Riduzione della quarantena? Il sistema rischia di andare in tilt, Crisanti: «Se non si fanno più tamponi, cosa succede con tanti in isolamento?»
Non si stanca di ripeterlo Andrea Crisanti, professore di Microbiologia all’Università di Padova: c’è bisogno di fare più tamponi per spezzare la catena dei contagi da Coronavirus. E anche ora che si ipotizza una riduzione dei tempi di quarantena a scuola – imposta qualora si verificasse un caso positivo in classe – torna a ribadire che l’importante è testare.
C’è stata ieri, 15 settembre, la prima riunione tra il ministro della Salute Roberto Speranza e gli esperti del Comitato tecnico scientifico sul tema della durata dell’isolamento. Sull’onda della Francia, Speranza ha proposto di diminuire i tempi di isolamento nelle scuole da 14 a 10 giorni, ma il Cts si è preso ancora del tempo per valutare la possibilità.
«Ridurla è molto rischioso», ha detto Crisanti in un’intervista alla Stampa. «Ma se si ipotizza il test alla fine dei dieci giorni potrei essere d’accordo. Il problema però è sempre la mancanza di tamponi – ha aggiunto. Immaginiamo cosa potrebbe succedere in una fase di aumento del contagio con tante persone quarantenate in attesa di altrettante verifiche».
A proposito di questo, lo stesso governo aveva chiamato Crisanti per mettere giù una strategia di screening rafforzata. Ma la collaborazione non è mai entrata nel vivo: «Mi hanno chiesto solo qualche consiglio», ha detto il professore di Padova. Il problema è che in Italia si fanno 95mila tamponi al giorno contro i 350mila dell’Inghilterra».
Nonostante il «precario equilibrio» in cui versiamo al momento, la riapertura delle scuole ha funzionato meglio del previsto. Ma saranno le prossime settimane a darci il responso definitivo: «In questo senso è davvero importante il comportamento dei giovani e che il campanello d’allarme suonato quest’estate sia servito».
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