Caivano, il deputato Zan: «L’Italia ha un problema di odio. Basta boicottare la legge contro l’omotransfobia» – L’intervista
La prima ricostruzione dell’omicidio di Paola Maria Gaglione lascia di stucco. Lei, 22 anni, è in scooter nel Napoletano insieme al suo compagno Ciro, un ragazzo trans della stessa età. Il fratello – Michele Antonio, 25 anni – li segue. Non sopporta la relazione tra i due e si è convinto di avere il diritto di interromperla. Costi quel che costi.
Li insegue, li sperona e li fa volare sulla strada. Paola Maria muore sul colpo, mentre Ciro ha il tempo di essere pestato dal fratello della sua ragazza prima di finire in ospedale. Che l’omicidio fosse voluto o meno cambia poco: è chiaro che in Italia abbiamo ancora enormi problemi di omofobia, transfobia e misoginia. E ne è convinto ancora di più il deputato del Partito Democratico Alessandro Zan.
«A pochi giorni dall’uccisione di Willy Monteiro Duarte siamo di nuovo messi davanti a un fatto terribile», dice Zan al telefono. «È sconvolgente. Innegabile che in Italia abbiamo numerosi problemi d’odio».
La legge da lui promossa contro l’omotransfobia ha incontrato non poche resistenze dal parlamento, tra pregiudiziali di costituzionalità e circa mille emendamenti al testo avanzati dalle opposizioni. La discussione generale si è conclusa, ma già ad ottobre la strada del ddl potrebbe concludersi quando si voterà (in segreto) sulle pregiudiziali – che fanno leva sulla “clausola salva idee“.
Deputato Zan, secondo lei abbiamo un problema serio di odio in Italia?
«È indubbio. Questi crimini sono collegati tra loro da un comune sentimento di odio e di violenza nei confronti di chi non viene considerato “nella norma”. La stessa legge Mancino è stata voluta dalle istituzioni perché nel nostro Paese c’è un problema di razzismo e di antisemitismo. Ora è il momento di mettere nero su bianco anche le piaghe dell’omotransfobia e misoginia. I fatti di cronaca di bullismo, discriminazione e violenza – che portano spesso fino all’omicidio, come nel caso di Caivano – evidenziano la necessità di questa legge».
Se la sua legge fosse stata già in vigore avrebbe potuto evitare la morte Paola Maria?
«È chiaro che una legge da sola non basta. Serve l’azione corale di tutto un Paese per sconfiggere questa piaga. Noi non possiamo accettare che ragazzi e ragazze di 20 anni muoiano per il colore della pelle o a causa del loro orientamento sessuale. Una legge può servire sia a contrastare le violenze, sia a costruire un terreno culturale che metta al centro i valori del rispetto e dell’inclusione. Ma io vorrei che questa non fosse solo una legge di maggioranza, ma del parlamento tutto».
E crede che ci sia la volontà parlamentare di approvarla?
«Francamente no. Quando si presentano mille emendamenti vuol dire che non c’è una volontà di arrivare a un testo condiviso. Quelli di Lega, Fratelli d’Italia e Forza Italia non sono emendamenti che hanno una natura collaborativa. Lega e FdI, inoltre, hanno presentato altrettante modifiche in Commissione. Io nel dibattito ho accolto quegli emendamenti che ritenevo giusti, ma non posso accettare quelli che hanno l’obiettivo di svuotare la legge della sua efficacia».
Eppure diversi politici, anche di destra, si sono affrettati a condannare l’accaduto.
«Quando sento politici che chiedono a gran voce la presenza dello Stato – come Giorgia Meloni – mi viene da dire: ma allora ritirate le pregiudiziali di costituzionalità contro la mia legge e gli emendamenti. Bisogna che la politica sia coerente. Se le destre ne fanno una bandiera ideologica, allora la verità è che contribuiscono loro stesse ad alimentare questi episodi».
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