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Pippi Mellone, il “sindaco di Casapound” che appoggia Emiliano in Puglia: «Ho fatto più cose di sinistra io…» – L’intervista

17 Settembre 2020 - 07:24 Fabio Giuffrida
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«Vogliono offendermi, ma non ho mai avuto la tessera di quel partito», spiega a Open il sindaco di Nardò. Che poi dice la sua sull'Anpi «da chiudere» e sull'omaggio a Sergio Ramelli (con tanto di saluto romano da parte di alcuni presenti)

Pippi Mellone, 36 anni, è il sindaco di Nardò, comune di 31 mila abitanti della provincia di Lecce, in Puglia. È uno degli “alleati”, dei fedelissimi di Michele Emiliano, governatore uscente che ha deciso di ricandidarsi, per un secondo mandato, alle elezioni regionali del 20 e 21 settembre. Con lui, dice, ha «un rapporto personale e affettivo». Mellone, però, viene spesso etichettato – come spiega lui stesso a inizio intervista, prima ancora che glielo chiedessimo – come il “sindaco di Casapound”. Come mai?

«Non è un’offesa, non ho la tessera di partito»

«La vogliono utilizzare come un’offesa, peccato che io non abbia mai avuto la tessera di quel partito. Con Casapound, così come con tutti gli altri partiti, come Rifondazione comunista, abbiamo organizzato diverse iniziative, come la raccolta alimentare fuori dai supermercati. Come farebbe la Caritas, per intenderci. Non conta di certo essere di destra o sinistra. Da giovane, invece, ho militato in “Alleanza nazionale” e “Azione Giovani”, non disconosco nulla delle mie origini politiche». «Dal 2013 ho smesso di credere nell’orientamento politico. Il mio movimento, infatti, si chiama, “Andare oltre”, superando quindi le categorie vuote di destra o sinistra. Basta etichette, basta catalogarmi. Sarebbe stupido e fuori dal tempo. Sicuramente sono più di sinistra io che Carlo Calenda». Lo stesso che, qualche giorno fa, lo ha attaccato duramente sui social. «Un uomo disperato» – lo definisce – che, qualora dovesse perdere alle Regionali, «resterebbe confinato in un angolo dal punto di vista politico».

«Così ho aiutato i braccianti agricoli, tutti migranti, della mia città»

Tra i provvedimenti di “sinistra” fortemente voluti dal sindaco di Nardò ci sono quelli a sostegno dei braccianti agricoli, tutti immigrati, e anche una mozione per l’«istituzione del registro di unioni civili quando ancora non c’era nemmeno la legge Cirinnà»: «Peccato che il Pd locale, in consiglio comunale, abbia votato contro». Per i migranti che ogni anno si recano a Nardò «per la raccolta estiva di angurie e pomodori», ha chiesto e ottenuto uno stanziamento della regione Puglia per la costruzione di «80 container a uso abitativo così da ospitare al massimo 320 persone»: «Prima vivevano ammassati in casolari diroccati o addirittura sulle panchine. Poi ho anche deciso di vietare il lavoro dei braccianti agricoli nelle ore più calde e la mia ordinanza è stata impugnata al Tar da quegli imprenditori coinvolti nell’inchiesta per schiavismo. Ma io quel provvedimento lo rinnovo ogni anno. Una misura a tutela dei lavoratori di qualsiasi colore e provenienza».

Le polemiche

«L’Anpi deve chiudere»

Ma ci sono anche due fatti che in molti non gli perdonano. Il primo: aver chiesto la chiusura dell’Anpi (Associazione nazionale partigiani italiani) di Lecce «perché rappresenta un pericolo per la democrazia»: «Era una provocazione. Loro chiedono sempre la chiusura di qualcosa per “violenza verbale”. Allora io ho fatto lo stesso, li ho ricambiati con la stessa moneta, dopo che qualche giorno prima avevano definito “presunta vittima delle Foibe” Norma Cossetto», studentessa italiana uccisa dai partigiani comunisti jugoslavi nel 1943.

Il saluto romano e l’omaggio a Sergio Ramelli

E poi c’è quel video con il saluto romano che continua a rimbalzare sui social dopo che è stato diffuso su Twitter da Calenda. In queste immagini si vede Mellone omaggiare – insieme ad altre persone – Sergio Ramelli, diciottenne militante del Fronte della Gioventù, aggredito nel 1975 a Milano da un gruppo di militanti vicini ad Avanguardia operaia e morto più di un mese e mezzo dopo per i traumi riportati. «Ucciso da studenti di medicina, figli di papà, insomma una vittima della violenza politica» precisa lui. Ma in quel video – dove si sente chiaramente, ripetuto almeno sei volte, «camerata Sergio Ramelli» – si vede anche il saluto romano (non eseguito da Mellone ma da alcuni dei presenti): «Guardatelo e ditemi se scorgete il mio braccio alzato. Quel video, poi, ha vent’anni (e si riferisce al fatto che Carlo Calenda lo abbia riproposto qualche giorno fa su Twitter, ndr) e torna virale ogni volta che c’è una campagna elettorale. Lo usano per provare a mettere in difficoltà Emiliano. Anziché parlare del saluto romano, si parli del ragazzo ucciso…» conclude.

Foto in copertina: FACEBOOK/PIPPI MELLONE

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