Le teorie del complotto sull’11 settembre sono state fagocitate dai QAnon
Sono passati 19 anni dall’attentato terroristico dell’11 settembre 2001. Gli Stati Uniti colpiti a casa propria e nei suoi luoghi simbolo, le Torri Gemelle e il Pentagono, fatti che in precedenza venivano soltanto immaginati e rappresentati nei film apocalittici hollywoodiani. Un colpo talmente duro che divenne terreno fertile per gli amanti delle teorie di complotto e oggi, purtroppo, anche dei QAnon.
Se dovessimo fare il punto sulle teorie di complotto più gettonate nel suolo americano non mancano certamente quelle sull’assassinio di Kennedy o sugli alieni e l’aria 51, ma a farla da padrona pare essere proprio quella dell’undici settembre 2001. Infatti, secondo una ricerca della Chapman University pubblicata un mese prima delle elezioni del 2016 che videro vincitore Donald Trump, circa il 54,3% degli americani sostiene che il Governo stia nascondendo informazioni sugli attacchi.
Gli aderenti al cosiddetto «9/11 Truth movement», i Truthers, non si trovano soltanto negli Stati Uniti. Ce ne sono altri in giro per il mondo, affascinati dalla narrative nate sul suolo americano e facilmente esportabili soprattutto grazie a Internet. La «Bibbia del complottismo 9/11» potrebbe essere individuata in «Loose Change», una serie di filmati diffusi dal 2005 al 2009 e diretti da Dylan Avery che hanno ispirato personaggi controversi come ad esempio il complottista americano per eccellenza Alex Jones.
Non era opera nemmeno di Dylan Avery, lui come altri si erano abbeverati da siti come 911review.com (dominio registrato nel 2004) e Whatreallyhappened.com. Se pensate che in Italia, in Francia, in Inghilterra, Germania, Spagna o a Trinidad e Tobago ci sia un «esperto» che vi abbia rivelato le «verità sull’11 settembre», sappiate che non è altro che un ripetitore che si abbevera, come tanti altri, dalle stesse fonti americane.
Da copione a copione arriviamo ai QAnon e non c’è alcuna sorpresa a riguardo. La narrativa di questo movimento nato in Internet è un perenne caos, un insieme quasi infinito di storie e teorie che si contrastano l’una contro l’altra così come le diverse correnti che stanno dietro al movimento nato negli Stati Uniti. Non immaginatevi un unico gruppo capace di coordinarsi, le faide interne non mancano e la paura di perdere la scena è tanta a dimostrazione di un ego smisurato e narcisistico da chi ci mette la faccia, ma nonostante le differenze di una cosa sono tutti convinti: che Donald Trump li salverà tutti, se non oggi in un fantomatico ed eterno «domani»!
Attenzione però! Qualcuno avrebbe da ridire sul fatto che i QAnon possano aderire alle teorie del complotto sull’attentato del 2001 per il semplice motivo che l’allora inquilino della Casa Bianca non era un democratico, ma un repubblicano del calibro di George W. Bush. Come farebbe un sostenitore di Trump ad attaccare in quel modo un alleato di partito? L’indice di gradimento dei repubblicani e in particolare di Bush cadde vertiginosamente a seguito del suo mandato, qualcuno doveva recuperare il terreno e far tornare l’America «nuovamente grande».
«Make America Great Again» (MAGA) è lo slogan elettorale di Donald Trump, e per proseguire questa sua linea non si è posto il problema di criticare il predecessore Bush e la sua famiglia, incolpandolo di aver gestito male la sua politica estera in Iraq e l’undici settembre.
Un quadro perfetto per identificare nella figura di Trump l’eroe che avrebbe svelato i misteri di quei giorni bui della storia americana rispondendo a tutti coloro che nutrono ancora dei dubbi sulla versione ufficiale degli attentati. Solo lui poteva, avendo in mano il controllo degli Stati Uniti d’America, ma in quattro anni non lo ha fatto. Perché?
I QAnon hanno sempre la risposta in tasta: Trump deve sconfiggere prima il «Deep State», lo «Stato profondo» che avrebbe orchestrato l’attacco e numerosi altri eventi nel corso della storia (incluso il massacro di Sandy Hook). Non gli bastano 4 anni di governo per sconfiggere un colosso del genere, ne servono altri e per farlo ha bisogno di forze fresche. In questo caso possiamo citare personaggi come Marjorie Taylor Greene, una vera e propria QAnon candidata al Congresso americano dopo aver vinto il seggio sicuro del 14° distretto congressuale della Georgia.
Marjorie, nell’agosto 2020, si era lamentata degli attacchi da lei subiti in merito alle sue impressioni su quanto avvenne nel Pentagono l’undici settembre 2001. In uno dei tweet di difesa aveva parlato di Deep State, troppo difeso dal Governo americano stesso (evidentemente pieno di nemici di Trump da mandare a casa nel secondo mandato): «Some people claimed a missile hit the Pentagon. I now know that is not correct. The problem is our government lies to us so much to protect the Deep State, it’s hard sometimes to know what is real and what is not».
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