Caivano, le tracce delle suole sullo scooter e le telecamere. Cosa smonta la versione dell’«incidente» del fratello di Paola
«È stato un incidente». Con queste parole Michele Antonio Gaglione ha spiegato quello che è successo nella notte tra venerdì 11 e sabato 12 settembre tra le strade vicino a Caivano, in provincia di Napoli. Quelle strade su cui è morta sua sorella Maria Paola. Una ricostruzione che al momento non trova nessun riscontro nei primi elementi che stanno emergendo dalle indagini, come si legge dall’ordinanza firmata dalla giudice per le indagini preliminari Fortuna Basile che ha chiesto per Michele la custodia in carcere.
La versione su cui si stanno muovendo gli inquirenti è infatti un’altra. Michele avrebbe inseguito e speronato lo scooter su cui viaggiavano Maria Paola e il suo fidanzato Ciro, un ragazzo trans con cui da circa tre anni aveva una relazione. Un legame che Michele, e la sua famiglia, non volevano accettare. Nelle carte dell’ordinanza sono contenuti due dettagli che portano in questa direzione.
Le impronte delle pedate sullo scooter e i nastri delle telecamere
Michele Gaglione si stava muovendo a bordo di una Honda Adv, mentre Ciro Migliore e la sorella Maria Paola viaggiavano su un veicolo meno potente, uno scooter Honda Sh 300. Dai primi esami su questi mezzi, sono risultati segni di pedate riconducibili alle scarpe indossate da Michele: il disegno delle suole è lo stesso. Le impronte sono soprattutto sul lato sinistro del mezzo.
Un altro elemento sono i filmati delle telecamere di sicurezza. I nastri delle telecamere posizionate su via degli Etruschi nel Comune di Acerra mostrano infatti poco dopo l’una di notte due motocicli molto vicini tra loro, appena prima della curva dove lo scooter di Maria Paola e Ciro si è schiantato. Un indizio che conferma come la caduta dell’Honda Sh guidato da Ciro non sia stato accidentale.
Le parole del testimone, il primo a soccorrere Ciro
Nell’ordinanza è contenuta la deposizione dell’uomo che per primo ha soccorso Ciro dopo l’incidente: «Intorno alle ore 1.30 mi trovavo presso l’abitazione di alcuni parenti qui ad Acerra. Ad un certo punto qualcuno suonava insistentemente il citofono chiedendo aiuto poiché coinvolto in un incidente stradale». È da questa testimonianza che si apprende come la furia di Michele non si sarebbe arrestata nemmeno dopo l’incidente. Riprendendo le parole di Ciro, il testimone ha raccontato:
«Appena rialzatosi, il fratello della fidanzata lo malmenava senza accorgersi della ragazza. Solo dopo il conducente del motociclo che inseguiva, si accorgeva che la ragazza era ferma e non dava segni vitali e si è adoperato per i soccorsi e per chiamare telefonicamente i genitori e farli accorrere sul posto».
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