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La pandemia di Spagnola fu causata dal vaccino? Ma per favore! Il primo anti-influenzale arriva solo nel 1936

12 Settembre 2020 - 07:10 David Puente
Una teoria del complotto precedente alla pandemia Covid-19 rilanciata per alimentare le credenze no vax

Circola in questi giorni un articolo del 7 settembre 2020 dal titolo «L’epidemia di influenza del 1918 (“Spagnola”), fu una malattia causata dal vaccino», pubblicato dal sito Ununiverso.blog. L’articolo originale potrebbe essere quello del 2015 pubblicato dal sito Liberamenteservo.com dal titolo «Vaccinazione, il killer silenzioso… la storia si ripete», una narrativa basata sul falso, che viene rimessa in circolo durante la ricerca del vaccino contro la Covid-19 per gli amanti della teoria del complotto.

La strana datazione

Nell’articolo leggiamo:

Se torniamo indietro al 1918, il periodo nel quale esplose l’influenza, noteremo come essa esplose subito dopo la fine della prima guerra mondiale, quando i soldati americani stavano ritornando a casa da oltre oceano. Questa fu la prima guerra nella quale tutti i vaccini allora noti furono somministrati obbligatoriamente a tutti i militari.

La pandemia di influenza Spagnola iniziò nei primi mesi del 1918 (in Spagna se ne parlava già a maggio) e si concluse nel dicembre 1920, mentre la prima guerra iniziò nel 1914 e si concluse nel novembre 1918. Gli Stati Uniti entrarono in guerra solo nell’aprile del 1917, quando dichiararono guerra alla Germania. Così la pandemia si diffuse, arrivando persino nelle Isole Samoa, nel novembre 1918.

C’è da dire che già nel marzo del 1918 vennero riscontrati dei focolai di una malattia semi-influenzale proprio negli Stati Uniti. La prima menzione di questa malattia venne riportata nell’aprile del 1918.

Le ondate della pandemia.

La seconda ondata iniziò nel settembre 1918 e sarebbe emersa a Camp Devens, nei pressi di Boston (Stati Uniti). Nel solo mese di ottobre morirono 195 mila americani.

Polizia di Seattle con la mascherina.

La prima vaccinazione obbligatoria dei soldati?

In merito all’affermazione «questa fu la prima guerra nella quale tutti i vaccini allora noti furono somministrati obbligatoriamente a tutti i militari» non risulta affatto esatta. Le prime vaccinazioni di massa nell’esercito americano vennero fatte più di un secolo prima, nel 1777, e successivamente vennero fatte diverse campagne di immunizzazione durante i conflitti nel 1800:

Nell’articolo leggiamo ancora:

I vaccini per la febbre tifoidea causarono una forma ancora peggiore della stessa malattia, che chiamarono para-tifoide. Quindi cercarono di sopprimere i sintomi di questa malattia con un vaccino più forte, che causò a sua volta una malattia ancora più perniciosa, che uccise e rese disabili una gran quantità di uomini.

Secondo quanto riportato in un paper del 2006 della Johns Hopkins Bloomberg School of Public Health dal titolo “Immunization to Protect the US Armed Forces: Heritage, Current Practice, and Prospects” leggiamo che durante la prima guerra mondiale i soldati americani vennero vaccinati contro diverse malattie come il tifo, e allora si registrarono 2000 casi di febbre tifoide e 227 morti su circa 4 milioni di soldati.

Guerra breve e vaccini da diffondere

Leggiamo sempre dall’articolo:

Fu una guerra più breve di quanto non avessero pensato i produttori di vaccini, durò solo un anno per gli americani, e così ai produttori dei vaccini restarono una quantità enorme di vaccini inutilizzati e andati a male che volevano vendere ricavandoci un buon profitto. E così essi fecero ciò che fanno usualmente, fecero una riunione a porte chiuse e progettarono tutto lo sporco programma, un’operazione di vaccinazione federale (mondiale) che utilizzasse tutti i loro vaccini, raccontando alla popolazione che i soldati stavano tornando a casa con molte terribili malattie contratte in paesi stranieri e che era un dovere patriottico di ogni uomo donna o bambino proteggersi, correndo ai centri di vaccinazione e facendo tutte le iniezioni.

All’epoca il problema non fu una malattia come il vaiolo, il tifo o altra per le quali c’erano dei vaccini. Il problema era una malattia respiratoria che prese il nome di influenza Spagnola e per la quale venne fatto un vaccino quasi vent’anni dopo la fine del primo conflitto mondiale.

E la Germania?

La pandemia venne considerata una grande alleata della Germania, nemica degli Stati Uniti, ma anche questa venne particolarmente colpita dalla malattia nella prima ondata europea (così come in quelle successive).

Non mancarono le teorie di complotto, come ad esempio l’accusa che la malattia fosse derivata da un’arma batteriologica tedesca o che fosse dipendente dall’aspirina (di produzione tedesca, appunto). Sull’aspirina ci fu effettivamente un problema, infatti le dosi somministrate erano errate e portavano a complicanze pericolose per i pazienti.

Il vaccino di Pfeiffer

All’epoca non si era possibile usufruire della tecnologia di cui disponiamo oggi, tanto che inizialmente ci fu talmente tanta confusione e incertezza da far pensare che la causa della malattia fosse di origine batterica. Per questo motivo vennero riposte molte speranze sul vaccino sviluppato dal bacillo di Pfeiffer, ma risultava inutile contro l’influenza Spagnola visto che questa era dovuta a un virus. A quanto pare tutto nasceva dal fatto che numerosi casi contraevano anche l’infezione batterica e la comunità scientifica dell’epoca considerò la possibilità che alla base dell’influenza Spagnola ci fossero gli esperimenti di Richard Pfeiffer, il quale inoculò il batterio in alcuni pazienti che avevano avuto l’influenza stagionale.

Il virus della Spagnola e i vaccini antinfluenzali

Per concludere:

  • solo nel 1933 si scoprì che a causare l’influenza sono dei virus e non dei batteri;
  • il primo vaccino antinfluenzale conosciuto venne realizzato solo nel 1936 in Unione Sovietica;
  • il virus dell’influenza Spagnola venne isolato da alcuni cadaveri in Alaska nella fine del secolo scorso.

La fonte primaria della disinformazione

L’articolo sarebbe un estratto dell’omonimo libro Vaccination, The Silent Killer di Eleanor McBean, una persona che nell’arco della sua vita negava persino l’esistenza degli anticorpi e sosteneva che la malattia non bisogna curarla perché essa stessa sarebbe la cura.

L’articolo del 2015.
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