succederà sarà difficilissimo organizzarsi di nuovo con il lavoro. Speriamo di sbagliarci». Comunque andrà nelle prossime settimane, questo sarà un giorno che non dimenticheranno facilmente.

Immagine in copertina: Felice Florio per Open

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Colleferro, il carabiniere che ha soccorso Willy: «Una scena disperata. Ero in pena come per un figlio»

10 Settembre 2020 - 12:11 Redazione
Il racconto del maresciallo Carella, dall'arrivo sul posto ai primi controlli sui fratelli Bianchi

Una scena «disperata, tra le più cruente dei tanti anni passati in servizio». Così Antonio Carella, il maresciallo che ha soccorso Willy Monteiro Duarte in quella notte maledetta tra sabato e domenica, ricorda al Corriere della Sera le immagini che gli sono passate davanti agli occhi.

Sono le 3.30. Attorno al ragazzo steso a terra ci sono una decina di persone. Il 21enne non riesce a respirare, un giovane di Colleferro, Marco Romagnoli, gli dà qualche buffetto sul viso nel tentativo di capire se sia ancora cosciente. Quando arriva sulla scena del delitto, il maresciallo chiama subito i soccorsi: «Non ho mai perso il contatto con i ragazzi che si erano radunati attorno a Willy», dice. 

In strada si parla di un’auto che, con a bordo i fratelli Bianchi, ha fatto irruzione sul posto. Il maresciallo scopre che un ragazzo è riuscito a fotografarla con il proprio cellulare; mentre chiede il supporto di un’altra pattuglia, invia lo scatto al comandante, capitano Ettore Pagnano.

Carella non lascia mai la scena del crimine, fino all’ultimo: «Sono rimasto accanto a Willy tutto il tempo necessario finché non lo hanno portato via. Ero in pena per lui come fosse un figlio». Lo invita «a resistere, a tenere duro». Ma non è sufficiente.

Carella e due colleghi si recano allora presso il bar dei fratelli Bianchi, ad Artena. «Decido di dirgli che siamo lì per controlli all’auto, un modo laterale per affrontarli evitando di spaventarli troppo e scongiurando una possibile reazione», racconta. Solo in un secondo momento Carella dice loro che Willy Monteiro Duarte è morto, quindi porta i fratelli Bianchi in comando.

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Coronavirus, il report di Gimbe: «Aumentano i contagi (ma più lentamente), terapie intensive e vittime. Il Lazio è primo per ricoveri»

10 Settembre 2020 - 11:29 Redazione
Il documento: «Fondamentale applicare le indicazioni dell'Iss in maniera uniforme e tempestiva in tutte le regioni»

Aumentano, anche se più lentamente, i nuovi positivi da Coronavirus in Italia, stando all’ultimo monitoraggio della Fondazione Gimbe. Nella settimana dal 2 all’8 settembre i nuovi casi registrati sono 9.964, contro i 9.015 del monitoraggio precedente. Attualmente positivi sono 33.789, contro 26.754. Cresce anche il numero dei pazienti ricoverati con sintomi (1.760 contro 1.380), di quelli in terapia intensiva (143 contro 107) e dei decessi (72 vs 46). 

Il presidente della Fondazione Gimbe, Nino Cartabellotta, commenta: «Nell’ultima settimana crescono i nuovi casi e, soprattutto, le persone attualmente positive, sia per l’incremento dei casi testati, sia per il costante aumento del rapporto positivi/casi testati. Si consolida inoltre il trend in aumento delle ospedalizzazioni con sintomi e dei pazienti in terapia intensiva. Sono tutti segnali che, guardando a quello che sta accadendo Oltralpe, impongono di mantenere molto alta l’attenzione».

La crescita esponenziale dei nuovi casi, prevalentemente autoctoni, è dovuta in parte al rientro di vacanzieri e, in misura nettamente minore, all’importazione da stranieri. Sette Regioni contano oltre il 75% dei pazienti ricoverati con sintomi: Lazio (354), Lombardia (248), Campania (220), Puglia (163), Emilia-Romagna (130), Sicilia (104) e Piemonte (104). Il report si chiude con una raccomandazione: «Al fine di evitare il caos organizzativo all’avvio dell’anno scolastico è fondamentale applicare le indicazioni operative dell’Iss in maniera uniforme e tempestiva in tutte le regioni».

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