La scia dei soldi dalla Russia alla Lega attraverso la società di Baracchetti: spunta un legame con le cene di Savoini al Metropol
Emerge una pista russa nell’inchiesta che ha coinvolto i commercialisti della Lega e l’imprenditore Francesco Baracchetti per l’affare sfumato sulla sede della Lombardia film commission. Una pista che trova contatti con l’altra inchiesta sui 49 milioni di rimborsi elettorali relativi al Carroccio e i presunti fondi dalla Russia, a proposito dei quali è indagato l’ex presidente dell’Associazione Lombardia-Russia, Gianluca Savoini, leghista ritenuto vicino a Matteo Salvini. In una relazione trasmessa alle procure di Genova e Milano, riporta il Corriere della Sera, la Guardia di Finanza ha segnalato quattro movimenti bancari sospetti di «bonifici a favore di società legate alla Lega Nord». Denaro che sarebbe tornato nelle casse leghiste dopo essere stato elargito alla Baracchetti service, l’impresa dell’elettricista e uomo di fiducia del commercialista Alberto Di Rubba, indagato per peculato nell’ultima inchiesta sull’affare di Cormano.
La scia dei soldi da e verso la Russia
L’informativa delle Fiamme gialle è inserita nello stesso fascicolo dell’indagine sulle cene all’hotel Metropol, alle quali aveva partecipato Savoini, e si basa su quattro segnalazioni di operazioni sospette fatte dall’Unità antiriciclaggio. L’ipotesi al vaglio degli inquirenti è che quelle operazioni possano svelare il ruolo di Baracchetti nel reimpiego dei fondi leghisti in Russia. Sua moglie, Tatiana Andreeva, titolare della società OOO Sozidaner Oblast di San Pietroburgo, avrebbe usato una parte di denaro proveniente dalle casse leghiste per comprare un appartamento a San Pietroburgo e relative forniture. In un’intercettazione telefonica del novembre 2019, un agente finanziario aveva detto ad Andreeva di «evitare di far transitare sul conto movimentazioni provenienti dalla Lega».
Tra i movimenti sospetti segnalati dall’Antiriciclaggio non ci sono solo quelli relativi «alla movimentazione finanziaria», ma anche agli «atti societari di imprese e soggetti emersi in precedenti approfondimenti, quali beneficiari di fondi provenienti dalla Lega, tra cui Radio Padania Piccola Società Cooperativa, a titolo di pagamento fatture per servizi e prestazioni professionali, e dalla Fondazione Lombardia Film Commission». Tra i fornitori ci sarebbe la Baracchetti service, che secondo le ipotesi degli inquirenti sarebbe servita per coprire il passaggio di denaro, che si sospetta in parte tornava alla Lega. Il meccanismo è spiegato dai finanzieri, che hanno rilevato: «il reiterarsi di una operatività caratterizzata dal trasferimento di fondi per ordine della Lega e di entità correlate a titolo di pagamento di fatture emesse da una società terza, che a propria volta con tali fondi regola fatture emesse da società collegate all’entità politica, ovvero li gira su con tinte stati ad altre società del gruppo Baracchetti».
Leggi anche:
- Taglio dei parlamentari, Concita De Gregorio contro Salvini: «Basta restituire i 49 milioni»
- Fondi Lega, la difesa del bancario: «Ho fatto tutto per amicizia». Nuove segnalazioni in procura su operazioni sospette
- Fondi Lega, Fontana attacca i giornalisti: «Avete gli atti? State violando lo Stato di diritto» – Il video
- Fondi Lega, il commercialista Scillieri non si presenterà davanti al gip: «Troppa pressione»
- Fondi Lega, spunta il notaio che puntava a spostare il denaro dopo il caso dei 49 milioni: è lo stesso che ha aiutato i commercialisti nei rapporti con la Svizzera