Nell’inchiesta sui commercialisti della Lega sbuca anche la fiduciaria panamense in Svizzera. Ecco le strade che si incrociano con Salvini e il partito
Nell’inchiesta sui fondi della Lega sbuca fuori anche una fiduciaria panamense: è quanto emerge dalle indagini della procura e della Guardia di Finanza di Milano che due giorni fa hanno portato agli arresti domiciliari i tre commercialisti considerati vicini al Carroccio. Il passaggio di parte degli 800mila euro, incassati dalla vendita gonfiata dell’immobile per la Lombardia Film Commission, dalla Italia alla Svizzera, sarebbe avvenuto in particolare su una fiduciaria panamense basata nel Paese elvetico.
Tanto che i magistrati avrebbero avviato una rogatoria in Svizzera per seguire i flussi del denaro. Le indagini stanno tentando di approfondire la “destinazione finale” di parte della provvista (sembrerebbe trattarsi di circa 300mila euro) creata con la presunta operazione immobiliare illecita. «Non sono preoccupato per la semplice ragione che non ci sono i motivi per esserlo», dice Matteo Salvini ai giornalisti in giornata.
Le strade che si incrociano con Salvini e il partito: la cena con il leader, il giallo sui soldi per la campagna elettorale
Le strade tra la Lega e i tre commercialisti indagati dalla procura di Milano per l’acquisto dell’immobile di Cormano a prezzo gonfiato si incrociano in più occasioni, come emerge dalle carte dell’inchiesta. È nella sede nazionale di via Bellerio a Milano che sarebbe nata l’idea dell’acquisto, come raccontato ai pm da uno degli indagati, Andrea Manzoni. Ed è poi a maggio che lo stesso Manzoni compare in una cena a Roma assieme ai vertici leghisti. Al tavolo ci sono i senatori Roberto Calderoli, Stefano Borghesi, commercialista e socio di Manzoni e Alberto Di Rubba, l’ex presidente della Lombardia film commission e indagato, e poi il segretario federale del Carroccio Salvini.
La cena con Salvini
Agli inquirenti non sarebbe noto cosa si siano detti a quella cena tra il 26 e il 27 maggio, ma emergono dalle carte dell’inchiesta le preoccupazioni dei tre commercialisti, intercettati con un trojan nei cellulari secondo quanto riportano i giornali oggi – ma la procura, in giornata, emette una nota per dire che la cena non è stata registrata dagli investigatori – a pochi giorni da quell’appuntamento romano.
Le agitazioni nascono da una lettera di contestazione per il direttore dell’agenzia Ubi di Seriate, in provincia di Bergamo, che anticiperà il licenziamento del bancario, che non avrebbe segnalato alla Banca d’Italia una serie di operazioni sospette eseguite da Di Rubba e Manzoni.
La filiale Ubi di Seriate per gli inquirenti è considerata un crocevia centrale per i flussi di denaro tanto dei professionisti coinvolti nell’inchiesta, quanto per la stessa Lega. Dai conti di Seriate sono partiti gli 800 mila euro a dicembre 2017 per la società Andromeda del commercialista Michele Scillieri, anche lui indagato, per l’acquisto dell’immobile di Cormano che sarebbe diventato la sede della Lombardia film commission.
Sempre da quella filiale sarebbero passati circa due milioni di euro di fondi leghisti, riporta Repubblica, diretti a Di Rubba e Manzoni. E ancora da quella agenzia, i due commercialisti avrebbero pianificato di aprire una serie di conti intestati alle associazioni territoriali della Lega per far transitare i fondi del Carroccio e proteggerli dalle richieste di risarcimento da parte delle procure. Un piano saltato dopo l’opposizione della banca.
I fondi per le elezioni 2018
Il dubbio sul quale gli inquirenti milanesi provano a trovare una risposta è se i tre commercialisti puntavano a portare denaro alla Lega con ogni mezzo o se invece sfruttavano il paravento del partito per concludere affari in proprio, anche illeciti.
Luca Sostegni, il primo degli arrestati, riporta il Corriere della Sera, ha riferito che i soldi dell’acquisto dell’immobile di Cormano servivano a finanziare la campagna elettorale del 2018 per le Politiche. Ogni accertamento però non ha fatto emergere alcun movimento di denaro tra gli indagati e la Lega.
In uno dei due interrogatori a San Vittore dopo il 16 luglio, Sostegni ha raccontato che Michele Scilieri gli avrebbe confidato «sorridendo» che il denaro dell’affare di Cormano sarebbe servito per finanziare le elezioni. Ma sia nei conti in Italia che in Svizzera, gli inquirenti non hanno trovato riscontri.
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